Bussola Mensile, in primo piano Newman dottore della Chiesa
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In questo numero ripercorriamo l'itinerario della mente e del cuore del santo definito da Pio XI Veritatis investigator. Un itinerario che riguarda ciascuno perché siamo "fatti per la Verità", che è una Persona, Cristo stesso. E si lascia cercare nell'"unico ovile", cioè la sua Chiesa.
Come anticipato ad ottobre, la Bussola Mensile dedica il primo piano del mese di novembre alla figura del cardinale John Henry Newman Dottore della Chiesa dal 1° novembre 2025. “Cercatore della verità”, così lo definì Pio XI, ed è proprio per quella Verità – scrive il direttore Riccardo Cascioli – che noi siamo fatti, così come ci ricorda il motto inscritto nella testata della Bussola Quotidiana.
Il cardinal Newman ci insegna che la Verità è una Persona, è Cristo, che si fa presente attraverso la Chiesa, per cui il permanere nella Verità e l’apologetica vogliono far emergere il divino dalle cose terrene e fare risplendere quella Verità che è una Grazia da riconoscere e testimoniare. Newman – ricorda ancora il direttore – con la sua testimonianza ci permette di percepire dottrina e dogmi quali sostegni insostituibili al nostro cammino nella vita.
Impegnato nel combattere lo spirito del liberalismo – scrive Hermann Geissler – il cardinal Newman cercò di rendere ragione della verità, valorizzando il patrimonio della Tradizione e tenendo conto delle nuove sfide del tempo. La sua “prima conversione” la sperimentò nella consapevolezza dell’esistenza di Dio e che la fede non può rimanere una semplice teoria ma deve tradursi in un programma di vita. Dopo un tempo di ritiro fatto di studio e preghiera, egli comprese che la Chiesa di Roma è quella che in seguito definì “l’unico ovile”, abbracciando così la fede cattolica il 9 ottobre del 1845.
Consapevole che la Chiesa fondata da Cristo sia una Chiesa viva, Newman scopre lo sviluppo del dogma che definisce in sette punti, come riporta Luisella Scrosati. Partendo dalla “permanenza del tipo” per delineare quella che è la “fisionomia del tipo” del dogma cattolico, egli ne indica il tratto soprannaturale, la cattolicità e la “continuità dei principi”. Vi è poi il principio di “assimilazione” cui segue la coerenza logica, l’anticipazione sul futuro e l’azione conservatrice sul passato, per concludere con la vitalità perenne. Con la presentazione dello sviluppo dogmatico, il cardinale inglese bramava seguire quella “luce gentile” che lo conduceva e che ha guidato la Chiesa nei secoli.
Fu proprio il desiderio di cercare la Verità che lo portò alla conversione e gli ottenne il titolo di “Veritatis investigator”. Newman era consapevole dell’importanza del dogma il quale indica all’uomo l’ortodossia e la dottrina giusta, senza lasciarlo in balia di sé stesso. Sarà l’esperienza della malattia vissuta in Sicilia – racconta Paolo Gulisano – che gli permetterà di essere investito dalla “luce” della verità, come scrisse anche in una poesia che divenne poi una famosa preghiera. Eletto cardinale, era consapevole della missione cui Dio lo aveva chiamato, ad essere, cioè, un “fermo testimone della fede” e della verità, ma anche – visto il miracolo che ha permesso la sua canonizzazione – della vita.
Seguono poi sul numero di novembre gli approfondimenti su temi di morale, intelligenza artificiale, dottrina sociale, liturgia, storia, teologia e spiritualità.
L’ottimo può essere nemico del bene? Ne scrive Tommaso Scandroglio, distinguendo quelli che sono gli “ottimi”, ossia fini eccelsi possibili per tutti – come la santità – e gli altri possibili solo per alcuni e quindi impossibili per altri. L’impossibilità, infatti, può essere relativa o assoluta, ma nessuno – ricorda Tommaso d’Aquino – è tenuto all’impossibile in quanto, se si oppone alla ragione, diviene un male. Perciò si deve sempre scegliere il maggior bene possibile tendendo all’ottimo, come insegna anche il Vangelo.
ChatGPT ne sa una più del diavolo: così risulta dalle domande che riporta nel suo articolo don Stefano Bimbi rivolte all’intelligenza artificiale su come si comporterebbe se fosse appunto, “il diavolo”. Le risposte appaiono interessanti e inducono a riflettere. L’intelligenza artificiale – come in più occasioni ha ricordato Leone XIV - rappresenta una sfida non solo tecnologica, ma antropologica e spirituale su cui è necessario vigilare.
La popolazione oggi è in balia di una guerra, quella demografica i cui due aspetti principali sono le politiche antinataliste e immigratorie. Così afferma il 17esimo rapporto dell’Osservatorio Van Thuan che verrà presentato il prossimo 22 novembre a Lonigo (VI) e di cui scrive su questo numero Stefano Fontana. Se crolla la natalità a crollare è la stessa società. Infatti, l’analisi delle politiche della popolazione è strettamente connessa con quelle della natalità, dimostrando entrambe di essere nel cuore della problematica politica e di meritare un’indagine appropriata.
Nell'approfondimento sulla liturgia don Nicola Bux scrive a proposito dei “pericoli” circa le traduzioni dalle lingue antiche a quelle moderne in cui si rischia di perdere o fraintendere il significato originale delle espressioni liturgiche. Vedremo quali sono le traduzioni originali di alcune delle espressioni più utilizzate nell’ambito liturgico.
La storia della papessa Giovanna: un falso storico che ha avuto presa sul pubblico di ogni tempo. Ma dov’è nata questa leggenda e perché è infondata? Lo spiega Giorgio E. Cavallo.
Un altro tema sul quale è necessario fare chiarezza è il ruolo dello Spirito Santo nell’elezione e nell'azione del Papa. Ne scrive don Mauro Gagliardi, sacerdote e docente di Teologia, spiegando come ciò permetta di comprendere l’agire di Dio in sinergia con gli uomini. Dio, infatti, non lascia mai la nave della Chiesa anche nei momenti che agli uomini possono sembrare di crisi.
Conclude questo numero la riflessione di don Corrado Signori sul tema della morte: bisogna guardarla come un nemico da cui fuggire o affrontarla senza ignorarla né assolutizzarla perché già vinta dall’amore di Cristo? Dobbiamo altresì vedere il sacramento dell’Unzione degli infermi come un dono di Dio che vuole la salvezza dell’anima, e non come qualcosa che “spaventa” il malato.
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