Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Cristo Re a cura di Ermes Dovico
CRISI ECONOMICA

Assolombarda si ribella al "governo dei migliori"

All'Assemblea annuale di Assolombarda, sia gli imprenditori lombardi che i politici presenti non hanno risparmiato critiche alla gestione dell'economia. Le aspettative di crescita si riducono ulteriormente con lo scoppio della guerra. E un'azienda su due rischia di fallire alla fine dell'anno. Il "governo dei migliori" non incanta più.

Economia 31_05_2022
Il sindaco di Milano Sala all'Assolombarda

Gli esponenti del Governo presenti ieri a Milano all’Assemblea annuale di Assolombarda hanno fatto buon viso a cattivo gioco, ma certamente non possono dirsi soddisfatti. Gli industriali non sono affatto contenti dell’operato dell’esecutivo e non si sono lasciati sfuggire l’opportunità di farlo sapere. Sia il presidente Assolombarda, Alessandro Spada che il suo predecessore, ora presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, hanno picchiato duro contro le politiche del governo Draghi, paventando il rischio che la ripresa post-Covid non ci sia e che il conflitto russo-ucraino dia il colpo di grazia definitivo all’economia italiana.

Le parole di Spada non lasciano spazio a dubbi di sorta: in Lombardia, entro fine luglio, a causa dei rincari energetici e delle incertezze generali, un’azienda su 4 rischia di fallire. Se non dovessero esserci repentini cambi di passo, entro fine anno un’azienda lombarda su due potrebbe dover chiudere i battenti. Non proprio una bella notizia, considerato che la Lombardia è la locomotiva d’Italia e che se si ferma la Lombardia il Paese rallenta in maniera vistosa. Le cifre peraltro sono eloquenti: prima dello scoppio del conflitto in Ucraina, l’Italia sperava in una crescita del 4% del Pil nel 2022, ora farebbe i salti di gioia se riuscisse ad arrivare al 2%.

Ma al di là della congiuntura internazionale, quali sono le criticità secondo gli industriali? «Gli interessi di breve termine - lamenta il presidente Assolombarda - hanno prevalso sullo sguardo di lungo periodo; la politica si è ridotta a puro consenso ed è caduta ostaggio dei comitati del “No”, lasciando campo libero a una burocrazia che sembra costruita con il solo scopo di frenare ogni spinta. Eppure, è dimostrato che l’Italia riesce a concludere le opere necessarie quando la politica vuole raggiungere il risultato: penso al gasdotto Tap, per esempio. È dunque ora che essa torni a compiere quelle scelte strategiche che le competono e ad assumersi pienamente le responsabilità. Ascoltando tutti, certamente, ma senza paralizzarsi di fronte ai vari ‘no nucleare’, ‘no rigassificatori’, ‘no termovalorizzatori’. Così non si va da nessuna parte. Tengo a sottolineare che il problema dell’energia tocca, in modo particolare, la Lombardia. Consumiamo oltre il 25% dell’energia elettrica nazionale e circa il 20% del gas naturale. Qui, del resto, c’è il cuore dell’industria italiana e ci sono, inevitabilmente, i maggiori consumi di energia. La nostra regione, in virtù di questo profilo economico, ha esigenze specifiche. Eppure, oggi, il prezzo unico è quasi 5 volte quello di inizio 2020».

Ma a riprova del fatto che le esigenze del territorio sono ormai prevalenti sugli schieramenti politici, il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il governatore lombardo Attilio Fontana hanno parlato la stessa lingua e si sono ritrovati d’accordo tra di loro e con gli industriali sulla rivendicazione del “modello lombardo” e sulla necessità che il governo non pensi soltanto alle regioni del sud ma prenda atto delle eccellenze territoriali lombarde. «Va ridotto il costo della spesa energetica - ha aggiunto Spada - quindi su questo punto chiediamo al Governo di estendere subito anche alle imprese del nostro territorio il credito d’imposta per gli investimenti di efficientamento energetico, oggi esclusivamente a favore del Mezzogiorno». Il Presidente Assolombarda ha infine auspicato che il tema dell’autonomia regionale differenziata, ultimamente accantonato, possa tornare tra le priorità dell’agenda politica nazionale. E Fontana, probabilmente, si prepara a ricandidarsi alla Regione puntando proprio sulla valorizzazione degli elementi di specificità lombardi.

Il sindaco Sala è tornato a parlare di “gabbie salariali”, ricordando che un impiegato pubblico al nord vive molto peggio che al sud, perché «la vita costa molto di più a Milano che in Calabria». L’inflazione, secondo Sala, è superiore all’8%, percentuale ufficialmente dichiarata. Peraltro l’Italia ha il terzo più elevato tasso di disoccupazione in Europa: oltre l’8,3% contro una media nell’Eurozona del 6,8%.

Ha rivolto pesanti critiche all’esecutivo anche il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha attaccato ancora una volta la politica dei bonus e degli aiuti a pioggia, che non creano sviluppo ma solo nuove povertà. «Il ministro del lavoro - ha detto Bonomi - è preoccupato di cercare lavoro ai navigator, che sono nati proprio per cercare lavoro agli altri». Secondo il numero uno di Viale dell’Astronomia, sono ormai indispensabili riforme strutturali, anziché palliativi che rimandano solo la risoluzione dei problemi senza minimamente affrontarne le cause.

E’ evidente che anche gli industriali, dopo aver spinto, un anno e mezzo fa, per l’avvento di Draghi a Palazzo Chigi, ora si ritrovano a riempire il loro cahier de doléances di tanti motivi di insoddisfazione. Hanno capito che “il governo dei migliori” era solo una tremenda illusione.