Brugnaro caccia il gender dalla Laguna
Il sindaco neo-eletto di Venezia mantiene immediatamente le promesse e in nome del diritto dei genitori ad educare i propri figli, ordina l'eliminazione dei libri gender oriented dalle scuole comunali. Prendano nota, ed esempio, i parlamentari del NCD che ieri hanno votato a favore di un provvedimento che introduce il gender nelle scuole.
La prima notizia sarebbe in realtà un'altra. E cioè che un politico, tra l'altro neo eletto, mantiene una promessa elettorale che gli era servita per conquistare un bel po' di voti. La promessa mantenuta è quella di eliminare i libri gender oriented dalle scuole comunali. A Venezia era cominciato tutto alcuni anni fa un po' come quelle esperienze pilota che poi contagiano tutti gli altri e fanno tendenza.
Ci aveva pensato la delegata di ultrasinistra dell'allora sindaco Giorgio Orsoni a far parlare di sè la città lagunare come avamposto di sperimentazioni sulla pelle dell'infanzia, quando ancora la parola gender era mascherata da quel poco poetico “genitore 1” e “genitore 2”.
Cominciò tutto così appena un anno e mezzo fa, con i moduli scolastici e da lì si arrivò subito all'immissione forzata e massiccia, ingresso pare troppo edulcorato, di oltre mille libri di favole per bambini sulla omogenitorialità (cioè la normalità ad avere due genitori dello stesso sesso), sulle discriminazioni di genere, sulla cultura omosessualista in termini di amore, legami da istituzionalizzare e tutto quel caravanserraglio di cui oggi è composto il catalogo dei temi per i quali si scende in piazza e si fanno gli agguati “emendamentari” in Parlamento.
Diecimila euro fece spendere l'assessore Camilla Seibezzi al Comune lagunare per dotare le scuole pubbliche di una biblioteca con una quarantina di titoli il cui più famoso “...e con Tango siamo in tre” toglieva ben poco spazio all'immaginazione. Soldi pubblici per indottrinare i bambini secondo uno schema tipico da gioventù hitleriana.
Passa un anno e a Venezia si va al voto. A vincere la tornata è il centrodestra con l'indipendente Luigi Brugnaro, imprenditore e patron della locale squadra di basket che ha risollevato dalla serie cadetta fino, quest'anno, ai playoff scudetto. Cattolico, titolare della Umana, un'agenzia da 300milioni di euro di fatturato che si occupa di fornire lavoro interinale mettendo al centro la persona (segno che la flessibilità non è un demone del nostro tempo), Brugnaro in campagna elettorale aveva le idee chiare: lotta senza quartiere all'ideologia di genere e a tutte le pastoie ideologiche che oggi vanno per la maggiore.
Così dopo aver battuto lo sfidante Felice Casson, magistrato, una vita a Sinistra e per la Sinistra, Brugnaro è diventato sindaco di Venezia e come primo provvedimento di “richiamo” ha piazzato il tiro da tre: “Ho dato mandato di eliminare i libri “genitore 1, genitore 2” dalle scuole comunali, a casa propria ognuno può fare quello che vuole. Nelle scuole va tenuta presente la volontà della maggioranza per cui ci sono solo “mamma e papà”.
Un po' semplicistica come affermazione, perché non è che il gender esista o no a seconda della volontà della maggioranza, ma il concetto rende l'idea che a Venezia è iniziata la “Controriforma” dopo l'ultima carnevalata della giunta Pd.
Ovviamente le associazioni Lgbt e i suoi predecessori, tra cui proprio la Seibezzi, che nella sfida elettorale ha raccolto un triste y final 1%, si sono stracciate le vesti, dando dell'omofobo al nuovo sindaco. Lui sembra proprio non essersene curato e si appresta a varare la sua seconda riforma etica: un voucher per permettere a tutti i bambini di Venezia di fare sport.
Esempio sano e un po' rustico, ma vincente, di governo del buon senso, dove tra l'altro Brugnaro raccogliendo quello che pensa la maggioranza degli italiani ha anche espresso un enunciato chiaro che neanche un costituzionalista oggi: “L'educazione spetta ai genitori”. Ed è proprio così: il primato educativo delle famiglie, di mamma e papà, è un corollario costituzionale che oggi si vuole dimenticare e che non viene rispettato né durante i lavori parlamentari, dove proprio ieri un emendamento tranello ha introdotto l'educazione gender nelle scuole, né ormai nella società, dove ad educare i nostri figli deleghiamo una scuola di Stato totalitaria, prigioniera di una ideologia antiumana imbevuta di burocratese ministeriale.
Prendano esempio da questo imprenditore-politico i senatori Ncd di che cosa è la politica. Loro che hanno votato a favore dell'emendamento per ordini di scuderia dato che in ballo c'era la fiducia al Governo. Proprio loro, che erano praticamente appena arrivati a casa con ancora il fischietto in bocca del family day a cui hanno partecipato giulivi e sicuri che mai e poi mai il gender avrebbe trovato spazio in una legge italiana.