Aumenta il numero dei minori non accompagnati in fuga dal Sudan del Sud in guerra
Oltre il 60% dei profughi sud sudanesi che fuggono in Uganda sono minori, molti dei quali non accompagnati. La scarsità di personale e le dimensioni degli insediamenti rendono elevato il rischio di abusi e violenze
Continua l’afflusso di profughi in Uganda, in fuga dal vicino Sudan del Sud dove dal 2013 si combatte una guerra tribale tra le più atroci. I minori sono oltre il 60%, con un aumento preoccupante di quelli soli, senza persone adulte ad accompagnarli. Sono orfani oppure sono stati separati per qualche motivo dal resto della famiglia durante la fuga. Hanno dovuto adattarsi a vivere come degli adulti, spesso dovendosi far carico dei fratelli più piccoli. Portano il peso di esperienze traumatiche. Raccontano di parenti uccisi sotto i loro occhi, di essere stati obbligati a guardare mentre la mamma veniva stuprata, di essere stati costretti a violentare dei famigliari, minacciati di morte se rifiutavano. Al loro arrivo al confine ugandese, l’Acnur e i suoi partner, tra cui decine di organizzazioni non governative locali e internazionali, li identificano, li interrogano e ne determinano lo status. Poi vengono affidati a degli adulti disposti a farsene carico – di solito altri rifugiati – oppure si lascia che formino dei nuclei famigliari con un ragazzo grande come capofamiglia. In entrambi i casi la preoccupazione è far sì che i fratelli restino insieme per non dividere le famiglie. I dipendenti dell’Acnur e delle ong hanno il compito di seguire i minori soli e di accertarsi delle condizioni. Ma, come spiega Suwedi Yunys Abdallah, il funzionario dell’Acnur incaricato di organizzare il soggiorno dei minori non accompagnati, la scarsità di personale e le dimensioni degli insediamenti rendono difficile effettuare delle visite regolarmente. Così i bambini rischiano di essere esposti a pericoli e abusi: malattie, stupri, matrimoni forzati, riduzione in schiavitù sessuale, reclutamento forzato in gruppi armati.