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INTERVISTA A CAMISASCA

Attacco alla chiese: «Odio alla fede che giudica il mondo»

Nuova e gravissima devastazione di una chiesa. Stavolta a Reggio Emilia. Il vescovo Camisasca celebrerà oggi una Messa di riparazione. E alla Bussola dice: «Non è vandalismo, non si rivolge contro le persone, ma contro Dio». Cristianofobia? «Gesù utilizza "odio" che è ancora più forte di "fobia". È il messaggio di vita che i cristiani portano a far paura, perché la fede mette in discussione i poteri del mondo». Nella chiesa distrutte statue e tabernacolo e gettate le Ostie: «Si va contro il sacro perché si riconosce la provocazione che viene da esso ad ogni cuore».
- BAIRES, DUOMO PROFANATO, SILENZIO DELL'ARCIDIOCESI di Germán Masserdotti

Libertà religiosa 05_09_2021

L’immagine più impressionante è quella di una statua della Madonna decapitata con la testa ai piedi della Vergine. Una Madonna decapitata, come quella sfregiata dall’Isis che ha fatto capolino in Romagna per essere venerata e che è diventato un simbolo dei cristiani perseguitati di Mosul. Ma questa volta non siamo in Iraq, ma nella tranquilla collina reggiana. E non c’è un nemico armato di kalasnhikov e scimitarre inneggiante allo Stato islamico, bensì un nemico più subdolo e nascosto.

È qui, precisamente a Cà de Caroli, nel comune di Scandiano, provincia di Reggio Emilia, che la scorsa settimana ignoti hanno letteralmente devastato la chiesa parrocchiale. Hanno distrutto statue, danneggiato il tabernacolo, rovesciato le specie eucaristiche, buttato a terra i libri liturgici e ammaccato calici e patene. Un passaggio brutale e sacrilego che ha sconvolto la comunità locale.

«Un atto vandalico», hanno titolato i giornali locali, ma il titolo non rende ragione della violenza cieca e anticristiana che si cela dietro questo raid su cui adesso stanno indagando i carabinieri della locale stazione su input della procura reggiana.

È il cristianesimo l’obiettivo da colpire, non è soltanto la voglia di vandalizzare un luogo di culto più o meno importante dal valore artistico. E questo concetto lo ribadirà anche il vescovo di Reggio quest’oggi alle 16.30 quando si recherà nella chiesa per celebrare una Messa di riparazione per il grave attentato commesso.

E in questa intervista alla Bussola, Massimo Camisasca, ribadisce che attaccare il sacro significa attaccare la bellezza e la verità.

Eccellenza, che cosa pensa delle motivazioni che hanno spinto gli autori a un gesto così grave?
Al momento attuale non so quali siano le motivazioni che hanno portato gli autori della devastazione della chiesa al loro atto sacrilego. Certamente chi compie tali atti sa di trovarsi in una chiesa. Vuole esprimere una volontà di profanazione dell'Eucarestia e del sacro? Desidera manifestare una avversione alla Chiesa o agli uomini di Chiesa? Ha qualche ragione personale di vendetta?

Parliamo, però, di sacrilegi o profanazioni e non semplicemente di atti vandalici, come invece buona parte della stampa tende invece a derubricare questi episodi. Che differenza c’è? È importante rimarcare questa differenza?
Certamente c'è una differenza sostanziale tra atto vandalico e sacrilegio. Il primo riguarda gli uomini e le loro proprietà, il secondo è rivolto a Dio e alla sua vita. Alla radice di tutto ciò vi è una ignoranza ormai diffusissima non solo a riguardo della fede cristiana e della sua importanza per la vita personale e sociale, ma anche a riguardo di Dio come fondamento della fraternità umana e di un'autentica speranza sia per il presente che per il futuro. Il nostro tempo, tutto chiuso nell'immanenza, non sa più riconoscere il sacro e perde così le ragioni più profonde della bellezza e della verità. Eppure, paradossalmente, questi atti avvengono in chiesa proprio perché il sacro non può mai essere definitivamente sradicato. Si va contro il sacro proprio perché si riconosce, più o meno consapevolmente, la provocazione che viene da esso ad ogni cuore. 

L’episodio riporta all’attenzione un’escalation di devastazioni analoghe che in Italia si stanno succedendo in sequenza come documentano le cronache locali ma che in paesi come la Spagna, ad esempio, sono ormai all’ordine del giorno. È corretto parlare di cristianofobia? 
Nel Vangelo Gesù (Gv 15,18) dice: “Non stupitevi se il mondo vi odia, prima di voi ha odiato me”. Il verbo usato da Gesù è dunque ancora più forte di "fobia". Che cosa vuol dire "cristianofobia"? Letteralmente: "paura dei cristiani". Non penso che oggi nessuno possa avere paura dei cristiani come fonte di potere o come persone pericolose. Piuttosto è il messaggio di vita che essi portano a far paura. Esso indica infatti la necessità di accedere a un livello più profondo di vita se si vuole veramente camminare verso la felicità. La fede mette in discussione i poteri del mondo: l'edonismo, lo scientismo, l'avarizia, l'odio, ecc... Mai come in questo tempo la fede cristiana mostra di essere la vera alternativa alla decadenza antropologica che ci attanaglia.

Esattamente un anno fa lanciavamo un appello alle forze politiche per la creazione di un osservatorio apposito sulla cristianofobiaRitiene che possa essere uno strumento utile per sensibilizzare l’opinione pubblica su un’emergenza che non va confusa con la delinquenza comune?
Tutto ciò che ci porta a conoscere la vera realtà dei fatti è utile. Non dobbiamo generare né mobilitazioni né guerre, ma essere consapevoli della battaglia che il demonio combatte ogni giorno dentro il cuore dell'uomo. 

Oggi celebrerà personalmente una Messa di riparazione. Che importanza ha questo gesto?
Innanzitutto, desidero riparare all'oltraggio fatto verso Dio e l'Eucarestia. Desidero poi riaffermare la sacralità del luogo in cui l'uomo incontra il Signore. Voglio essere vicino a un popolo ferito, ringraziare Dio per la Sua presenza eucaristica in mezzo a noi. Desidero anche pregare per gli autori degli atti sacrileghi perché possano incontrare Dio come fonte della loro felicità.