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Assisi, roccaforte del Francescanesimo

Ad Assisi culmina il nostro cammino sulle orme di San Francesco. La basilica inferiore della città umbra assomiglia a una fortificazione, mentre la basilica superiore è un tipico esempio di gotico italiano. 

Cultura 03_08_2013
Assisi

Francesco fu proclamato santo da Gregorio IX il 16 luglio 1228. Il giorno seguente il Pontefice fu invitato sul monte Subasio per benedire la prima pietra della chiesa che da lì a due anni avrebbe accolto la salma del Poverello di Assisi. Culmina qui il nostro cammino sulle orme del Santo, sul colle fuori dalla porta occidentale della città umbra, dove Frate Elia, primo priore dell’Ordine, intraprese la costruzione della basilica inferiore, divenuta roccaforte del Francescanesimo.

Ed a una fortificazione, di fatto, questa chiesa assomiglia, con quei suoi contrafforti poderosi che la sostengono sul pendio. L’interno, cui si accede attraverso un portale duecentesco, ha pianta a forma di Tau, simbolo francescano per eccellenza. Alla fine del XIII secolo alla struttura originaria si aggiunsero l’atrio d’ingresso e le cappelle laterali, la cui apertura comportò la perdita di parte delle Storie di San Francesco e Storie della Passione affrescate sulle pareti della navata centrale da un pittore umbro attivo intorno alla metà del 1200.

La Cappella della Maddalena è la terza sul lato destro: la sua decorazione venne affidata a Giotto di Bondone nei primi anni del 1300 (1307 -1308) anche se l’attribuzione al maestro non è condivisa da tutti gli studiosi che chiamano in causa, piuttosto, la sua bottega. Volta e pareti sono interamente ricoperte di affreschi che riproducono, rispettivamente, coppie di santi ed episodi della vita della Maddalena. Pochi anni più tardi l’altro grande pittore del Trecento, Simone Martini, realizzò le storie di San Martino nell’omonima cappella (la prima sul lato sinistro). Ad entrambi e ad altri illustri artisti quali Cimabue e Pietro Lorenzetti si deve lo splendore del presbiterio al centro del quale è collocato l’altare gotico, in perfetta corrispondenza con la tomba del Santo nella cripta sottostante, vero cuore di tutto il complesso. 

Tipico esempio di gotico italiano è la Basilica superiore, con facciata a capanna decorata da un rosone centrale e aula unica interna attraversata da archi a sesto acuto, coperta da volte a crociera e conclusa da transetto e abside poligonale. Anche qui il programma iconografico, vera e propria bibbia per i poveri, intrapreso fin dalla consacrazione della chiesa del 1253, fu portato avanti da maestri eccelsi, cominciando da Cimabue cui, dal 1277, si devono due grandi Crocefissioni, le storie di Maria e quelle dell’Apocalisse nella zona presbiteriale, ora in cattivo stato di conservazione.

Il ciclo più famoso è senz’altro quello del registro inferiore della navata con le Storie di San Francesco (1290 – 1296?) , ispirate alla Legenda Maior di San Bonaventura da Bagnoregio, biografia ufficiale del Santo.  La tradizione storiografica più antica attribuisce gli affreschi a Giotto: probabilmente eseguiti da mani diverse, i ventotto riquadri hanno indotto gli studiosi ad aprire una questione giottesca, tuttora irrisolta. Il forte realismo, l’eloquenza delle espressioni e dei gesti, la rivoluzionaria inquadratura prospettica delle architetture raffigurate hanno, comunque, segnato una svolta decisiva nella storia della pittura occidentale che da allora non sarebbe stata più la stessa.

Questa specialis ecclesia, elevata da Benedetto XIV nel 1754 alla dignità di Basilica Patriarcale e Cappella Papale è da sempre meta di incessanti pellegrinaggi di fedeli che invocano il Pellegrino di Dio affinché da uomini distratti possano diventare “cercatori attenti del Signore in ogni cosa”.