LETTERE IN REDAZIONE
Avvenire e Magistero
Un intervento del direttore di Avvenire è stato male interpretato.
LETTERE IN REDAZIONE
13_06_2011
Caro direttore,
ho letto il commento che avete proposto alla risposta del direttore di Avvenire a un lettore. Si parlava di giovani e lavoro, e il direttore di Avvenire ha messo in evidenza l’importanza dei problemi occupazionali con l’inconsistenza dei temi proposti da certi ambienti, riguardanti l’eutanasia e le simil-famiglie. Leggendo l’intervento del direttore di Avvenire e il vostro commento mi viene il dubbio che non abbiate correttamente interpretato le parole di Tarquinio. Che mi sembra se la prenda, pur senza esplicitarlo, con chi (radicali & c.) pone al centro del dibattito questioni che interessano un numero molto limitato di persone. E non con chi, Avvenire tra gli altri, ha dedicato molte energie a contrastare quelle tesi.
Francesco
Caro direttore,
credo proprio che Tarquinio si sia espresso malissimo per dire una cosa verissima: il vero problema della gente non è quello di ottenere il diritto alla morte degna o di arrivare al riconoscimento delle coppie di fatto. Quella parte di cultura e di politica che su questi temi sta battendosi strenuamente per stravolgere i valori (non negoziabili), costringe gli altri alla difesa di questi valori, e questa battaglia sottrae energie al sostegno dell'occupazione, della famiglia, della natalità e cose simili.
Antonio Meo
Caro direttore
leggo sempre con piacere la Bussola e apprezzo molto i contenuti, ma stavolta avete preso un granchio. Capita anche ai migliori. Dalla risposta di Tarquinio su Avvenire appare chiaro (se è letta tutta intera, compreso il riferimento a Bagnasco) che coloro che non dovrebbero perdere tempo con questioni quasi inesistenti o irrilevanti sono i politici che vogliono introdurre roba come l'eutanasia e i pacs, che riguardano personalmente poche persone a paragone di un'intera generazione di giovani che non trova lavoro, mentre ciò che la maggioranza del paese vuole davvero non è il diritto a morire ma la possibilità di vivere. Purtroppo Invernizzi rimprovera Tarquinio come se costui si fosse rivolto non ai politici laicisti, ma ai cattolici, cioè non a chi vuole danneggiare ma a chi vuole difendere.
Claudio Schettino
leggo sempre con piacere la Bussola e apprezzo molto i contenuti, ma stavolta avete preso un granchio. Capita anche ai migliori. Dalla risposta di Tarquinio su Avvenire appare chiaro (se è letta tutta intera, compreso il riferimento a Bagnasco) che coloro che non dovrebbero perdere tempo con questioni quasi inesistenti o irrilevanti sono i politici che vogliono introdurre roba come l'eutanasia e i pacs, che riguardano personalmente poche persone a paragone di un'intera generazione di giovani che non trova lavoro, mentre ciò che la maggioranza del paese vuole davvero non è il diritto a morire ma la possibilità di vivere. Purtroppo Invernizzi rimprovera Tarquinio come se costui si fosse rivolto non ai politici laicisti, ma ai cattolici, cioè non a chi vuole danneggiare ma a chi vuole difendere.
Claudio Schettino
Facciamo ammenda. In effetti abbiamo attribuito a Marco Tarquinio una posizione che non gli appartiene e ci scusiamo per questo con il direttore di Avvenire e con i lettori. A parziale attenuante invochiamo due elementi: 1. L’oggettiva poca chiarezza della frase, che ha indotto in errore non solo noi, ma diverse persone che pure avevano segnalato quella risposta; 2. Il clima ambiguo che si respira nella Chiesa, dove da più parti i princìpi non negoziabili sono a turno incompresi, ignorati o messi in discussione.
In ogni caso, ci prendiamo la responsabilità dell’errore commesso, consapevoli che l’amore per la verità - che vuole essere la nostra linea editoriale - è più forte di qualsiasi imbarazzo. (rc)
In ogni caso, ci prendiamo la responsabilità dell’errore commesso, consapevoli che l’amore per la verità - che vuole essere la nostra linea editoriale - è più forte di qualsiasi imbarazzo. (rc)