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Atlantismo o europeismo? Il caso Belloni ridisegna l'intelligence

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Anche le dimissioni di Elisabetta Belloni dal Dis si iscrivono con ogni probabilità nella cornice di riequilibrio sovranazionale dei poteri. L’impressione è che l’Italia sarà sempre più stretta tra due fuochi: da una parte l’atlantismo dall’altra l’europeismo. 

Politica 08_01_2025

Sul fronte dei servizi segreti italiani, il 2025 si apre col botto, con le sorprendenti dimissioni di Elisabetta Belloni dalla sua posizione di capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), la struttura di coordinamento dei servizi segreti italiani. La sua uscita dal panorama dell’intelligence, dopo aver ricoperto una carica di grande prestigio, solleva molte domande sulle ragioni di una decisione che ha sorpreso il mondo politico e dell'intelligence.

Era a un passo dal Quirinale. Prima che il Parlamento si orientasse verso il Mattarella bis, il suo nome sembrava tra i più accreditati per la Presidenza della Repubblica, poi non se ne fece nulla. Ora Elisabetta Belloni, con un gesto a sorpresa, lascia la direzione del Dis, comunicando le sue dimissioni al premier Giorgia Meloni e al sottosegretario Alfredo Mantovano.

A quanto pare la notizia risale a prima di Natale, ma è stata resa pubblica due giorni fa. Dunque non ci sarebbe alcun legame tra le dimissioni della Belloni e l’arresto della giornalista Cecilia Sala. La Belloni, però, non si ritirerà a vita privata. Voci considerate molto attendibili parlano di un nuovo incarico per lei nell’Unione europea. Potrebbe diventare rappresentante personale della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen per alcuni dossier riguardanti la sicurezza e l’immigrazione.

Ovviamente le spiegazioni dietrologiche del clamoroso gesto della Belloni si sprecano. Una delle più credibili è quella di suoi dissapori con Gianni Caravelli, capo dell’Aise, il servizio segreto per gli affari esteri, e con lo stesso sottosegretario Mantovano, che ha per legge il compito di coordinare le due agenzie di intelligence. Senza trascurare i rapporti molto freddi tra la Belloni e il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, con cui non ha mai avuto particolare feeling istituzionale. Dunque da una parte ci sarebbero tensioni interne all'apparato dei servizi segreti, dall’altra un rapporto problematico con la politica. Alcuni osservatori ritengono che la decisione di Belloni possa essere stata influenzata da divergenze con il governo italiano, che ha visto nel corso degli ultimi anni una crescente influenza politica sulle istituzioni di sicurezza. La politicizzazione dei servizi potrebbe aver portato Belloni a ritenere che fosse difficile mantenere l’indipendenza necessaria per un buon funzionamento dei servizi segreti.

Nominata nel 2016 alla guida del DIS, Elisabetta Belloni è stata la prima donna a ricoprire tale ruolo nella storia dei servizi segreti italiani. La sua carriera è stata segnata da una solida preparazione diplomatica e da esperienze internazionali, avendo ricoperto ruoli chiave nel Ministero degli Affari Esteri e nella rappresentanza diplomatica italiana all'estero. Durante il suo mandato, Belloni ha gestito complesse situazioni di sicurezza, consolidando la sicurezza nazionale e giocando un ruolo fondamentale nelle relazioni con le agenzie di intelligence di altri paesi.

Ecco perchè non è da escludere che le dimissioni siano legate anche a dinamiche internazionali. La Belloni ha guidato i servizi segreti italiani in un periodo di grande instabilità globale, con sfide legate al terrorismo, alle minacce cyber e alle relazioni con paesi stranieri. La pressione crescente derivante da conflitti geopolitici e dalla necessità di adeguare le politiche di sicurezza italiana alle nuove sfide globali potrebbe aver influenzato la sua decisione di lasciare il ruolo.

Le dimissioni di Belloni pongono ora interrogativi sul futuro dell'intelligence italiana. Chi la sostituirà in un contesto globale sempre più complesso? L’incarico richiede un profilo che combini esperienza nelle relazioni internazionali, competenze di intelligence e capacità di gestire delicate dinamiche politiche. È probabile che la scelta del nuovo direttore dei servizi segreti avrà un impatto significativo sulle politiche di sicurezza e sulla posizione dell'Italia nel contesto delle alleanze internazionali. Tra i candidati favoriti a sostituirla spicca il nome di Bruno Valensise, attuale direttore dell’Aisi. Dietro di lui Gianni Caravelli, Giuseppe del Deo, Andrea de Gennaro e Francesco Figliuolo.

Più in generale si può osservare che la mappa del potere mondiale sta cambiando profondamente dopo l’elezione di Trump che, a cascata, inciderà sugli equilibri geopolitici nelle singole aree del pianeta. Anche mosse come quella della Belloni si iscrivono con ogni probabilità in questa cornice di riequilibrio sovranazionale dei poteri. L’impressione è che l’Italia sarà sempre più stretta tra due fuochi: da una parte l’atlantismo dall’altra l’europeismo. Difficilissimo risulterà conciliare le due fedeltà.