Burkini: obbligatorio in Europa, vietato in Marocco
Il divieto di burkini in Marocco dimostra come nel mondo arabo, esso sia percepito come forma di radicalismo politico sostenuto dai Fratelli Musulmani. L'Europa invece alla propaganda dei Fratelli Musulmani ha ceduto completamente.
Il burkini è ormai diventato il leit motiv della propaganda estiva dei Fratelli Musulmani. Per i figliocci di Hassan Al Banna, Said Qutb, Yusuf Al Qaradawi e Tariq Ramadan, indossare il costume da bagno “integrale” è una questione di libertà di espressione e di libertà religiosa, una questione democratica dirimente in un contesto pluralistico in cui la diversità è garantita dalla laicità dello stato.
Tale appropriazione dei concetti fondamentali della cultura democratica è tuttavia solo ingannevole e strumentale. I Fratelli Musulmani sanno molto bene che cos’è il relativismo assoluto - la malattia di cui continua ad essere affetta la ragione occidentale - e lo sfruttano per promuovere l’avanzata della loro agenda islamista. Un’avanzata che prosegue sull’onda della propaganda senza incontrare ostacoli, attecchendo in ogni strato socio-culturale, compresa la cosiddetta élite, quella che nel corso di prestigiose conferenze internazionali patrocinate dall’Unione Europea predica il velo come simbolo di diritti e libertà.
L’Occidente è così caduto nell’inganno e non sembra più in grado di distinguere tra la libertà individuale d’indossare qualsivoglia indumento e la politicizzazione intrinseca alla questione del velo, del niqab e del burkini. Dietro certe presunte rivendicazioni democratiche si annida l’estremismo, di cui queste si fanno veicolo e moltiplicatore. L’Occidente ha teso la mano ai Fratelli Musulmani e questi hanno preso tutto il corpo, quello delle donne, sebbene lo stesso meccanismo si applichi anche in altri ambiti: dal cibo alla barba, dai comportamenti sociali al rispetto delle tradizioni.
Nella sponda sud del Mediterraneo, invece, dell’inganno dei Fratelli Musulmani è maturata una piena consapevolezza, al punto che sono gli stessi governi a intervenire per impedire che i cittadini cadano nella trappola. È questo il caso del Marocco, che ha deciso di porre un argine agli islamisti vietando sia la vendita del niqab che il burkini nelle spiagge. Provvedimenti liberticidi, direbbero i Fratelli Musulmani in Europa, spalleggiati dai loro mentori benpensanti della sinistra. No, a ben vedere si tratta di provvedimenti contro la diffusione dell’estremismo.
Per anni, in Marocco, un sobrio costume da bagno è stata la causa scatenante di molestie e violenze da parte di bande di fustigatori che infestavano le località balneari. Il messaggio delle autorità ai Fratelli Musulmani è stato dunque forte e chiaro, ed è stato ribadito dall’approvazione, avvenuta il 20 luglio, di un piano governativo (Ikram2) per promuovere l'uguaglianza delle donne nella società marocchina e favorirne l’integrazione in ambito lavorativo, con il coinvolgimento dei ministeri della famiglia, della solidarietà, dell’uguaglianza e dello sviluppo sociale, dei sindacati, della società civile e del settore privato.
Un piano simile è stato recentemente approvato in Arabia Saudita, in aggiunta alla rimozione del divieto alle donne di guidare, nell'ambito di un più ampio processo di riforma dalla portata storica straordinaria. Pertanto, il mondo arabo sta dando la dimostrazione di voler effettuare passi in avanti concreti in materia di libertà e diritti, quelli veri. Mentre per l’Europa progressista il progresso va sempre più all’indietro.