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Il vertice

BRICS, a Kazan affonda la strategia di isolare la Russia

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Il summit che sta riunendo i leader del gruppo BRICS+ conferma il fallimento dell’iniziativa di «isolare la Russia». Di rilievo la partecipazione di Guterres (Onu). Sul tavolo anche possibili soluzioni ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente. L’intesa India-Cina. E il nodo Serbia.

Esteri 24_10_2024
Modi, Putin, Xi Jinping (23/10/2023 Ap via LaPresse)

Il vertice dei BRICS in corso a Kazan (Russia), al di là dei temi discussi, segna un indubbio successo non solo simbolico per Mosca e per Vladimir Putin. Innanzitutto perché il summit e l’arrivo in Russia di 20 leader e delegazioni dei membri vecchi, nuovi e aspiranti partner (la formula BRICS+) conferma il fallimento dell’iniziativa di «isolare la Russia», varata nel 2022 da Washington e supinamente accolta dall’Unione europea.

Putin ha dichiarato che «è in corso il processo di formazione di un mondo multipolare, un processo dinamico e irreversibile». Questo obiettivo comune ai partner dell’organizzazione fondata nel 2009 da Russia, Cina, India e Brasile (con il Sudafrica dal 2010) è stato promosso proprio dalla Federazione Russa fin dal varo della cosiddetta “Dottrina Primakov”, concepita come alternativa al mondo unipolare a trazione statunitense. Il meccanismo di cooperazione BRICS «è un pilastro per la promozione di un mondo multipolare equo e ordinato, oltre che di una globalizzazione economica inclusiva» ha dichiarato il presidente cinese Xi Jinping.

Iran, Egitto, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti hanno aderito quest’anno mentre l'Arabia Saudita partecipa al summit come nazione ospite. Riad ha da poco rinunciato a vendere il suo petrolio esclusivamente in dollari ed è quindi interessata al progetto dei BRICS di istituire un sistema di pagamenti che utilizzi le monete delle nazioni aderenti. Il sistema, noto come BRICS Pay, ha l’obiettivo di integrare i diversi sistemi nazionali e fornire un portafoglio online accessibile da applicazioni su telefonini in modo da consentire agli utenti di effettuare pagamenti nelle loro valute nazionali usando gli smartphone.

Sul piano politico, di particolare rilevanza per Mosca è la partecipazione del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, che avrà un bilaterale con Putin, primo incontro tra i due dall'aprile 2022. Un ulteriore segnale che anche al Palazzo di Vetro si guarda a soluzioni della guerra in Ucraina diverse dal “Piano della Vittoria” presentato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky a USA e Ue che peraltro lo hanno accolto con evidente freddezza. Bruxelles ha incassato il colpo della visita di Guterres a Kazan facendo sapere tramite il portavoce dell'Ue per la politica estera, Peter Stano, di confidare che il segretario generale dell’Onu «rafforzerà l'appello alla Russia e a Putin affinché fermino completamente e incondizionatamente la brutale aggressione contro il popolo ucraino e si ritirino immediatamente e incondizionatamente dal territorio ucraino, come era già stato richiesto da numerose risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite».

In realtà al summit di Kazan la soluzione alla guerra in Ucraina viene affrontata guardando soprattutto all'iniziativa sino-brasiliana definita «benvenuta e utile» dall'assistente presidenziale russo Yuri Ushakov in un'intervista con Izvestija. L'iniziativa di Cina e Brasile è stata formulata lo scorso maggio, quando i due Paesi hanno chiesto una conferenza internazionale di pace riconosciuta da Russia e Ucraina, con la partecipazione paritaria di tutte le parti, e quella che hanno definito una discussione equa di tutti i piani di pace. Una proposta respinta da Zelensky, che l’ha definita «distruttiva» poiché non rispetta l’integrità territoriale dell’Ucraina. Invece, i mediatori svizzeri che hanno ospitato la prima conferenza di pace a Losanna (a cui la Russia non era stata invitata) si sono espressi a favore. «Sosteniamo l'iniziativa di Cina e Brasile perché prevede un cessate il fuoco e una soluzione politica al conflitto», ha dichiarato Nicolas Bideau, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri.

A Kazan i BRICS possono vantare un altro successo in termini di distensione con il primo incontro bilaterale formale da cinque anni tra Xi Jinping e il primo ministro dell'India, Narendra Modi, dopo l'intesa sulle dispute di confine nella regione himalayana. «È nell'interesse fondamentale dei due Paesi e dei due popoli che Cina e India comprendano correttamente l'andamento della storia e la direzione dello sviluppo delle relazioni bilaterali», ha detto Xi. Secondo il presidente cinese, i due Paesi dovrebbero «assumersi responsabilità internazionali, dare l'esempio ai Paesi in via di sviluppo per cercare la forza attraverso l'unità e contribuire a un mondo multipolare e alla democratizzazione delle relazioni internazionali». Da parte sua, Modi ha affermato su X che «le relazioni tra India e Cina sono importanti per la popolazione dei nostri Paesi e per la pace e la stabilità regionali e globali». L'ultimo colloquio bilaterale risale all'ottobre 2019 anche se i due leader si erano già incontrati informalmente al vertice BRICS di Johannesburg nel 2023 e al vertice del G20 a Bali, in Indonesia, nel 2022.

Anche il conflitto in Medio Oriente è centrale nel vertice di Kazan. Ne hanno discusso Putin e il presidente turco Recep Tayyp Erdogan in un bilaterale che ha visto rafforzare la cooperazione economica con il progetto di nuove centrali nucleari e di un hub del gas in Turchia.

Con una convergenza sulla posizione europea (e italiana) le nazioni del BRICS+ chiedono, nella dichiarazione finale del vertice, che Israele «mantenga l'integrità territoriale del Libano» e «cessi immediatamente gli attacchi contro il personale Unifil» (la missione dell’Onu in Libano). I conflitti in Ucraina e Medio Oriente rischiano di estendersi al mondo intero: il Brasile ritiene che ciò non debba essere consentito, come ha affermato il presidente Luiz Inacio Lula da Silva parlando in collegamento video dopo che una brutta caduta gli ha impedito di raggiungere Kazan. Putin ha espresso rammarico per l’assenza di Lula, con cui ha avuto un colloquio telefonico, ma l’assenza che ha fatto forse più rumore, benché da tempo annunciata, è stata quella del presidente serbo Aleksandar Vucic. La Serbia è rappresentata da una robusta delegazione con ben quattro ministri al vertice dei BRICS di Kazan: Bratislav Gasic (ministro della Difesa), Aleksandar Vulin (vicepremier), Adrijana Mesarovic (ministra dell'Economia) e Nenad Popovic (ministro per la Cooperazione economica internazionale).

Vucic aveva detto a Putin che è «estremamente difficile» per lui partecipare «a causa di varie questioni che Putin conosce bene. La Serbia è l'unico Paese in Europa che non ha aderito ad alcuna dichiarazione contro la Federazione Russa. Solo quest'anno sono stati approvati 44 pacchetti di differenti sanzioni, noi non abbiamo aderito nemmeno a uno», ha sottolineato Vucic. Il presidente serbo ha quindi dichiarato che parteciperà alla commemorazione dell'80° anniversario della vittoria sul fascismo il 9 maggio 2025 a Mosca.

L’assenza di Vucic viene vista come “tattica”, tesa cioè a non irritare ulteriormente Stati Uniti e Ue che guardano con ostilità i rapporti di Belgrado con Mosca e li considerano pregiudiziali all’ingresso della Serbia nell’Ue. Un approccio che ha già portato Vucic a esprimere scetticismo nei confronti dell’atteggiamento dei vertici dell’Unione, mentre il vicepremier Vulin nei giorni scorsi ha detto apertamente che Belgrado, stanca di aspettare di essere accolta nell’Ue, potrebbe aderire ai BRICS. Se si tratti di una provocazione o meno solo il tempo lo dirà.