Bologna a 30 all'ora: pool di avvocati per le impugnazioni
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Nello scontro tra Comune di Bologna e MInistero dei Trasporti, che ha emenato una direttiva per disapplicare le ordinanze sul limite di velocità a 30 km/h, si inserisce anche l'associazione Arbitrium, che ha effettuato una richiesta di accesso agli atti per le impugnazioni delle contravvenzioni: «Provvedimento ideologico e contro il codice della strada».
Con la direttiva firmata dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, lo scontro tra il Governo e il Comune di Bologna sui 30 km all’ora entra nel vivo di una battaglia politica senza precedenti. Da un lato Salvini, che punta mantenere la situazione attuale prevista dal codice della strada, dall’altra il sindaco di Bologna Matteo Lepore che attraverso apposite ordinanze vuole estendere il limite dei 30 all'ora a buona parte delle strade cittadine.
Direttiva ministeriale contro ordinanza del sindaco: chi vincerà lo scontro che cela non solo il tema della sicurezza, ma anche quello ideologico della transizione verde? Salvini ha vincolato a casi eccezionali la possibilità di derogare al limite dei 50 all'ora previsto per le strade urbane. Per questo tra le ragioni per poter portare il limite sotto i 50 vengono citate, tra le altre, situazioni di pericolo come l'assenza di marciapiedi, la presenza di attraversamenti non semaforizzati, restringimenti anomali della strada, pendenze elevate, e frequenza di ingressi e uscite carrabili. Per la restante parte delle strade urbane deve valere ancora il limite dei 50 km orari
L'idea di base espressa nella direttiva del ministero è infatti che «l'imposizione generalizzata di limiti di velocità eccessivamente ridotti potrebbe causare intralcio alla circolazione e conseguentemente risultare pregiudizievole sotto il profilo ambientale, nonché dell'ordinata regolazione del traffico, creando ingorghi e code stradali».
Ma le contromisure per opporsi a questo provvedimento che sa molto di ideologico non vengono solo dalla politica, ma anche dalla società civile.
L’associazione Arbitrium Psg (Pronto Soccorso Giuridico per la Tutela dei Diritti Inviolabili) ha deciso di mettersi al servizio dei cittadini che sono incorsi nelle contravvenzioni per offrire loro degli elementi per respingere al mittente le contestazioni e impugnarle. Nata dalle ceneri della precedente Associazione Arbitrium, distintasi in epoca Covid per contrastare legalmente le imposizioni della stagione emergenziale, è composta da un direttivo esclusivamente legale e che vede alla presidenza l’avvocato Valeria Panetta e componenti del direttivo gli avvocati Manola Bozzelli, Francesco Golinelli, Vera Balsimelli e Alessandra Panetta.
Ebbene: Arbitrium PSG si è rimboccata le maniche e ha inviato un FOIA al Comune di Bologna (freedom of information act), chiedendo risposta a una serie di quesiti quali il numero di incidenti verificatisi sul territorio cittadino al 13 giugno 2023, data della delibera della giunta cittadina sui nuovi limiti di velocità, ma anche gli studi, le analisi e le ricerche rese al Comune sui vantaggi dell’abbassamento dei limiti di velocità per la sicurezza e la contrazione degli elementi inquinanti atmosferici e acustici. «È stato anche chiesto quali esperienze europee o extra europee siano state prese a modello e se tale comparazione ha tenuto conto anche della diversa tipologia di offerta suppletiva dei mezzi di trasporto pubblici ai cittadini bolognesi, che non solo non godono della metropolitana, ma che negli ultimi mesi si sono visti tagliare anche molte corse dei bus?», chiede l’associazione al Comune di Bologna.
Le perplessità sulla misura, che possono essere anche determinanti in fase di contestazione della contravvenzione, sono legate sia al tema della sicurezza sia a quello dell’impatto ambientale che secondo il Comune verrebbe mitigato dal nuovo limite dei 30 km/h.
«Un primo passo – dicono da Arbitrium - sarebbe quello di capire come sia possibile conciliare la riduzione dei flussi di traffico cittadino rallentando la marcia in modo tanto “innaturale”. Sarà uno di quei paradossi della serie: “Non possiederai niente ma sarai felice”, che diventa “andrai più piano e arriverai prima”. La verità è che, dopo le nuove imposizioni, il traffico si è prevedibilmente intensificato e a questo si è aggiunto il pericolo derivante dallo strabismo del conducente». Secondo Arbitrium, infatti, chi guida l’auto sarà costretto dall’“andamento lento” su certi tratti a buttare un occhio alla strada e uno al contachilometri, costituendo attentato alla sicurezza ben più dei precedenti limiti.
Ma non mancano quelle che sono vere e proprie violazioni del codice della strada: «La sicurezza della circolazione è già stata valutata dal legislatore col Codice della Strada che prevede la regolamentazione della velocità massima (art. 142 C.d.S). Ed è sempre il legislatore che ha stabilito che il conducente non deve avere un’andatura tanto bassa da intralciare o mettere in pericolo la circolazione stessa (art 141 C.d.S.)».
Per quanto riguarda invece la speranza che i 30 km/h possano mitigare l’inquinamento fino alla “chimera” del cambiamento climatico, i legali ricordano che mentre «i dati in possesso del Comune sembrano essere smentiti dagli studi del CNR secondo cui proprio da 0 a 30 km/h le emissioni aumentano significativamente mentre si abbassano intorno ai 50 km/h (benzina) e ai 70 km/h (diesel)».
Insomma, i limiti previsti dal codice della strada entro i 30 km/h ci sono e devono rimanere, ma soltanto «in determinati tratti di strada e solo quando nel caso concreto ciò si renda opportuno (art. 142 comma 2 del C.d.S.). Tutto il resto è arbitrario e il comune di Bologna è ben lungi dall’ossequiare la norma di legge».
Dunque, salvare i tratti in prossimità delle scuole, dei centri abitati o storici ad alta densità di flusso pedonale e ogni qualvolta la prudenza lo imponga. Ma negli altri casi si tenga a mente che vigono disposizioni completamente ideologizzate che nulla hanno a che fare, nella sostanza, coi fini per i quali sono state imposte. «Oltre ai danni ai veicoli per l’uso esclusivo della prima e seconda marcia», è la conclusione.
L’intervento degli avvocati è destinato a dare luogo a future impugnazioni e la questione dei 30 all’ora, da ideologica, potrebbe trasferirsi nelle aule di tribunale.