Bonaventura, la conoscenza di Dio passa dall’amore
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Autore di una gran quantità di opere teologiche e spirituali, san Bonaventura da Bagnoregio spiegava che per poter giungere alla conoscenza di Dio l’uomo ha diversi modi. Ma per la conoscenza perfetta serve l’amore.
È vastissima la produzione di san Bonaventura da Bagnoregio, uno dei più illustri pensatori francescani. Le sue sono pagine che hanno segnato in maniera indelebile la storia della filosofia e della teologia. Sono titoli preziosi e importanti ed è difficile annoverarli tutti. Fra le opere teologiche, possiamo ricordare: Commento ai quattro libri delle Sentenze di Pietro Lombardo (1250-1252); La conoscenza di Cristo (1254); Il mistero della Trinità (1255); Breviloquio (1257); Itinerario della mente verso Dio (1259). Tra le opere spirituali: La triplice via (1259-1269) e il Soliloquio (1257). In ultimo, due biografie di san Francesco: la Leggenda maggiore (Legenda maior, 1262) e la Leggenda minore (Legenda minor, 1262).
San Bonaventura è una somma di saperi, di conoscenze, di indagini: esplorare il suo mondo aiuta ad addentrarsi nella vastità dell’orizzonte divino. Più di tutti, c’è un tema che è necessario sottolineare, perché è il principio di tutte le altre indagini filosofiche del santo francescano: l’esistenza di Dio. «In principio invoco il primo principio, il “Padre della luce” da cui discende ogni illuminazione […] come ogni miglior regalo e ogni dono perfetto, […] per mezzo di suo Figlio, affinché per intercessione della santissima vergine Maria […] e del beato Francesco, di noi guida e padre, illumini i nostri occhi spirituali per dirigere i nostri passi sulla via della sua pace: quella pace che annunciò e diede il Signor nostro Gesù Cristo, e di cui Francesco […] ripeté l’annuncio», così scrive san Bonaventura all’inizio del suo Itinerario della mente verso Dio. Da queste poche righe si comprende, fin da subito, il modo di concepire la filosofia, la scienza stessa, del santo. È Dio ad essere al centro di tutto. Da Lui e unicamente da Lui, dipende tutto e scaturisce ogni scienza. Per questi motivi, secondo san Bonaventura, il teologo non può che essere un “tramite” tra Dio e gli uomini che con la sua preghiera e la sua ricerca accoglie la luce del Signore per poterla rivelare agli altri. È fondamentale partire da questa concezione per comprendere il pensiero filosofico e teologico del santo.
San Bonaventura vede e scopre Dio grazie alle Sue creature, per mezzo della co-intuizione, così è definita dagli studiosi del suo pensiero: partendo dal mondo sensibile, il santo trova in Dio la ragione del proprio essere, poiché Dio è il fondamento di ogni essere e della conoscenza stessa. Scriverà: «L’insieme delle cose costituisce una scala che arriva sino a Dio» e «la contemplazione di tutte le creature ci porta al Dio eterno». Chiara e netta, in queste righe tratte sempre dall’Itinerario, la visione francescana: in queste righe echeggia il Cantico delle creature di san Francesco, risuona quel Dio che attraverso gli uomini si palesa al mondo ed esprime il Suo amore. La scala di cui parla san Bonaventura giunge all’unione con Dio che può avvenire solo se «si interroga la grazia, non la dottrina; il desiderio, non l’intelletto; il gemito della preghiera, non lo studio della lettera; lo sposo, non il maestro; Dio, non l’uomo; la caligine, non la chiarezza; non la luce, ma il fuoco che tutto infiamma e trasporta in Dio con le forti unzioni e gli ardentissimi affetti» (Itinerario, VII, 6).
Secondo la teologia di san Bonaventura, per poter raggiungere Dio l'uomo ha diversi modi: prima di tutto, per apprensione e comprensione. La prima forma di conoscenza esige un rapporto tra il nostro intelletto e Dio. Per la seconda forma, la comprensione, si richiede un rapporto di uguaglianza e somiglianza, sebbene - secondo san Bonaventura - la nostra anima sia finita e Dio sia infinito: dunque, la Sua presenza è limitata dalla nostra situazione spazio-temporale. Vi è poi la conoscenza per affermazione e per negazione. Si può giungere a Dio partendo dai valori e dalle qualità positive di tutti gli esseri creati ma attribuendoli a Dio nella sua forma assoluta e suprema: questa è la via per affermazione. Ma, allo stesso tempo, si può raggiungere la conoscenza di Dio anche per via inversa, vale a dire per via negativa. Ma cosa si intende per via negativa? Un esempio: certamente non si può dire che Dio sia cattivo, di conseguenza sarà naturale arrivare all’affermazione che Dio è buono. Questo è uno solo dei tanti esempi possibili. In sintesi: una volta che abbiamo negato a Dio ogni imperfezione possibile, è possibile far emergere l'idea di perfezione che è insita in Dio stesso. Dio è perfezione.
Ma forse, quella che più rappresenta l’idea della conoscenza di Dio in san Bonaventura è data dalla sua lettura francescana. Una lettura della realtà che ci circonda e di Dio stesso: è la conoscenza che avviene grazie all'intelligenza sposata all’amore: «Non vi è conoscenza perfetta senza amore. A Dio si giunge per amore perché attraverso di esso si giunge alla conoscenza più perfetta soprattutto quando l'amore è esperienziale: nell’amore di Dio si realizza la conoscenza. Il mezzo più perfetto per conoscere Dio consiste nell'esperienza della propria dolcezza».