Assistere i suicidi? “Mai”. Eijk sconfessa Paglia
«Un sacerdote non può essere presente quando viene eseguita l'eutanasia volontaria o il suicidio assistito». Le parole dell'Arcivescovo di Utrecht Eijk in aperta opposizione a quelle pronunciate da Paglia (PAV)
Alle affermazioni del vescovo Paglia sul suicidio assistito, apparse come un implicito consenso alla scelta di porre fine alla propria vita, hanno già risposto alcuni teologi e sacerdoti, ribadendo come esse potessero contraddire il dono divino della vita umana ed in qualche modo giustificare l’atto del suicidio assistito e della eutanasia.
Nei giorni scorsi, è stato il Cardinale di Utrecht Willem Jacobus Eijk a tornare sull’argomento, inviando a tutti i sacerdoti un messaggio chiaro: «Un sacerdote dovrebbe parlare chiaramente con una persona che opta per suicidio assistito o eutanasia volontaria e chiarire che sta commettendo un peccato molto grave». «Per lo stesso motivo, un sacerdote non può essere presente quando viene eseguita l'eutanasia volontaria o il suicidio assistito. Ciò potrebbe implicare che il sacerdote non abbia alcun problema con la decisione o addirittura che questi atti moralmente illeciti non siano tali in alcune circostanze secondo gli insegnamenti della Chiesa», ha ribadito nella sua intervista il cardinale che proprio sui temi della eutanasia aveva dedicato i suoi studi medici, prima della vocazione al sacerdozio.
"Un sacerdote deve dire chiaramente a coloro che optano per il suicidio assistito o l'eutanasia [volontaria] che entrambi gli atti violano il valore intrinseco della vita umana, questo è un peccato grave". La gravità del peccato è tale sia per il paziente che per il medico, sia nel caso di suicidio assistito sia nel caso di eutanasia volontaria. A causa di questo grave peccato è impossibile chiedere un funerale celebrato con rito cristiano : "Se un paziente chiede al sacerdote di amministrare i sacramenti (confessione o unzione dei malati) e pianifica un funerale prima che il medico termini la sua vita su sua richiesta o si suicida, il sacerdote non può farlo", per tre ragioni: primo, perché una persona può ricevere i sacramenti solo quando è in una buona disposizione, ed in questo caso invece la persona vuole opporsi all'ordine della creazione, violando il valore intrinseco della sua vita; secondo, la persona che riceve i sacramenti mette la sua vita nelle mani misericordiose di Dio. Chi invece vuole porre fine alla propria vita, vuole prendersi la vita tra le mani e metter l’”io” al posto di “Dio”; terzo, il sacerdote che amministra i sacramenti o pianifica un funerale in questi casi, è colpevole di uno scandalo, poiché le sue azioni possono suggerire che il suicidio o l'eutanasia sono consentiti in determinate circostanze. I sacerdoti possono “con estrema saggezza” decidere eccezioni solo in caso in cui il paziente non abbia avuto piena coscienza o libertà, a causa della propria malattia, nel momento di prendere la decisione di finire la propria vita.
Il Cardinale Eijk ha ribadito che l’unico modo per la Chiesa di combattere la tendenza pro-eutanasia, è quella di "annunciare che Dio ha fatto l'uomo a sua immagine nella sua interezza, anima e corpo" e perciò non è lecito sacrificare la propria e l’altrui vita umana. Il Cardinale Eijk è testimone diretto della deriva che sta martoriando con l’eutanasia e il suicidio assistito anziani e giovani olandesi, paese nel quale la legge attualmente in vigore dal 2001-2002 sta mietendo migliaia di vite ogni anno e si sta ampliando di fatto, tra scandali e pratiche abusive non sanzionate, dalle malattie incurabili che provocano sofferenze permanenti a molte altre malattie sino ai semplici disagi.
Il Presule olandese parla a ragion veduta, specialmente a fronte dei recenti casi olandesi di persone in piena salute che hanno chiesto (ed ottenuto) la propria morte solo perché si «sentivano già pienamente soddisfatti della propria vita» e per malati psichici. A tale proposito, nei giorni scorsi è emersa la notizia che in Olanda nella sola Clinica di Esperti della Eutanasia ben più di 100 malati mentali sarebbero stati inseriti nelle liste d’attesa per l’eutanasia, sarebbero 800 i pazienti in tutta l’Olanda e già 67 sarebbero stati ‘terminati’ (uccisi) in questo 2019. Dati sconvolgenti che hanno indotto il Presidente della Associazione Psichiatrica Olandese a metter le mani avanti: “Noi non possiamo esser sicuri che il desiderio di morire sia il risultato della sofferenza dei pazienti né se tutto sia stato fatto per alleviare la sofferenza stessa”.