Bonino & Pannella, ma che rottura radicale
Emma & Marco, c’eravamo tanto amati per trent’anni o forse più. Cosa sarebbe stato senza di loro il Partito radicale transnazionale e gandhiano che stringeva una rosa nel pugno? La rosa era tutta petali, ovviamente: le spine erano solo per gli altri. Ma ora, anche per Bonino e Pannella, è giunta l’ora dell’addio.
C’eravamo tanto amati per trent’anni o forse più; c’eravamo poi lasciati, non ricordo come fu. I più anziani tra noi o i cultori del pop classico avranno riconosciuto le prime strofe di Come pioveva, il primo esordio in musica di un’idea del solito D’Annunzio: le lacrime che si confondono con le gocce di pioggia. Seguirono Ciao ciao bambina di Modugno e Rain and tears degli Aphrodite’s Child. Ma questa volta non si tratta di Ermione sotto le tamerici, bensì di Marco & Emma, il duo storico dei radicali che prima era un trio ai tempi di Adele Faccio.
Cosa sarebbe stato senza di loro il partito transnazionale e gandhiano che stringeva una rosa nel pugno? La rosa era tutta petali, ovviamente: le spine erano per gli altri. Ai tempi della cosiddetta Prima Repubblica si celiava dicendo che per le assemblee del fu Partito Liberale sarebbe bastata una cabina telefonica. Nessuno, tuttavia, osservò mai che per il Partito Radicale era agorafobica pure quella. Eppure, l’influsso dei radicali sulla vita nazionale è stato incomparabilmente più ampio e invasivo di quello dei liberali. Anzi, se gli alberi si giudicano –e si giudicano- dai frutti, il Pli non ha mai davvero contato niente; ogni tanto rimediava un ministero, ma giusto per garantire gli equilibri dell’Arco Costituzionale.
Invece, i radicali hanno fornito un’intera ideologia al grande Pci quando quest’ultimo si ritrovò orfano di Marx e con un mega-apparato di massa divenuto, dall’oggi al domani, rõnin, samurai senza padrone. Appena le invenzioni tecnologiche del bieco capitalismo ebbero liberato le donne da gravami risalenti ad Adamo ed Eva (lavatrice, lavapiatti, cucina a gas, impastatrice, pillola) e la televisione fu entrata in ogni casa, il tempo divenne propizio e arrivarono i battistrada. Ne bastavano due o tre. Tastato il terreno e seminato il nuovo seme, l’intendenza non fece altro che seguire. L’operazione è pienamente riuscita e su di essa sono state scritte molte parole. I due o tre di cui sopra lo sapevano bene, e lo sanno: «Avrei preferito essere amata di meno e votata di più», dice oggi Emma Bonino, che durante la sua carriera –ammette- si è sempre sentita dire che un giorno o l’altro in questo Paese le avrebbero fatto il monumento. E glielo faranno di sicuro, a lei e a Marco Pannella, che addirittura i Presidenti della Repubblica scongiuravano in diretta di sospendere i suoi reiterati scioperi della fame & della sete. Questi ultimi sono già stati debitamente contati e classificati dai c.d. operatori dell’informazione, perché, data l’età e gli acciacchi del Dinamico Duo, i “coccodrilli” in memoriam sono pronti da un pezzo nei cassetti redazionali.
Solo che la yerba mala non muore mai (come disse papa Bergoglio alla Bonino malata, non si sa se per bonaria battuta o per amaro sarcasmo) e i rispettivi coccodrilli redazionali devono continuamente venire aggiornati. Ora accade che Marco, dalle onde di una Radio Radicale che è sempre stata “salvata” con denaro pubblico fin dalla sua nascita, sembri prendere le distanze da Emma, colpevole ai suoi occhi di essere stata lei a prenderle, le distanze. Baruffe chiozzotte. Ecchissenefrega. Lui le rinfaccia il suo pressing su Napolitano per la poltrona di ministro degli Esteri nel governo Letta. Poi Emma e Enrico vennero giubilati dall’attuale Matteo. Senza rimpianti, va detto. C’era lei, ministra, tanto amata in patria e vezzeggiata all’estero nei club esclusivi, quando i marò finirono ostaggio nientepopodimeno che (tenetevi forte) dell’India. Ma i nostri leader politici sono così: veri e propri diavoli a quattro in patria, nessuno se li fila nel resto del pianeta.
A Marco che si lagna perché Emma «ha contatti con tutto il mondo tranne che con noi» (e sottolinea: «Il suo problema è continuare a far parte del jet-set internazionale»), Emma risponde di pensare piuttosto alla salute: «Il non violento non è un fachiro». Solo che lui, come lei, non ha mai fatto altro nella vita, e non può certo reinventarsi alla sua età. Hanno fibra dura, tutti e due, ma nessuno è eterno, neanche l’erba, cattiva o canapa che sia. Avranno funerali di Stato e commemorazioni senza fine, anche il Papa si unirà al cordoglio. Ma, come dice il Bardo, «tutto il resto è silenzio». Conviene loro reincontrarsi adesso, magari «per fatal combinazion» (come recita la canzone d’apertura), perché non hanno nessuno al mondo che li pianga davvero. Veri asceti della Rivoluzione, non hanno mai avuto il tempo di farsi una famiglia (la Faccio, almeno, un figlio lo aveva), e ben sanno che la Rivoluzione a cui si sono consacrati era solo quella antropologica (divorzio, aborto, eutanasia, canne…), perché sugli altri temi (carceri, montagnards vietnamiti…) l’intendenza non li ha mai veramente seguiti. E per le battaglie «civili» gender e lgbt non c’è più bisogno di loro.
Come ha ricordato Messori, c’è qualcosa di triste e quasi commovente in questo attaccarsi alle sottane di papa Francesco da parte dei grandi vecchi del laicismo nazionale, Scalfari in testa: sentendosi alla fine del loro cammino terreno, forse cercano una qualche rassicurazione riguardo all’Aldilà. Come diceva Benedetto Croce a chi si meravigliava del cornetto rosso che gli pendeva dal panciotto: non ci credo, certo; ma non si sa mai.