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VACANZE LETTERARIE / 4

Assisi, nelle pietre la storia di Francesco e di un popolo

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Nella Basilica Superiore di San Francesco, gli affreschi di Giotto ci raccontano alcune tappe della vita del santo. Ad Assisi si trovano anche la casa di santa Chiara e del beato Bernardo di Quintavalle. E, ancora, la Porziuncola...

Cultura 22_07_2024
Giotto - Presepe di Greccio (ritaglio)

Si possono percorrere migliaia e migliaia di passi senza scoprire nulla. Si possono, poi, macinare chilometri per incontrare nuovi popoli e tradizioni. Si possono, però, intraprendere viaggi per vivere avventure dello spirito, per tornare indietro nel tempo, per ripercorrere una storia e una vicenda umana che è entrata per sempre nella storia dell’umanità.

Camminare per Assisi rappresenta proprio quest’ultimo aspetto del viaggio, perché permette di tornare indietro ai passi compiuti da san Francesco prima e dall’Ordine francescano poi. Il santo nacque nel 1181 (o 1182) ad Assisi. Il padre, Pietro di Bernardone, mercante di tessuti con la Francia, cambiò il nome iniziale del figlio, Giovanni, in Francesco in omaggio alla terra con cui intratteneva significativi rapporti commerciali.

Ad Assisi Francesco era noto come il rex iuvenum, re o capo dei giovani. Tutti erano contenti di averlo nella propria compagnia, perché era un abile e affascinante parlatore, dotato anche dei mezzi per divertirsi e divertire gli altri. Poco più che ventenne gli si presentò la grande occasione di diventare prima soldato e poi cavaliere. Nel 1203 partecipò alla guerra che contrapponeva Assisi a Perugia. Imprigionato, trascorse alcuni mesi in prigione, da cui uscì soltanto grazie al pagamento di un riscatto da parte del padre. Francesco subì un primo fallimento a cui ne seguì più tardi (1204) un altro, quando volle congiungersi alla crociata in compagnia di Gualtiero III di Brienne. La malattia, però, lo colse nei pressi di Spoleto e Francesco fu costretto a far ritorno a casa. Era l’ennesima delusione per il giovane. I suoi progetti sembravano tramontare, mentre il padre si convinse sempre più della necessità di avviare il figlio alla propria attività mercantile. Forse per queste ragioni Francesco partì per Roma per adempiere ai compiti assegnatigli. Commosso dall’indigenza, Francesco decise di donare parte dei suoi averi, dei tessuti e degli abiti ai poveri.

Sulla via del ritorno, fuori dalla città natia, incontrò un lebbroso, scese da cavallo e lo baciò. In quel malato, reietto ed escluso dalla società, Francesco riconobbe il volto di Gesù. Sempre nel 1205 o, forse, l’anno dopo Francesco sentì il crocifisso della Chiesa di San Damiano che gli rivolgeva queste parole: «Francesco, va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». Il santo interpretò le parole dapprima in senso concreto, restaurando l’edificio in cattive condizioni. Solo più tardi comprese meglio il senso e si dedicò all’intera Chiesa, corpo di Cristo. Per rimetterla in sesto Francesco vendette uno stallone e tessuti di valore. Fu l’ennesimo gesto che suscitò l’acrimonia di Pietro di Bernardone che decise di convocarlo dinanzi al vescovo (autorità religiosa e civile assai importante all’epoca) e alla cittadinanza per fargli cambiare condotta. Di fronte all’ostinazione del figlio, desideroso di continuare lungo la strada di quell’inaspettata metanoia (cambiamento radicale o conversione), il padre lo diseredò.

In tempi molto rapidi Francesco lasciò tutte le sue sostanze, uscì dalla città, scalzo. Vestito solo di un povero sacco, legato in vita da un capestro, iniziò a predicare con letizia la gioia del Vangelo, vivendo di mendicanza. Tanti divennero suoi seguaci cosicché il Poverello d’Assisi sentì l’esigenza di redigere una regola. La situazione gli impose la necessità di dare un riferimento ai tanti compagni che avevano deciso di seguirlo in quell’affascinante avventura, non più solo ad Assisi, ma in tante città d’Italia. Così, nel 1209 si recò a Roma per chiedere l’approvazione orale della Regola a papa Innocenzo III. All’inizio il papa non volle riceverlo. Più tardi ebbe un sogno in cui un povero mendicante sosteneva la Chiesa di San Giovanni in Laterano che stava cadendo. Il papa riconobbe in quell’umile persona il volto di Francesco, lo accolse in udienza e diede l’approvazione orale a quella regola. A quell’anno, il 1209, risale, secondo la tradizione francescana, la nascita dell’Ordine francescano.

Dieci anni più tardi, Francesco si recò addirittura in Terrasanta per la gioia di testimoniare l’amore di Cristo. Si spostò quindi a Damietta. Fu allora che tentò di convertire il sultano d’Egitto. L’esito fu negativo. Francesco fece ritorno in Italia. Nel 1223 si recò di nuovo a Roma per chiedere l’approvazione scritta della regola a papa Onorio III. La bolla arrivò. Il numero dei frati, sparsi in tutta Italia, era ormai di alcune migliaia. Allo stesso anno risale anche il primo presepe, ad opera di Francesco.

Nel settembre del 1224, sulla Verna, il Poverello d’Assisi ricevette le stimmate da un serafino che gli apparve innanzi come un crocifisso. Il 3 ottobre 1226 Francesco ritornò al Cielo. Sdraiato sulla nuda terra, nelle ultime ore aveva ricordato ai confratelli l’obbedienza, la carità, la povertà, la preghiera, l’amore del Signore. Era sera. Per questo, secondo il computo medievale del tempo, la festa del santo divenne il 4 ottobre.

Nella Basilica Superiore di San Francesco, gli affreschi di Giotto ci raccontano alcune tappe della vita del santo: la preghiera dinanzi al crocifisso di San Damiano che gli parla, la rinuncia ai beni del padre di fronte al vescovo, il sogno di papa Innocenzo III che lo vede sostenere la Basilica del Laterano, l’approvazione orale della regola da parte dello stesso Innocenzo III, l’incontro con il sultano, il presepe di Greccio, san Francesco da papa Onorio III, le stigmate alla Verna, la morte.

Solo cinquant’anni fa il ritrovamento di un documento, datato 1309, da parte dello studioso Cesare Cenci, permise di collocare la casa di san Francesco vicino al mercato delle carni, sul lato meridionale del Palazzo del Popolo.

Ad Assisi si trova anche la casa dell’amica di Francesco, Chiara, che abbandonò tutto per seguirlo o, meglio, per seguire Gesù. Da questa sequela nacque, nel 1212, l’Ordine delle Clarisse. La Basilica di Santa Chiara, costruita vicino alla Chiesa di San Giorgio che aveva fino ad allora custodito le spoglie di san Francesco, conserva oggi il corpo della santa e permette di vedere anche il crocifisso di San Damiano che, secondo la tradizione, parlò a san Francesco.

Nella Chiesa di San Damiano ad Assisi si trova solo una copia del crocifisso. Anche la casa del beato Bernardo di Quintavalle si trova ad Assisi. Tra i primi seguaci, come ricorda Dante, Bernardo volle seguire i due amati (Francesco e Madonna povertà), catturato dalla loro concordia e dalla loro letizia, che invitavano a intraprendere la strada della santità. Il beato Bernardo «si scalzò prima, e dietro a tanta pace/ corse e, correndo, li parve esser tardo» (Paradiso XI).

Impossibile ricordare la miriade di luoghi francescani, le chiese, i conventi, i musei, i luoghi di cultura che fanno di Assisi una delle città più affascinanti d’Italia.

Optiamo allora per ricordare la Porziuncola, custodita oggi all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli, ove san Francesco chiese e ottenne una grazia al Cielo, con il benestare della Santa Sede: il Perdono d’Assisi grazie al quale l’indulgenza plenaria, concessa alla Porziuncola tutti i giorni dell’anno, si estende oggi da mezzogiorno dell’1 agosto fino a tutto il 2 agosto alle chiese francescane di tutto il mondo, nonché alle chiese parrocchiali e cattedrali. Il desiderio del santo era quello di mandare tutte le anime in Paradiso.



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Da mezzogiorno dell'1 a tutto il 2 agosto è possibile lucrare, per sé o per un defunto, in qualsiasi chiesa francescana o parrocchiale, l’indulgenza plenaria della Porziuncola, ottenuta da san Francesco per il bene delle anime. Le fonti riportano che il santo, dopo un’apparizione di Gesù e Maria, si recò da papa Onorio III, che gli concesse l’indulgenza. E poi il Poverello, il 2 agosto 1216, l’annunciò così ai fedeli: «Io vi voglio mandare tutti in Paradiso!».