Boff e il panteismo
Il teologo "della liberazione" Leonardo Boff e il suo contributo all’enciclica Laudato sì sulla salvaguardia della “casa comune”. Regista di tutti i filoni della teologia modernista: immanentismo, panteismo, antispecismo, storicismo naturalistico e monismo postcristiano.
Il teologo Leonardo Boff è noto ai più come teologo della liberazione, insieme al fratello Clodovis meno famoso di lui. È anche risaputo che papa Francesco lo ha invitato a dare il suo contributo all’enciclica Laudato sì sulla salvaguardia della “casa comune”. Cosa c’entra la teologia della liberazione con il problema dell’ambiente? Ce lo spiega Leonardo Boff che da tempo ha fatto evolvere i suoi interessi per la liberazione economica, sociale e politica verso una nuova teologia del cosmo e della natura. Non si tratta di un argomento “altro” dal precedente, ma della dilatazione dello stesso argomento: la liberazione o è cosmica o non è.
Già nel 1971 egli aveva pubblicato con l’editrice Vozes di Petropolis in Brasile – l’editrice classica dell’avanguardia progressista teologica in lingua portoghese – O evangelho do Cristo cósmico. Se si considerano le sue pubblicazioni dal 2008 ad oggi, si rimane colpiti dal loro numero e dall’unico tema cui sono dedicate. Dal loro numero, perché 18 libri in dieci anni non sono pochi, e dal loro tema che è sempre la ecospiritualità, o spiritualità ecocentrata. Nel 2015 è uscita la riedizione del libro Ecologia: grito da Terra-grito dos pobres (edizioni Ática/Vozes). L’espressione del titolo ritorna nel paragrafo 46 della Laudato si’: “…per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” e connette tra loro la teologia della liberazione, incentrata sui poveri, e la nuova ecospiritualità, incentrata sull’ambiente, in una sintesi che la Laudato si’ chiama “ecologia integrale” e che Boff chiama “ecologia profonda”.
Nel 2016 esce Uma ética da Mãe Terra: como cuidar da Casa Comun, in cui trovano spazio le espressioni-chiave della “Madre Terra” e della “Casa comune”. La prima è ormai ampiamente utilizzata dalle istituzioni vaticane e dagli episcopati, nonostante i suoi accenti gnostici ed esoterici [ricordo, a titolo di esempio, il Comunicato dei Presidenti delle Conferenze episcopali continentali, in occasione del vertice ONU sull’ambiente di Katowice in Polonia nell’agosto 2018]. La seconda fa da sottotitolo alla Laudato sì ed è ormai passivamente ripetuta anche dei parroci di campagna, nonostante le sue venature antispeciste, e quindi transumaniste, vale a dire di negazione di un primato dell’uomo sul cosmo naturale.
Basterebbero questi elementi per annoverare Leonardo Boff tra i principali registi del prossimo sinodo dell’Amazzonia e tra i principali autori del “paradigma amazzonico”, ma se si entra un po’ più in profondità nel suo pensiero, noteremo che vengono qui sintetizzati i principali filoni della nuova teologia modernista.
Nello scritto “Il Dio che sorge nel processo di cosmogenesi” (edito nel 2017 da Gabrielli Editori nell’opera collettanea Il cosmo come rivelazione, facente parte della collana dal titolo significativo “Oltre le religioni”) Boff, riprendendo Teilhard de Chardin e Shelling, Bloch e Moltmann, sostiene che la materia è una rete di relazioni e tale capacità di intessere relazioni è lo “spirito dell’Universo” quale fondamento della “panrelazionalità del tutto”: “tutti gli elementi sono portatori, a loro modo, dello spirito. Nello spirito di una montagna come nel nostro, il principio di relazione funziona allo stesso modo”. Il cosmo ha quindi una storia, uno scopo e un futuro, è “auto-cosciente” e “portatore di spirito e di coscienza”. Tutto, nell’Universo, è “co-creativo, co-partecipativo, connesso, legato e ri-legato a tutto e a tutti”.
A questa “Energia di Fondo” tutte le religioni hanno dato da parte loro il nome di Dio. Il cosmo è un insieme di relazioni, perché Dio è la “Relatio Matrix”, un nodo di relazioni orientato in tutte le direzioni, sicché “ogni volta che scopriamo relazioni, cogliamo l’emergere di Dio-relazione-comunione dall’interno del processo cosmogenico”. Per questo “abbracciare il mondo significa abbracciare Dio, il quale si nasconde ed emerge in ogni essere”. Egli “sta nel cuore dell’universo”. Esso va conosciuto non con l’intelletto ma con “la ragione sensibile e cordiale”, sentendosi integrati in lui mentre ci relazioniamo col tutto. A questa esperienza ecologica di Dio conduce la “ecologia profonda”, “oltre la foresta delle fedi”, come Boff riprende da Padre Turoldo. Ed ecco la conclusione: “L’Universo, la Madre Terra e la vita … possono trasformarsi in una festa e in una celebrazione della nostra esistenza insieme a tutti gli esseri con cui stringiamo infiniti legami di fraternità”.
Tutti questi elementi si trovano indiscutibilmente presenti nell’Instrumentum laboris del sinodo dell’Amazzonia del quale Leonardo Boff può veramente essere considerato il regista. Chiunque esamini il paradigma amazzonico con onestà intellettuale vi riconosce però l’immanentismo (Dio sta nel cuore dell’Universo), il panteismo (abbracciare il mondo significa abbracciare Dio), l’antispecismo (legami di fraternità con tutti gli esseri), lo storicismo naturalistico (l’universo è auto-cosciente), il monismo postreligioso e postcristiano (tutte le religioni in fondo coincidono in quanto tutte adorano la Grande Energia, anche se la esprimono sotto nomi diversi).