Cabina di regia nel caos: Draghi non tiene più i partiti
Vertici su vertici. Poi il Comitato tecnico-scientifico che si spacca e non decide e la cabina di regia, che si incarta. È la riprova che la presa di Mario Draghi sui partiti è sempre più debole e che ormai le forze politiche cominciano a far valere le loro pretese.
Vertici su vertici. Prima la Conferenza delle Regioni, che chiedono libertà totale per i vaccinati e restrizioni più pesanti per i non vaccinati. Poi il Comitato tecnico-scientifico che si spacca e non decide. Poi la cabina di regia, che si incarta. Infine il consiglio dei ministri, posticipato di alcune ore per cercare di trovare la quadra. È la riprova che la presa di Mario Draghi sui partiti è sempre più debole e che ormai le forze politiche, con le loro rivendicazioni e la cura dei rispettivi orticelli elettorali in vista del voto, cominciano a far valere le loro pretese.
I partiti si prendono la rivincita sul premier e piantano le loro bandierine. E questo inevitabilmente incide anche sulle scelte in materia di covid. L’impressione è che il premier sia un po depotenziato o abbia la testa altrove. Fatto sta che, per la prima volta, è costretto a chiudere un consiglio dei ministri a orari, per così dire, “contiani”, che ricordano tanto quelli del suo predecessore a Palazzo Chigi.
Viene rinviata la decisione cruciale, quella riguardante l’estensione del green pass a tutti i lavoratori. Lega e M5s si oppongono, mentre Pd e Forza Italia erano favorevoli. La proposta era stata lanciata dal Ministro Renato Brunetta. Passa, comunque, l’estensione del super green pass (quello riservato a vaccinati e guariti dal Covid) alle seguenti attività: alberghi e strutture ricettive; feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose; sagre e fiere; centri congressi; servizi di ristorazione all’aperto; impianti di risalita con finalità turistico-commerciale anche se ubicati in comprensori sciistici; piscine, centri natatori, sport di squadra e centri benessere anche all’aperto; centri culturali, centri sociali e ricreativi per le attività all’aperto; mezzi di trasporto, compreso il trasporto pubblico locale o regionale. Tale misura entrerà in vigore dal 10 gennaio 2022.
Nell’ultimo decreto anti-covid del 2021 si inseriscono misure per azzerare la quarantena per coloro che hanno avuto contatti stretti con soggetti positivi al Covid ma che si sono vaccinati da meno di 120 giorni o sono guariti dal Covid o hanno fatto la terza dose. Limitazioni ulteriori per le capienze degli impianti sportivi: massimo 50% per gli impianti all’aperto, massimo 35% per quelli al chiuso. Un danno ulteriore a moltissime attività, che faticosamente stavano cercando di ripartire e che oggi, nonostante gli sforzi di sanificazione degli ambienti e di controllo del rispetto delle norme di distanziamento e contenimento, si vedono costrette a nuove restrizioni.
Infine la spinosa e, per certi versi, grottesca, vicenda dell’obbligo di utilizzo delle mascherine Ffp2. Il governo ha deciso di calmierarne i prezzi, dando incarico alla struttura commissariale di firmare una convenzione con le farmacie. Il che farà perdere altri giorni preziosi, mentre la gente non può prendere mezzi pubblici o entrare in un cinema senza avere quelle mascherine.
Che il caos fosse davvero la cifra dominante della gestione pandemica lo si era già capito con il decreto festività, che introduceva l’obbligo delle mascherine Ffp2 sui mezzi di trasporto, nei cinema, nei teatri, agli stadi e in tanti altri luoghi, senza però prevederne un prezzo calmierato e, dunque, senza adeguato preavviso. Era infatti immaginabile che ci sarebbe stata la ressa per procurarsele, anche a prezzi più alti, pur di non privarsi di un viaggio aereo o in treno o della visione di un film. Il mercato nero delle mascherine Ffp2 è l’ennesimo schiaffo all’opinione pubblica, stremata da una catena infinita di divieti, spesso incomprensibili, anche perché non preparati con adeguate strategie di comunicazione. Il risultato è la confusione: ognuno fa per conto suo, cercando di portare a casa il meglio per sé, senza preoccuparsi delle sorti degli altri. Un egoismo sociale indotto da politiche di contenimento del covid divisive e, come si sta vedendo, anche scarsamente incisive.
Oltre che costose per le tasche di milioni di italiani. Sembra un film già visto, quello di inizio pandemia, quando non si trovavano le mascherine chirurgiche. Non ce n’erano neppure per gli operatori sanitari, che dovevano soccorrere i malati di covid senza protezioni. Poi si scoprì che il governo precedente ne aveva spedite una quantità esorbitante in Cina. Ora la storia si ripete. Ci vorrà tempo per applicare in maniera uniforme sul territorio nazionale il prezzo calmierato delle Ffp2 e per approvvigionarsi di scorte sufficienti. Nel frattempo, le persone tenderanno a non sostituirle spesso, con il rischio di far crescere la diffusione del virus.
A quanto si apprende, questo decreto è solo l’antipasto di un altro provvedimento, ancora più restrittivo, che il governo dovrebbe assumere con una nuova riunione del consiglio dei ministri subito dopo Capodanno. Intanto il turismo registra perdite esorbitanti perché le disdette di soggiorni e gli annullamenti di prenotazioni sono tantissime. Peccato che questa volta, almeno per ora, non siano previsti neppure gli irrisori ristori dell’epoca Conte. Al danno la beffa.