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LIBERTÀ RELIGIOSA

Bolivia, ostacoli alla Chiesa

Espropriazioni, scontri e difficoltà nel Paese governato dal suo primo presidente autoctono.

Cultura 17_12_2011
Evo Morales

 

Nel gennaio del 2006, per la prima volta nella storia della Bolivia -  dove il 77% cento della popolazione si dichiara pubblicamente cattolica - un indigeno, Evo Morales, ha assunto la presidenza. Da quella data, come riporta un articolo dell’ottobre scorso di Vatican Insider, sono stati diversi gli episodi che hanno reso problematico lo scontro tra le autorità ecclesiastiche e il potere politico: dall’intento di abolire le feste cattoliche dal calendario civile fino al dibattito per l’educazione cattolica nelle scuole pubbliche e alla riforma della Costituzione Nazionale.

Prima di lasciare, per raggiunti limiti di età, la diocesi di Santa Cruz de la Sierra – di cui è arcivescovo dal 1991 - il cardinale Julio Terrazas Sandoval ha raccontato quel che accade in Bolivia in un libro scritto con il sacerdote-giornalista Ariel Beramendi, intitolato Colloqui con il cardinal Julio Terrazas, pubblicato dal Gruppo Editoriale Kipus.

Il cardinale Terrazas, che è stato uno degli obiettivi delle polemiche politiche degli ultimi anni (lo hanno criticato per essere andato a votare per il referendum sull’autonomia delle regioni del Paese e per aver negato, in un’omelia, l’esistenza della schavitù nel territorio boliviano), nel libro ha elogiato il desiderio di cambiare il Paese e le qualità del Presidente boliviano («è capace di parlare al popolo, dicendo quel che vuole sentirsi dire», ha affermato), ma ha anche sottolineato i "modi", che a volte "lo tradiscono": «Credo che il Presidente - ha sostenuto - stia recitando la parte che gli hanno assegnato: quella del salvatore del mondo indigeno. Si presenta come colui che salverà gli indigeni di tutto il mondo e sostiene che ha una personalità quasi all’altezza di altri leaders religiosi. Tutte queste insinuazioni appaiono con più chiarezza in alcuni suoi atteggiamenti. Dicono che le cose belle e grandi sono sempre a un passo dal ridicolo: ecco lui potrebbe cadere in questa situazione se dovesse continuare a voler fare cose che non gli corrispondono. Potrebbe essere un modello per l’America Latina se sapesse rispettare le differenze, valorizzando tutti i valori culturali senza mescolarli con ideologie estranee al nostro orizzonte culturale».

Nel libro, il Cardinale ha anche parlato delle sfida principale che il cattolicesimo deve affrontare soprattutto in America Latina: il confronto con i governi di sinistra ed ha toccato il tema di Hugo Chávez, presidente del Venezuela e "sostenitore" di Evo Morales.

Secondo il cardinale, infatti, Chávez ha "contaminato" del presidente boliviano nell’intento di voler dividere internamente la Chiesa tra «alte cariche a fianco dei ricchi, e preti di base dalla parte dei poveri» o tra i «vescovi che lavorano e quelli che invece non lo fanno». «In Venezuela -, ha proseguito - nonostante il governatore parli di un ideale nobile, nella sua relazione con la Chiesa Cattolica e con i fratelli vescovi, ho visto uno scontro frontale con frasi smisurate e con risposte che non sono piaciute al governo». «In definitiva - ha conluso - esistono ancora certe differenze: se in Venezuela il dialogo è complicato, qui in Bolivia con un pò di buona volontà ci potrebbe essere una collobarozione fruttuosa, un dialogo che nasce dal servizio di una Chiesa che è soltanto interessata a chiedere rispetto per la dignità umana e per la sua fede».

La nuova Carta Fondamentale boliviana, approvata il 25 gennaio 2009 per mezzo di un referendum, ha abrogato il precedente articolo 3, nel quale si riconosceva e si sosteneva la religione cattolica, apostolica e romana, oltre a garantire l’esercizio pubblico di ogni altro culto. L’articolo 4 della nuova Costituzione dichiara: «Lo Stato rispetta e garantisce la libertà di religione e di credenze spirituali, in conformità con le rispettive visioni del cosmo. Lo Stato è indipendente dalla religione».

Si è inoltre cercato di riconoscere l’importanza delle credenze delle popolazioni autoctone, da cui il preambolo della nuova Costituzione, in cui si rifonda la Bolivia «con la forza della nostra Madre Terra e grazie a Dio».

Nell’articolo 86 si fa riferimento alla libertà d’insegnamento: «Nei centri didattici si riconoscerà e garantirà la libertà di coscienza e di fede e dell’insegnamento della religione, così come la spiritualità delle nazioni e dei popoli indigeni contadini originari e si promuoveranno il rispetto e la convivenza reciproca tra le persone che hanno fatto scelte religiose diverse, senza imposizione dogmatica».

Nel maggio 2010, il Governo e la Conferenza Episcopale Boliviana hanno trovato un accordo al fine di rispettare la libertà religiosa, le credenze e le spiritualità; fare in modo che la religione, come materia scolastica, venga preservata nelle scuole del Paese; e che verrà promossa un’istruzione liberatrice.

Il rapporto della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, sottolinea la risoluzione del febbraio 2010 della Prefettura di La Paz, in cui si dichiarano patrimonio culturale immateriale del Dipartimento la festività religiosa del Venerdì Santo e le seguenti immagini: Signore del Sacro Sepolcro, Vergine Addolorata, Signore delle Cadute, Cristo Crocifisso, Signore della Sentenza, che rimangono nel tempio di La Merced.

Il Segretario del Turismo e della Cultura della Prefettura, ha assicurato che con questo atto non si va contro la Costituzione, che definisce la Bolivia come Stato laico, dato che «la Costituzione politica dello Stato parla della libertà di religione e questo non comporta alcun problema, perché la menzione dei patrimoni è una esplicita dimostrazione della plurinazionalità».

I principali problemi per la Chiesa cattolica in Bolivia sono emersi a seguito di conflitti violenti con gruppi boliviani, come quelli verificatisi nel maggio 2009 a Villa Ingenio; e, a luglio, ad Apolo. Gli abitanti di queste località hanno deciso di prendere possesso dei terreni dove era ubicata la cappella a Villa Ingenio e il Monastero di Nostra Signora di Nazareth ad Apolo, poiché ritenevano che questi luoghi non compissero una funzione sociale importante. A Villa Ingenio questi gruppi violenti hanno organizzato una manifestazione gridando insulti contro la Chiesa, minacciando il parroco affinché cedesse loro il terreno, demolendo la cappella e saccheggiandone i materiali.

Dopo questo incidente si sono verificate nuove confische di alcune proprietà della Chiesa, nella stessa zona. Ad Apolo, invece, gli abitanti hanno occupato i terreni. In seguito a questi fatti, il Cardinale Julio Terrazas, ha affermato che, se si dice che c’è libertà di culto in Bolivia, si deve anche rispettare la forma in cui i cattolici rendono culto a Dio.

Oltre a queste azioni di minaccia alle proprietà ecclesiastiche, ci sono state aggressioni personali. Come quella subita da Monsignor Tito Solari, aggredito nella piazza di Cochabamba per il semplice fatto di essere un sacerdote. Lo hanno minacciato di linciaggio, alludendo alla sua condizione di cittadino straniero, e gridandogli che restituisse l’oro che la Chiesa aveva rubato 500 anni fa. O come l’attacco subito dal cardinale Julio Terrazas nel suo domicilio, da parte di un gruppo terroristico separatista che ha collocato una bomba.

L’accordo-quadro di cooperazione inter-istituzionale tra la Cancelleria boliviana e il rappresentante della Conferenza Episcopale, è stato firmato lo scorso anno. Nel documento si riconosce il diritto di proprietà della Chiesa sui propri beni e il potere di amministrarli nel contesto dell’opera che realizza nel Paese e si stabilisce che la Chiesa manterrà tutti i suoi programmi in materia di educazione, salute, previdenza sociale e mezzi di comunicazione

Secondo i dati forniti dalla Conferenza Episcopale, attualmente la Chiesa ha al suo attivo, in Bolivia, 1.500 opere nel campo dell’educazione, 600 nel campo della salute, 300 nel campo della previdenza sociale, 200 in quello della comunicazione e 50 progetti nel campo della produzione. Il cancelliere Choquehuanca ha affermato che con questo documento si dà compimento al rispetto della libertà religiosa; e, in maniera privilegiata, del sistema educativo.