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IL LIBRO

Berlino Est 2.0, la distopia è già realtà

Una realtà liberticida e oppressiva dominata da uno Stato controllore. È quella descritta nel romanzo del giornalista Federico Cenci, “Berlino Est 2.0”. Ma a differenza della società immaginata da noti autori del filone distopico come Orwell e Bradbury, le scene a cui ci ha abituato l’emergenza da Covid sono già parte della nostra quotidianità. Con il rischio che l’abdicazione al buonsenso continui anche a emergenza finita.

Cultura 09_06_2020

Roma, maggio 2020: in via di Santa Maria dell'Anima, dietro a Piazza Navona, una ragazza cammina con la mascherina abbassata. Un uomo, venendo dalla direzione opposta, le passa accanto e le domanda con fare inquisitorio: “Perché non indossi la mascherina?”. Sempre Roma, sempre maggio 2020: in Piazza di Pietra, un tempo meta preferita per gli aperitivi post-office di chi lavora in centro, una donna con un cane al guinzaglio inveisce ad alta voce contro i pochi ‘superstiti' intenti a bere - a distanza di sicurezza - il primo drink dopo quasi tre mesi. Nel Lazio la mascherina è obbligatoria all’aria aperta solo se si parla con qualcuno e gli aperitivi - con buona pace di reporter d’assalto e sindaci sceriffi - sono di nuovo permessi dallo scorso 18 maggio.

Ma poco importa: queste due scene, così come tante altre da ogni parte d'Italia, fotografano lo stato d’animo attuale di un Paese intimorito e incattivito al tempo stesso. Sono due episodi avvenuti nella Roma reale, ma che starebbero bene anche nella Berlino Est 2.0 immaginata da Federico Cenci. E Berlino Est 2.0 (sottotitolo: “Appunti tra distopia e realtà”, Eclettica Edizioni) è anche il titolo del romanzo del giornalista romano che riprende il filone distopico, noto all'immaginario collettivo grazie ad opere di grande successo come Fahrenheit 4511984 e L'isola, per raccontare l'Italia in epoca di coronavirus.

Come Orwell e Bradbury, anche Cenci descrive una realtà liberticida e oppressiva, dominata da uno Stato controllore e paternalistico. Ma mentre quella raccontata dai primi due appariva ai lettori come profetica e quindi prossima ma non prossimissima, quella raccontata in Berlino Est 2.0 risulta contemporanea e tristemente familiare. Strade semideserte, spostamenti permessi esclusivamente nell’arco di 300 metri, app per tracciare i movimenti, blitz in elicottero contro le grigliate in terrazza, tintarelle in spiaggia solo su prenotazione. Quelle presenti nel libro di Cenci non sono narrazioni fantapolitiche, a dispetto di quanto fino a pochi mesi fa avremmo potuto pensare, ma cronache quotidiane che molti hanno finito per assimilare velocemente come tollerabili controindicazioni per un ritorno alla normalità. Ma sarà davvero così facile tornare indietro?

La gravità della situazione che abbiamo vissuto, e in parte stiamo ancora vivendo, è riassunta nelle parole pronunciate dall’ex presidente della Consulta Sabino Cassese: “Neppure la più terribile delle dittature ha limitato la libertà di andare e venire, di uscire di casa, per di più selettivamente limitata per categorie di persone o a titolo individuale indicate in atti amministrativi”. Un aspetto rimarcato dal protagonista del romanzo quando spiega al lettore che nella sua Berlino Est 2.0 le “inderogabili decisioni sul futuro del Paese venivano prese periodicamente attraverso decreti urgenti, in grado di smantellare libertà individuali pezzo per pezzo” e dove “esautorato il potere legislativo, risucchiato il potere giudiziario, restava in piedi soltanto un unico grande «drago» politico - il Mega Partito - avido di ingollare tutti e tre i poteri dello Stato. E di fagocitare anche la vita privata dei cittadini”.

Ecco, il libro di Cenci ha anche il merito di richiamare l'attenzione su uno degli effetti più preoccupanti del clima instauratosi al tempo del lockdown e destinato a non dileguarsi a breve: il comportamento di una parte significativa della popolazione con la corsa alla delazione, la devozione a una cultura dell’odio e del rancore verso il prossimo, l’incapacità di comprensione, quel sadico senso di soddisfazione nel rispolverare il “dagli all’untore” di manzoniana memoria. Nella Ddr 2.0 inventata - a immagine e somiglianza dell'Italia del lockdown - dall’autore romano ha luogo una pericolosa abdicazione al buonsenso.

L'altro grande assente, poi, è Dio: “La funzione religiosa - scrive Cenci - è diventato un appuntamento clandestino, che si svolge in luoghi nascosti e riservati. Non è che il Mega Partito abbia bandito la pratica religiosa, sia chiaro. È solo che l’ha assoggettata a sé. E l’ha snaturata, trasferendo la liturgia sul web e sul tubo catodico". La devozione al Divino è sostituita da quella al dogma ecologista. Così come l'amore per la libertà deve lasciare il posto all’obbedienza cieca al governante. Le esperienze del protagonista esortano il lettore, inoltre, a riflettere sul rischio che questo periodo di libertà sospese possa contribuire ad accelerare l'accettazione di derive incombenti già in precedenza sulla nostra società: e così, ad esempio, tra i paradossi della Berlino Est 2.0 si può annoverare quello che vede le donne concepire i figli tramite siringhe, fiale e consultando cataloghi sul telefonino.

La speranza è che il bel libro di Federico Cenci possa rimanere una raccolta di godibili racconti ben scritti e non, come invece si potrebbe temere oggi, una fedele testimonianza di tempi difficili destinati a prolungarsi anche al termine dell’emergenza.