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Avvenire in campo per le due mamme si arrampica sugli specchi

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C'era da aspettarselo: Avvenire in campo per difendere la sentenza della Consulta sulle due mamme. E cita Kant dimostrando di non ammettere la conoscibilità di nessun fine, né riconosce che si possa parlare di natura. 

Editoriali 24_05_2025

Era scontato che Avvenire appoggiasse la sentenza della Corte costituzionale che riconosce a due donne di essere ambedue mamme di un bambino concepito per via artificiale all’estero e nato in Italia. Un articolo di Giuseppe Anzani pubblicato ieri ritiene che attribuire ad un bambino due mamme e nessun papà sia nel suo interesse e quindi per noi un dovere. Era scontato che il quotidiano dei vescovi assumesse questa posizione contraria alla legge naturale, prima ancora della Costituzione, dato che ormai da molto tempo - anche se nessun vescovo sembra accorgersene, protestare e dissociarsi - è diventato l’organo di stampa di un nuovo partito radicale cattolico.

A dimostrare l’imbarazzante arrampicata sugli specchi di Anzani basterebbe ampiamente l’articolo di Tommaso Scandroglio pubblicato ieri dalla Bussola. Mentre suggeriamo una rilettura di quell’articolo, possiamo comunque fare qualche altra considerazione, cominciando dalla fine dell’articolo di Avvenire e da una citazione apparentemente secondaria.

La tesi centrale di Anzani è che, comunque sia stato concepito o partorito, quando un bambino è nato, è nato, e va giuridicamente protetto in modo tale che la natura – nonostante gli incidenti e le deviazioni intervenuti – possa fare il suo corso e il bambino sia accudito, educato e le sue potenzialità (naturali) vengano sviluppate. Per sostenere questa tesi egli cita un noto ed abusato passaggio del filosofo Immanuel Kant, secondo cui bisogna trattare l’altro nostro simile mai come mezzo ma solo come fine. Il bambino¸ una volta che c’è, è un fine e come tale va considerato e trattato, così dice il neokantiano Anzani.

Ma Kant non ammette la conoscibilità di nessun fine, né riconosce che si possa parlare di natura. A guidare la morale e il diritto Kant non pone dei fini ma la legge stabilita dalla coscienza, ossia dall’intenzione, senza riferimento a nessun ordine delle cose che, per Kant, rimane sconosciuto. Per Kant non c’è il bene, c’è il dovere e il dovere è posto dalla coscienza. Nella vicenda di questa sentenza della Corte costituzionale e nell’arrampicata sugli specchi di Anzani, l’idea di un ordine naturale e finalistico come fonte della morale e del diritto sparisce, proprio come voleva Kant. Citando Kant, Anzani ha evidenziato i propri errori di impostazione.

Quel bambino, come ha ben messo in luce il già citato Scandroglio, non è stato trattato come un fine, ma come un mezzo. Un mezzo per le due donne che lo hanno concepito in modo innaturale in soddisfazione di una maternità “intenzionale”, mentre ogni bambino ha il diritto di venire al mondo “umanamente” e va considerato un bene donato e non la soddisfazione di una intenzione. Un mezzo, poi, anche per chi ha avviato il processo, a cominciare dal Comune che ha registrato le due mamme, puntando su ulteriori aperture ai “nuovi diritti”. Un mezzo, infine, per quanti spingono politicamente perché sia riconosciuta la possibilità di una coppia omosessuale di avere figli, anche se per ora si accontentano di un successo limitato al riconoscimento di una fecondazione extracorporea effettuata all’estero.

Il fine o è espressione di inclinazioni naturali o non è un fine, ma un desiderio. Quel bambino è stato strumentalizzato, ed ora Anzani, sul quotidiano che dovrebbe essere dei cattolici italiani, accetta il caso appellandosi proprio alla natura. Bisogna riconoscere che quel bambino è stato strumentalizzato anche da Avvenire. Altro che fine!

Nel suo articolo Giuseppe Anzani finge di non vedere due aspetti. Il primo è che il caso apre evidentemente al prossimo riconoscimento della filiazione per via artificiale delle coppie omosessuali, almeno femminili. Attualmente la legge lo vieta? Domani però potrebbe permetterlo e questo precedente farà senz’altro da ponte per questo esito. L’utero in affitto è stato dichiarato dal parlamento reato universale? Ma due donne possono anche farne a meno. Domani si potrà avere due mamme in punta di diritto e non solo come accoglimento di un concepimento realizzato all’estero. Teniamo conto che su questi temi la maggioranza in parlamento non garantisce completamente.

Il secondo è che il “Nostro” non vede la manipolazione della Costituzione, i cui articoli sono stati utilizzati nella sentenza per giustificare l’assurdità etica e giuridica della “maternità intenzionale”. Qui però è bene allargare il discorso oltre Avvenire, perché le critiche a questa sentenza apparse ieri sulla stampa non completamente allineata si sono fermate alla Costituzione e non sono andate ai fondamenti della Costituzione stessa. Senza il fondamento in un ordine naturale e finalistico la Costituzione risulta un artificio e, come tutti gli artifici, può essere artificiosamente rivista e manipolata secondo la linea di un “costituzionalismo desiderativo”. La Costituzione non si salva da sola. L’attuale sentenza della Consulta è solo l’ultima di una lunga serie che ha demolito ogni riferimento ad un ordine precedente la Costituzione sul quale essa dovrebbe fondarsi. Ci sono perfino giornalisti cattolici che leggono la natura umana con la lente della Costituzione, mentre si dovrebbe fare il contrario.