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IL CASO

Battute sui gay, la prova che la legge bavaglio non serve

Medico licenziato dopo una battuta su un paziente gay; attivista denuncia per diffamazione un utente social troppo offensivo. Al di là dell'opportunità, è la priova che una legge sulla cosiddetta omofobia non serve perché già ora esistono gli strumenti per sanzionare condotte lesive della reputazione e onore altrui o altrimenti discriminatorie.

Editoriali 18_08_2020

Il Ddl Zan non serve perché una legge sull’ «omofobia» è già vigente. Due vicende di cronaca lo comprovano. La prima si è svolta in quel di Cittiglio nel varesotto. Un chirurgo sta operando un paziente omosessuale che è sotto anestesia totale. Gli scappa una espressione infelice e colorita che riportiamo nella sua crudezza (absit iniuria verbis): «Guardate se devo operare questo frocio di merda». Un collega segnala l’accaduto ai propri superiori. L’Asst Sette Laghi prima sospende il chirurgo poi lo licenzia con queste motivazioni: «i fatti commessi sono di una gravità tale da far venir meno il rapporto fiduciario intercorrente tra l’Azienda e omissis (…) si decide di prendere atto del verbale conclusivo del procedimento disciplinare a carico del suddetto dipendente e di risolvere conseguentemente il rapporto di lavoro in atto con lo stesso a decorrere dal giorno successivo all’adozione del presente provvedimento, senza corresponsione dell’indennità sostitutiva del preavviso». Non entriamo nel merito della vicenda – l’azienda ospedaliera ha fatto bene o male a licenziarlo? – però siamo certi che se tutte le aziende ospedaliere usassero questo stesso metro di giudizio per chi bestemmia – che è un illecito di tipo amministrativo – gli ospedali forse rimarrebbero a corto di personale.

Passiamo alla seconda vicenda, ancor più paradigmatica. L’avvocato Michael Crisantemi da tempo si spende per la tutela delle rivendicazioni del mondo LGBT. Insieme ad altre persone lo scorso 25 luglio ha organizzato una manifestazione in appoggio del Ddl Zan. Un utente di Facebook ha postato questo volgare commento rivolto a chi vi aveva partecipato: «????????? ??????, ? ??? ?? ??, ?̀ ??? ???????? “??????????”» (absit iniuria verbis bis). Crisantemi ha deciso di denunciarlo per diffamazione aggravata. Nella denuncia si può leggere: «??? ?????? ???????? ?’???????? ????????? ??? ?????, ?̀ ???????? ?? ?????? ??f????????? ?????? ??? ????????: “????????? ??????, ? ??? ?? ??, ?̀ ??? ???????? “??????????”.[…] ???????̀ ????????? ???? ?’?????????????̀ ??? ????? ??????? ????’?????????????? ???????? ????? ??????̀ ??? ?????? ????? ???????? ??????? ???̀ ? ??? ????? ??? 17 ?????? 1990, ?????? ??? ??? ?’???????????? ????’???????????? ??????????? ?? ??? ????? ?????????? ?????????? ??? ???̀ ?ℎ? ????????? ????????????, ? ???????? ?? ????????? ???’???????, ?? ????? ??? ??????????, ?? “?????????”. ? ???̀ ???????????? ?’??????????????? [...] ?????????? ??????? ????’??????? ?????????, ?? ??? “??????????”, ?ℎ? ??????? ?? ???????? ???????? ??????????, ??????????? – ?̀ ???????? - ?????? ??????????? ??????????». Anche in questo caso non vogliamo entrare nel merito della vicenda verificando se l’utente di FB si meriti o meno una sanzione penale per quella sua infelice uscita.

Ciò che ci importa sottolineare invece è un altro aspetto. Queste due vicende, una di carattere disciplinare, l’altra di natura giudiziaria, rappresentano la prova provata che una legge sulla cosiddetta omofobia non serve perché già ora esistono gli strumenti per sanzionare condotte lesive della reputazione e onore altrui o altrimenti discriminatorie. Addirittura questi strumenti sono rintracciabili in anche in ambito privatistico, come insegna la storia del chirurgo che ha perso il posto di lavoro.

In merito invece alla denuncia presentata dall’avv. Crisantemi questa si rivela essere un vero autogoal per lo stesso avvocato e per tutti coloro che vogliono il Ddl Zan. La denuncia prova infatti che è inutile pretendere una legge che tuteli in modo speciale le persone omosessuali perché il nostro codice penale già oggi offre gli strumenti di tutela adatti a tutte le situazioni. Non c’è lacuna alcuna nel nostro ordinamento a tal proposito. La decisione dell’avvocato di Terni è poi paradossale: un giorno prima organizza una manifestazione pro Ddl Zan perché pare necessaria una tale legge e il giorno dopo, presentando denuncia, confuta ipso facto l’esistenza di tale necessità.