Calasso, l’editore di Adelphi dalle colte tentazioni
Roberto Calasso, morto nella notte tra mercoledì e giovedì, è stato un uomo di cultura sterminata che con la Adelphi ha pubblicato libri preziosi, graditi sia a destra che a sinistra, a volte politicamente scorretti. Fumo negli occhi, per chi sposa l’idea che la casa editrice sia una conventicola gnostica. Ad ogni modo, c’è un suo libro che più di altri aiuta a capirne la filosofia…
È singolare che Roberto Calasso e Franco Battiato siano trapassati nello stesso anno e a non molta distanza l’uno dall’altro. I due, infatti, si frequentavano per via della comune visuale filosofica. O ideologica? Boh. Dire Calasso è dire Edizioni Adelphi, considerate il fiore all’occhiello dell’editoria italiana. Con quella caratteristica copertina, sempre uguale, cambiava solo il colore, sempre pastello, e il titolo. Qualche rara volta, ecco un’immagine antica, archeologica, suggestiva, talvolta una foto d’epoca. L’ideatore del tipo di copertina era stato Bobi Bazlen, misterioso personaggio morto in mezzo ai libri. Così come Calasso. Due uomini di cultura sterminata. Libresca, naturalmente, perché mancava, e manca, quel «centro di gravità permanente» che portò al successo Battiato, successo procurato da ballabili che diedero all’autore l’indipendenza economica necessaria a fare la musica che voleva.
Calasso, comunque, era di ben altro spessore rispetto al cantautore catanese. Il primo libro Adelphi che lessi, ero studente, fu Lo Hobbit. Il quale mi convinse a passare alla trilogia de Il Signore degli Anelli, che però era edito da Rusconi e portato in Italia da un altro grande erudito, Alfredo Cattabiani. Man mano mi accorsi che i libri Adelphi erano per così dire (mi si permetta l’espressione irriverente) unisex: piacevano sia alla gente di destra che a quella di sinistra. E sto parlando degli Anni di Piombo, quando anche i socialdemocratici correvano rischi fisici. Ho sempre avuto il fondato sospetto che era l’ignoranza media dei sinistri a salvare il cranio ai lettori destri. Sì, perché ci voleva una gran cultura per sapere che certi autori erano davvero politicamente scorretti. Ciò permetteva, lodevolmente, alla Adelphi di pubblicare cose davvero preziose. Insieme ad altre che personalmente non riuscivo a classificare.
Poi, nel 1994 uscì un curioso libro, Gli Adelphi della dissoluzione, di Maurizio Blondet, per le Edizioni Ares. In una pirotecnia dietrologica vi si sosteneva che le Edizioni Adelphi fossero in mano a una conventicola di raffinati gnostici che lavoravano a un ritorno della gnosi per via culturale. E questa via era rappresentata proprio dai libri che Adelphi via via pubblicava. Anche Lo Hobbit? O i libri di C. S. Lewis? Secondo la classica teoria del complotto certi titoli sono fumo negli occhi, servono a depistare. Boh, ancora. In effetti, il «complotto» ha questo di caratteristico: non ci si capisce niente e ognuno ci vede quel che vuole.
Per il resto, si va avanti a indizi&coincidenze. Alcuni, infatti, si sono chiesti come mai Umberto Eco avesse ambientato il suo Il pendolo di Foucault (molto migliore de Il nome della rosa) in una piccola casa editrice, i cui componenti, appunto, complottano (ma alla fine quanto da loro tramato gli si ritorce contro). Qualcuno ha supposto che Eco “sapeva” e, da buon scettico, li prendeva in giro.
Sia come sia, secondo me la filosofia di Calasso, che era anche autore, andrebbe cercata in quella che è la sua opera migliore, non a caso bestseller di successo mai più replicato: Le nozze di Cadmo e Armonia. Un condensato eruditissimo di mitologia greca, scritto in modo gradevole. Ma quando si finisce la lettura si rimane con un dolce senso di nostalgia per il mondo pagano, quell’arcadia in cui tutti erano liberi, soprattutto sessualmente, e non gravati dal senso del peccato.
La storia vera, non mitologica cioè, ci dice che il mondo pagano era in realtà un inferno in cui metà dell’umanità serviva da bestia da soma o da trastullo per l’altra mezza, e il terrore degli spiriti opprimeva giorno e notte. Il revival di un paganesimo idealizzato cominciò nell’Umanesimo, e ancora a quanto pare persiste. Peccato che sia solo una tentazione. Sottile, colta, ma tentazione.