Battaglia a Belgorod, si combatte sul suolo russo
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Mentre viene rimandata ancora l'offensiva ucraina, ormai attesa per l'estate, si combatte ancora al confine russo-ucraino nella provincia di Belgorod. A combattere sono volontari russi di estrema destra, con addestramento, armi ed equipaggiamenti ucraini. Ma anche occidentali.
Nonostante qualche ricognizione in forze nel settore di Zaporizhzhia e del sud di Donetsk le truppe ucraine non sembrano ancora in grado di lanciare la tanto attesa (e annunciata) controffensiva, ora prevista per quest’estate. Peserebbero in tal senso non solo la distruzione da parte dei russi di molti depositi di armi e munizioni fornite dagli occidentali, ma anche gravi carenze nel supporto aereo e nella difesa aerea, come ha ammesso del resto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nella recente intervista al Wall Street Journal in cui ha chiesto aerei da combattimento e nuove batterie di missili Patriot.
Gli ucraini hanno però puntato su una serie di attacchi con droni contro Mosca, Krasnodar la Crimea e le regioni di confine russe e soprattutto sulle incursioni nel territorio della Federazione Russa lungo il confine della regione ucraina di Kharkiv con l’oblast russo di Belgorod. Attacchi incentrati soprattutto sul distretto di confine di Shebekino, centro ferroviario utilizzato dalle linee logistiche russe che alimentano le truppe nel Donbass, che si susseguono ormai da due settimane e vedono impegnati miliziani russi dei movimenti neonazisti Corpo dei Volontari Russi e Legione per la libertà della Russia, alleati di Kiev che sembrerebbero affiancati anche da volontari polacchi.
Il governatore di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, ha denunciato il 31 maggio il numero più alto di attacchi di artiglieria mai riportato nella zona in 24 ore con 155 colpi solo nel distretto di Shebekino. Le forze russe hanno reso noto di aver respinto tre tentativi di penetrazione da parte di due compagnie di fanteria motorizzata rinforzate da carri armati delle forze ucraine nel settore del villaggio di Novaya Tavolzhanka. I militari russi hanno respinto tre attacchi con il supporto delle forze aeree che, quel giorno, hanno effettuato 11 incursioni con un bilancio di "più di 30 terroristi ucraini uccisi sul territorio di confine, 4 veicoli corazzati da combattimento, un lanciarazzi multiplo Grad e un veicolo distrutti”.
Il 2 giugno gli scontri di confine hanno coinvolto anche il villaggio di Maslova Pristan, colpito da razzi Grad e il 4 giugno il governatore ha reso noto che è stata respinta un’ennesima incursione dei sabotatori ucraini che tentavano di attraversare il fiume vicino a Novaya Tavolzhanka". Gli attaccanti sarebbero stati individuati dalle guardie di frontiera (che in Russia dipendono dall'ex KGB, oggi FSB) e poi "colpiti dall'artiglieria” e costretti a ritirarsi.
Il governatore ha chiesto ai residenti delle zone adiacenti al confine con l'Ucraina nel distretto di Shebekino di lasciare "provvisoriamente" le loro case e sfollare "per mettersi al sicuro". Un invito già raccolto da 4mila persone che sono state trasferite in rifugi, all'interno della regione. Questi attacchi non rappresentano un’invasione del territorio russo, ma incursioni di frontiera compiute con veicoli e mezzi corazzati tese a colpire gli insediamenti di confine e probabilmente ad assorbire un numero rilevante di truppe e mezzi di Mosca diversamente impiegabili nelle operazioni in corso nel Donbass.
Per fronteggiare la minaccia sul territorio russo il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha offerto di inviare i suoi reparti del ministero dell'Interno ceceno (la "Forza Speciale Akhmat") a combattere i sabotatori nella regione di Belgorod. Kadyrov ha sottolineato che per eliminare miliziani sul territorio russo senza danneggiare i civili e le infrastrutture, è necessaria non solo l'esperienza militare, ma anche quella antiterrorismo ricordando che gli uomini di Kadyrov hanno già "ripulito" la Cecenia "dai banditi nelle foreste e nelle aree urbane".
Anche il capo della compagnia militare privata (PMC) Wagner, Yevgeny Prigozhin, si è detto pronto ad intervenire nella regione di Belgorod con le sue truppe se i militari russi non avessero ristabilito "rapidamente" l'ordine. In termini militari l’impatto delle operazioni in atto lungo il confine russo-ucraino resta limitato mentre maggiore rilievo assume l’aspetto psicologico e politico. Fin dall’inizio dell’intervento russo nel febbraio 2022 gli ucraini hanno colpito più volte il territorio russo con droni, missili, e sabotaggi ma oggi per la prima volta migliaia di cittadini russi residenti nel territorio della Federazione sono costretti a sfollare dagli attacchi delle forze ucraine e degli insorti russi che operano dal territorio ucraino e sono armati ed equipaggiati da Kiev.
Sul piano politico i gruppi Legione per la libertà della Russia e Corpo dei Volontari Russi (RDK) hanno già firmato un attacco nell’oblast di Belgorod in marzo. Costituito nel luglio 2022, l’RDK è composto da nazionalisti russi di estrema destra con ampi rapporti con i movimenti politici ucraini di analoga matrice (Svoboda e Pravyi Sektor) e sul piano militare con i reparti di volontari che si richiamano alle SS Ucraine della Seconda guerra mondiale (come la Brigata Azov o il Reggimento Aidar). Secondo il Financial Times, il gruppo è guidato dal 38enne Denis Nikitin, noto anche come Denis Kapustin, appassionato di arti marziali, creatore della linea di abbigliamento White Rex con simboli neonazisti e del suprematismo bianco. Noto anche negli ambienti dell'estrema destra europea, Nikitin ha vissuto in Germania e nel 2019 è stato bandito per dieci anni dall'Area Schengen per il suo estremismo. Dopo l'attacco russo all'Ucraina ha diffuso un video in cui diceva di detestare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma che ora la priorità era combattere dalla parte dell'Ucraina contro Putin.
La Legione per la libertà della Russia, vicina all’ex deputato di estrema destra Ilya Ponomarev, sarebbe composta in parte da disertori e combatte dal marzo 2022 al fianco degli ucraini che forniscono basi, armi e mezzi prelevati da quelli forniti a Kiev dagli alleati occidentali e che stanno mettendo in imbarazzo americani ed europei.
Dopo le immagini mostrate dai russi dei veicoli statunitensi e polacchi e delle armi prodotte da nazioni della Nato strappate alle forze ucraine e filo-ucraine a Belgorod, anche alcuni funzionari statunitensi hanno confermato al Washington Post l’origine dei veicoli. Gli Stati Uniti sono da tempo impegnati a sostenere che non incoraggiano azioni ucraine contro il territorio russo, ma se fornire armi da guerra ai partigiani russi ha oggi un valore militare nel conflitto in corso, in prospettiva la disponibilità di armi così distruttive in mano a gruppi armati di ispirazione dichiaratamente nazista deve preoccupare chiunque tema azioni terroristiche in Europa.
Non a caso il governo del Belgio ha reso noto che chiederà a Kiev chiarimenti sull’impiego delle armi di fabbricazione belga fornite agli insorti russi. I ministri della Difesa e degli Esteri Ludivine Dedonder e Haja Labib hanno ribadito che le armi fornite da Bruxelles "sono destinate alle forze armate ucraine per proteggere il loro territorio e la popolazione dall'invasione russa e non sono destinate a gruppi con interessi interni russi".