Brown Jackson, la giudice di Biden è un'attivista
Audizione per la nuova giudice suprema negli Usa, Ketanji Brown Jackson. Emerge un profilo di attivista che oggi si direbbe "woke". Una rivoluzionaria impegnata in difesa dell'aborto, indecisa sulla stessa definizione di "donna", sostenitrice della Critical Race Theory, con un passato di sentenze generose per la pornografia infantile.
I primi tre giorni di audizioni, alla Commissione Giuridica del Senato USA, sul giudice Ketanji Brown Jackson, nominata alla Corte Suprema sono stati emblematici di clima arroventatosi anche per le stesse dichiarazioni sconcertanti della candidata. La Jackson sta mostrando tutta la fiera contraddizione della cultura di sinistra: creativa, interventista e fortemente politicizzata.
Nel primo giorno di audizioni, 21 marzo, ci si è concentrati sulla carriera e le sentenze deliberate in passato dalla Jackson. Ovviamente i senatori democratici hanno preferito esaltare il semplice fatto che la candidata sia una donna nera, piuttosto di entrare nei dettagli dei suoi giudizi. Non così quelli repubblicani che, a partire dall’ex Presidente della Commissione Lindsey Graham, hanno sottolineato che i Democratici avevano una visione molto diversa quando si sono opposti alle nomine proposte per le corti federali da parte del presidente George W. Bush dei giudici di colore ed ispano americani Janice Rogers Brown e Miguel Estrada. Come dire, prima del colore della pelle e dell’etnia, vale per i Dems innanzitutto lo schieramento politico.
Nel suo discorso di apertura la Jackson ha reso grazie alle benedizioni che Dio ha dato alla sua vita e ai genitori, grazie ai cui sacrifici, ora può sperare di divenire Giudice Supremo degli Usa, senza alcun cenno alla ‘propria filosofia giudiziaria’ che invece era stato oggetto di ogni maligna valutazione da parte dei Dems quando si trattò di valutare le nomine di Brett Kavanaugh (2018) e Amy Coney Barrett (2020). Il fuoco di fila si è aperto immediatamente e grazie ai Repubblicani, in particolare al Senatore Josh Hawley, sono state messe sul tavolo le sette sentenze emesse dalla Jackson sui casi di pornografia infantile ed in cui le pene decise sono state inferiori a quelle raccomandate in questi casi dalle linee guida federali. Un tema particolarmente grave negli Usa, dove un recente rapporto del Center for Missing and Exploited Children ha riferito di aver denunciato 85 milioni di file di pornografia infantile nel 2021. Altri senatori repubblicani hanno denunciato il ruolo di ‘Demand Justice’, un gruppo di mega donatori di sinistra, nella nomiona della Jackson e chiesto di conoscere i rapporti tra la candidata e questi ambienti che da almeno un anno stavano spingendo per le dimissioni del giudice Breyer e la sua sostituzione per un magistrato più politicizzato alla Corte Suprema.
Nel secondo giorno di audizioni, 22 marzo, sono esplose tutte le contraddizioni più eclatanti della Jackson: sulla eccessiva lievità delle pene per i pedopornografi, la candidata si è giustificata affermando che i giudici devono tener conto anche delle circostanze attuali, dove l’uso e le immagini via internet si sono moltiplicate, le affermazioni della candidata hanno suscitato polemiche; sul suo sostegno alle teorie critiche della razza (CRT) e all’indottrinamento scolastico, la Jackson ha smentito le accuse che invece sono state confermate dal Senatore Ted Cruz che ha presentato prove evidenti dell’impegno della candidata in questa direzione; sulla espansione del numero dei giudici della Corte Suprema, un desiderio della sinistra Dems per controllarne la maggioranza, la Jackson si è rifugiata nelle parole usate da Amy Coney Barrett due anni orsono: su scelte politiche meglio non pronunciarsi. La Jackson si è schernita, ma con pochi argomenti e prove, dalla accuse di esser sostenuta da gruppi radicali di sinistra e multinazionali abortiste. Sull’aborto e, la definizione di donna, c’è stato lo show down. La Jackson ha difeso a spada tratta la decisione Roe vs Wade del 1973, difeso il diritto all’aborto ma ha preferito non rispondere alla domanda della Senatrice Repubblicana Marsha Blackburn sulla semplice definizione di donna (“Non posso dare una definizione, dipende dal contesto, non sono una biologa”).
Infine, il Senatore Graham ha insisitito sulla fede della candidata e paragonando le risposte ottenute dalla Jackson, sulla importanza della fede per la sua vita personale, con quelle molto simili di Amy Coney Barret, divenuta oggetto di scherno internazionale per la sua fede cattolica, ha messo in luce l’ennesima contraddizione della maggioranza dei Dems. Sta emergendo da i dibattiti di questi tre giorni anche l’attivismo della Jackson nelle campagne di indottrinamento infantile contro i bimbi eterosessuali (cis-gender) e a favore del ‘gender neutral’ (neutralità di genere).
Nel terzo giorno di audizioni, 23 marzo, i Repubblicani hanno proseguito con le loro incalzanti domande sulle decisioni prese dalla candidata Jackson in contrasto alle decisioni della Amministrazione Trump e su come queste decisioni fossero in realtà maturate e suggerite da convinzioni politiche e non di diritto, soprattutto in tema di immigrazione e lotta alla clandestinità. Incalzata dalle richieste di precisazione sull’aborto, la libertà educativa e gli indottrinamenti, la libertà religiosa, la eccessiva ‘manica larga’ dimostrata verso i pedopornografi e... le donne, ieri la Jackson è apparsa in grave difficoltà. Proprio su questi fronti, non solo i 40 gruppi pro life e pro family cristiani chiedono ai senatori di bocciare la Jackson, ma ieri il gruppo che si batte per i diritti delle donne ‘Concerned Women for America’si è unito alle voci contrarie alla candidata di Biden: "Come possiamo fidarci di una giustizia per proteggere i diritti delle donne quando lei nega la dignità unica delle donne?”. Già se non riconosce nemmeno la propria realtà femminile di donna, come può essere giudice supremo?