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GIUSTIZIA FISCALE

Belletti: per le famiglie una "no tax area"

Esenzione totale per una parte del reddito. Ne parla il presidente del Forum delle associazioni familiari.

Attualità 21_12_2010
Francesco Belletti, presidente del Forum delel associazioni familiari

 

Secondo le stime più morbide, il cittadino italiano lavora almeno metà dell’anno per pagare lo Stato in forma di tasse. Secondo le stime più morbide.
Tra i soggetti più gravati d’imposte al limite del sopportabile vi è la famiglia, che non solo paga esageratamente, ma che pure non gode di alcun riconoscimento specifico della sua natura particolare. A differenza dei singoli contribuenti che versano, giustamente o ingiustamente, al fisco in base al reddito che percepiscono, la famiglia è infatti per definizione il luogo dove alcuni soggetti, i genitori (entrambi, ma volte anche uno solo), guadagnano per mantenere anche altri che non guadagnano affatto. Ovvio allora che la famiglia non possa essere tassata con il medesimo criterio con cui lo sono i percettori singoli di reddito. Ma così ancora in Italia non è.
Di grande rilevanza è dunque il “FattoreFamiglia”, la proposta di un nuovo criterio globale di tassazione per la famiglia oggi avanzato dal Forum delle associazioni familiari che con il sociologo Francesco Belletti [nella foto], presidente del Forum, inquadriamo.

Qual è l’idea centrale del “FattoreFamiglia”?
Si tratta di un concetto totalmente innovativo, che per molti versi inverte i criteri fino a oggi adottati da quanti hanno comunque benemeritamente cercato di pensare un fisco più a misura di famiglia. Non è infatti un semplice sgravio fiscale, non è una detassazione in senso passivo che le famiglie finiscono comunque solo per subire, insomma non è una concessione dall’alto, da parte dello Stato, di qualche riduzione. Quello che il Forum propone è invece l’individuazione, per la famiglia, di una quota completamente esentasse di reddito pari al suo fabbisogno specifico. Una vera e propria no tax area, cioè, che cresca a seconda del numero delle persone componenti il nucleo famigliare, cioè dei soggetti non percettori di reddito a carico di chi, in famiglia, guadagna. Il messaggio è chiaro: una parte delle risorse economiche della famiglia dev’essere lasciata intonsa a vantaggio della famiglia affinché essa ne disponga per svolgere i compiti che le sono propri, quelli peraltro sanciti come obbligatori anche dalla Costituzione italiana all’articolo 30.

Non si tratta quindi di un aiuto, magari socialmente costoso, elargito alle famiglie da parte dello Stato (e come tale magari pure revocabile), ma di una vera liberazione dalle imposte di risorse che appartengono alla famiglia stessa…
Esattamente. Spesso la questione della tassazione dei redditi familiari viene, pur in buona fede, inquadrata nell’ottica di un aiuto “sociale” alle famiglie che però si fa inevitabilmente oneroso in termini di spesa pubblica. Come se si trattasse di versare denaro in più alla famiglia: che senso ha peraltro con una mano prelevare beni che servono alla vita della famiglia per poi con l’altra stanziare sussidi quando quella vita è oggettivamente minacciata? L’attenzione fiscale alla famiglia non deve essere inquadrata nell’ottica del welfare, dell’assistenza…

Come viene garantita l’equità dalla proposta del Forum?
La proposta del “FattoreFamiglia” prevede che l’entità della no tax area venga stabilita a livello nazionale e che quindi valga in modo paritetico per tutte le famiglie italiane. In più, e in perfetto accordo con la logica del “federalismo fiscale”, altre misure di natura territoriale possono ulteriormente aumentare l’alleggerimento delle imposte con particolare riferimento per esempio alle tariffe determinate dai singoli Comuni.

Dal “quoziente familiare” insomma alla tutela della sovranità della famiglia…
Sì, il criterio del “quoziente familiare” era una buona iniziativa, ma rivelava alcune lacune che da più parti sono state, nel corso degli anni, segnalate. La nuova proposta del “FattoreFamiglia” si basa così sulla “fiscalità sussidiaria”, un concetto che permette alle persone e alle famiglie di disporre direttamente delle risorse economiche che esse generano con il proprio lavoro. In questo modo viene sia incentivata sia premiata la responsabilità dei soggetti coinvolti, anzitutto le famiglie e chi in esse svolge la potestà. Il criterio del “Fattore Famiglia” aiuta insomma le famiglie a farsi amministratrici del proprio fabbisogno e finalmente, per parte consistente, ad autogestirsi.