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DOV'E' IL BENE COMUNE?

Avremo il governo neutrale anche con Salvini & Di Maio

Se per evitare un governo neutrale, Salvini e Di Maio ne formano uno politico, sarebbe esso stesso, in qualche modo, neutrale. Intanto perché farebbe le cose neutre rispetto ai due programmi che sono antitetici. In secondo luogo perché farebbe le cose che ci sono da fare, ma queste oggi sono dettate dall’Unione europea a cui un governo neutrale sarebbe solo obbediente.

-INTANTO L'EUROPEISTA MATTARELLA... di Ruben Razzante

Politica 11_05_2018

Il Presidente della Repubblica ha indicato due vie: o elezioni o la creazione di un governo neutrale che faccia le cose immediatamente utili per il Paese e non procrastinabili, in attesa di eventuali nuove elezioni in dicembre. Nel frattempo, però, per paura delle elezioni, o per altri motivi, Lega e Movimento 5 Stelle sembrano mettersi d’accordo al novantesimo minuto per un governo politico che però, a questo punto, assomiglia molto ad un governo neutrale esso pure. Per questo è lecito chiedersi: è veramente possibile un governo “neutrale”?

Si può cominciare da alcune considerazioni elementari. Nella attuale situazione italiana molti sono “interessati” ad un governo neutrale, che per loro quindi non è affatto neutrale. Parlo dei centri di potere che vogliono accontentare l’Unione Europea circa i prossimi immediati impegni in sede comunitaria. Parlo dei partiti che non hanno interesse a nuove elezioni, come per esempio il Partito democratico che potrebbe esserne ulteriormente danneggiato e ha bisogno di un periodo di decantazione, o come Forza Italia che rischierebbe in una campagna elettorale da resa dei conti di venire schiacciata tra Salvini e Di Maio, o come gli stessi Grillini che forse ne risulterebbero ridimensionati dopo la fiammata del 3 marzo. Parlo dei neoeletti parlamentari che non sono per niente sicuri di essere rieletti in una prossima nuova tornata elettorale. Se molti sono interessati ad un governo neutrale e spingono verso di esso vuol dire che non è neutrale.

E come valutare le cose ritenute neutre che un governo neutrale dovrebbe limitarsi a fare? Ogni valutazione è una scelta e ogni scelta è una presa di campo. Anche eventuali scadenze istituzionali non cadono dal cielo ma sono frutto di scelte politiche precedenti e chiamano in causa nuove scelte schiettamente politiche.

Se per evitare un governo neutrale, Salvini e Di Maio ne formano uno politico, sarebbe esso stesso, in qualche modo, neutrale. Intanto perché farebbe le cose neutre rispetto ai due programmi che sono antitetici. In secondo luogo perché farebbe le cose che ci sono da fare, ma queste oggi sono dettate dall’Unione europea a cui un governo neutrale sarebbe solo obbediente.

Del resto la Costituzione non prevede alcun governo neutrale, né tecnico, né di scopo, né di garanzia, né di transizione, né di servizio. Quando un governo gode della maggioranza in Parlamento da cui ottiene la fiducia, è costituzionalmente nella pienezza dei suoi poteri. Nessuno, nemmeno il Presidente della Repubblica, potrà dirgli che quella certa cosa non è da fare perché andrebbe fuori del mandato di un governo neutrale. Non è possibile nemmeno un governo a tempo, perché ricevuta la fiducia, il governo è virtualmente chiamato a rimanere in carica per tutta la legislatura.

Anche solo per queste considerazioni di buon senso si capisce che il governo neutrale, sia nella forma del governo tecnico sia in quella del governo Salvini-Di Maio, è un inganno. Su questo inganno molti uomini politici che sono stati chiamati a guidare governi tecnici hanno poi cercato di costruirsi una carriera politica.

La neutralità è impossibile anche da altri punti di vista. La neutralità in politica è impossibile non perché ogni scelta nasconda degli interessi materiali, come sostengono i marxisti, ma perché ogni scelta politica ha a che fare con la verità e il bene, che non sono mai neutrali. Parlare di neutralità in politica, quindi, vuol dire confondere le idee non solo nel senso di presentare come neutro quanto invece è funzionale a precisi interessi, ma soprattutto nel senso di indurre a pensare che sia possibile una politica indifferente alla verità e al bene. Che ci siano delle “cose da fare” di tipo amministrativo che, come si vuol dire spesso, non sono né di destra né di sinistra. Ci sono senz’altro delle scelte che non sono né di destra né di sinistra e sono quelle conformi alla natura umana e al suo bene oggettivo. Ma per farle non bisogna per niente essere neutrali, ma bisogna scegliere a favore della natura umana e del suo bene oggettivo. Ciò comporta il rifiuto di mille altre scelte contrarie, altro che neutralità.

Per neutralità in politica si intende forse “oggettività”, compiere le scelte che stanno obbligatoriamente davanti a tutti e che si impongono come un dovere per tutti. È bene che la politica scopra quanto precede la politica stessa e dovrebbe imporsi a tutte le parti politiche in causa come vero e buono. Magari si maturasse la consapevolezza che la politica non può né deve decidere di tutto, ma che qualcosa la precede, prima di tutto l’ordine stesso della società che non è deciso dai partiti né votato dai parlamenti ma stabilito dalla natura delle cose. Riconoscere questo ordine oggettivo, però, non vuol dire scegliere un ordine neutro, ma un ordine etico che deve essere voluto prima moralmente e poi politicamente. La neutralità e la tecnica, invece, non richiedono di essere oggetto di una scelta morale ma, appunto, solo tecnica e operativa.

È per questo che la neutralità non manifesta nessun ordine finalistico e, quindi, è la negazione della politica. Quest’ultima è la ragione umana che esamina la bontà o meno delle scelte da farsi insieme in ordine al raggiungimento del bene comune. Il confronto tra i partiti dovrebbe riguardare la razionalità della politica e la zuffa politica dovrebbe essere invece una disputa. Il presunto governo neutrale, sia esso di con Commis d’État sia esso di Salvini-Di Maio, annulla sia la razionalità della politica sia la politica come disputa per il bene comune.