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LIBERTÀ RELIGIOSA/15

Bangladesh, dove l'islam minaccia i cristiani

Formalmente la libertà di culto viene garantita, ma la pratica è ben diversa. Gira per esempiouna certa aria "pakistana" da legge sulla blasfemia..

Attualità 25_06_2011
Cristiani in Bangladesh


Il cristianesimo entrò in Bangladesh nel XVI secolo, grazie ai commercianti cattolici provenienti dal Portogallo, che si stabilirono nel paese e fondarono chiese cattoliche. La prima chiesa cattolica fu costruita nel 1599 a Chandecan, vicino a Kaliganj, nei Sunderbans dell’attuale distretto di Satkhira. Più tardi queste chiese attirarono molti abitanti locali. Alcuni si convertirono, altri si unirono in matrimonio con i portoghesi. Il protestantesimo arrivò nel Bengala occidentale nel 1793 per mezzo di William Carey. Da allora, iniziò una nuova era missionaria e vi si stabilirono molte organizzazioni cristiane. Verso la fine del 18° secolo i presbiteriani e i battisti dall’Inghilterra, dall’Australia e dalla Nuova Zelanda influenzarono la vita spirituale della popolazione bengala. E fra il 1900 e il 1960 arrivarono i missionari americani per dare un nuovo impulso a quest’opera missionaria.

Dopo la guerra bengala di liberazione del 1971, il Bangladesh finì sotto il dominio musulmano del Pakistan. In seguito, si verificò una rinascita di società missionarie protestanti, che, si impegnarono nell’evangelizzazione e nei campi dell’istruzione, della medicina e del benessere. Oggi, i cristiani - fra protestanti, indipendenti, anglicani, cattolici, ortodossi - costituiscono lo 0,84% della popolazione. L’organizzazione evangelica “Porte Aperte”, nel suo rapporto, sottolinea che in gran parte del paese l’evangelizzazione fra i musulmani è aumentata. Sei o sette delle oltre trenta denominazioni ne sono coinvolte. In precedenza l’evangelizzazione era limitata alle zone più facili abitate da minoranze etniche prevalentemente buddiste. I fondamentalisti musulmani, però, continuano a costituire una fonte di persecuzione per i cristiani del Bangladesh.

Ci sono gruppi islamici che vanno di porta in porta per convincere i credenti ex musulmani a ritornare all’islam. Alcuni gruppi estremisti hanno legami con partiti politici nelle roccaforti del nord e dell’est del Bangladesh. I musulmani e gli imam locali continuano, specialmente nelle zone rurali, a mettere sotto pressione i cristiani e soprattutto i credenti ex musulmani. I pastori e le loro famiglie sono bersagli facili per i teppisti locali. Le cristiane vengono vessate e in alcuni casi violentate. Gli ufficiali della polizia e del governo nei villaggi e a livello sotto-distrettuale tendono ad essere apatici e parziali riguardo alla sorte dei cristiani che subiscono furti, stupri, vessazioni e percosse. Nelle zone rurali i nuovi credenti sono messi sotto pressione anche dai familiari. Ci sono mogli che lasciano i loro mariti quando questi si convertono. I genitori costringono le loro figlie a divorziare dai mariti che sono diventati cristiani. La persecuzione degli ex musulmani continua nelle zone rurali, specialmente quando circolano notizie su musulmani che si convertono alla fede cristiana. Così è successo a giugno del 2009 ai credenti nei distretti di Cuadanga e di Alamdanga, dove il clero musulmano e i compaesani hanno minacciato di espellerli e persino di ucciderli se continuano a convertire musulmani.

Così è successo il 20 marzo del 2010, quando più di 500 estremisti musulmani hanno attaccato la Chiesa cattolica di Cristo Salvatore a Boldipukur, a poco più di 300 chilometri da Dacca, la capitale del Bangladesh. L'assalto ha provocato vari feriti, cinque dei quali gravi. Sembra che la causa sia stata la disputa di un terreno appartenente alla parrocchia. Padre Leo Desai, parroco della chiesa locale, ha spiegato ad AsiaNews - la notizia è stata ripresa dall’agenzia Zenit - che alcuni musulmani del luogo cercano da anni di impossessarsi del terreno. Di recente, però, "una sentenza del tribunale ha stabilito che esso è di proprietà dei cattolici", ha detto il parroco, che ha anche ricordato che nel 1973 la Chiesa locale ha concesso un "permesso orale" a due istituti scolastici per l'utilizzo della proprietà. La costruzione di un nuovo muro di cinta ha scatenato la violenza. "Il 19 marzo una folla di musulmani si è riunita al termine della preghiera del venerdì e ha inscenato una manifestazione di protesta contro i cristiani. Il giorno seguente sono avvenute le violenze", ha spiegato padre Leo, che ha denunciato "il silenzio" della polizia, che è rimasta a guardare gli assalitori "senza intervenire". La comunità locale ha circa 3.600 fedeli cattolici, per la maggior parte appartenenti a gruppi tribali.

Nel febbraio di quest’anno, come ha riportato l'Agenzia Fides - riferendo la denuncia giunta dalla Commissione “Giustizia e Pace” della Chiesa locale - un villaggio è stato dato alle fiamme e decine di tribali sono stati feriti e scacciati da Ragipara, nel distretto montuoso di Rangamati, nella diocesi di Chittagong. Gli indigeni che hanno subito la violenza, perpetrata da coloni musulmani, sono buddisti, indù e cristiani appartenenti alle minoranze etniche. Oltre 300 coloni musulmani, che intendevano impadronirsi di nuove terre per l’agricoltura, hanno organizzato una spedizione punitiva contro il villaggio abitato da indigeni. I coloni erano appoggiati da agenti della polizia locale, che hanno legittimato gli abusi. Altri casi del genere (tribali attaccati e privati della terra) si sono registrati nei giorni scorsi nell’area di Gulishakhali. I coloni musulmani hanno trovato il pretesto della morte di un loro compagno, Ali Saber, trovato morto nell’area di Ragiparam ed hanno inscenato una reazione violenta, calpestando i diritti delle minoranze.

Da tempo i coloni musulmani mirano a scacciare dalla zona gruppi etnici locali, non musulmani, per acquisire nuovi terreni agricoli. In molti casi ci sono riusciti, in quanto nessuno, nemmeno le autorità civili, rispetta e garantisce i diritti delle minoranze etniche e religiose. L’avvocato King Devasish Roy, anch’egli un tribale, ha scritto una lettera aperta alle autorità civili e alla Commissione Nazione per i Diritti Umani del Bangladesh, denunciando l’accaduto e notando “la complicità delle forze di polizia”. La lettera chiede una indagine sull’episodio di Ragipara, con l’identificazione e la condanna dei colpevoli, e invita il governo a proteggere e tutelare i diritti dei cittadini membri di minoranze etniche o religiose.

In Bangladesh l’Islam è religione di Stato. La Costituzione afferma il diritto di ogni cittadino a professare, praticare e diffondere la propria religione. Di recente, non ci sono state modifiche alla Costituzione e ai diritti dei fedeli. Il 29 dicembre 2008 è salito al governo l’Awami league - il partito secolare, fondato nel 1949, che ha portato il Bangladesh all’indipendenza dal Pakistan - ottenendo 263 dei 300 seggi disponibili in Parlamento. Il clima sociale nel Paese - avverte il rapporto dell’Istituto di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre - non è privo di tensioni. Nonostante le formali garanzie alla libertà di culto, si sono verificati diversi casi di persecuzione e discriminazione in base all’appartenenza religiosa e/o a minoranze etniche. Nella maggior parte dei casi la polizia non è intervenuta per difendere le minoranze dagli abusi dei musulmani fondamentalisti. Nel 2009 si sono verificati attentati e azioni dimostrative a danno dei cattolici da parte di fondamentalisti musulmani.

In agosto la famiglia islamica di Rashidul Amin Khandaker, convertitosi al cristianesimo nel 2008, è stata completamente emarginata dagli altri islamici e la loro casa è stata devastata. A Ruhul, padre di Rashidul, è stato impedito di entrare in moschea per pregare e il primo agosto è stato minacciato dal gruppo estremista islamico Allahr Dal, che gli ha addirittura intimato di uccidere il figlio. Il 25 settembre, l’attivista per i diritti umani William Gomes, cattolico convertitosi dall’Islam, è fuggito da casa per salvarsi da un gruppo di militanti islamici che volevano uccidere lui e la sua famiglia, dopo avere bruciato la loro casa. Ha cercato la protezione della polizia ma gli agenti del commissariato di Jatrabri si sono limitati al semplice accoglimento della denuncia. Gomes ha raccontato che l’ufficiale di turno gli ha garantito l’intervento della polizia solo a fatto avvenuto e ha commentato le minacce dicendogli che non poteva stupirsi della rabbia dei musulmani per la sua conversione. Il 27 settembre, alcuni aderenti al movimento islamico Hizbut Tawhid hanno aggredito uno studente cristiano a Dhaka, accusandolo di aver criticato Maometto.

Uno degli assalitori ha iniziato ad accusarlo di aver oltraggiato il Profeta, definendo i cristiani “la maledizione della nazione” che “vogliono convertire i musulmani”. Il 22 ottobre, un gruppo di musulmani ha sparato colpi di fucile contro la casa della famiglia di Sunil Gomes, cattolico della parrocchia di San Lorenzo a Dhaka. Già l’8 ottobre, 150 musulmani avevano invaso la casa e requisito una parte del giardino. Inoltre, il gruppo musulmano ha tolto la targa col nome della famiglia Gomes e una piccola croce, sostituendola con una targa con la scritta «Allah Akbarv. La signora Gomes ha dichiarato ad “AsiaNews” che i vicini musulmani “da tanto tempo ci spingono a vendere la casa”. Ma della famiglia fanno parte anche i genitori molto anziani e malati, che non potrebbero sopportare un trasferimento forzato. A cavallo tra agosto e settembre, la comunità cattolica di Solepur è stata oggetto di numerose violenze da parte di musulmani, che con furti e minacce hanno cercato di costringerli ad andarsene per occupare i loro terreni. Nel 2009, si sono verificati anche casi di violenze contro i membri della chiesa protestante e contro gli indù.