Assessorato all'Infanzia: niente giochi per lui e per lei
L'Assessorato ai Servizi dell'Infanzia di Bergamo ha censurato il fatto che i cataloghi per giochi dei bambini prevedano giocattoli divisi per sesso.
L'Assessorato ai Servizi dell'Infanzia di Bergamo ha monitorato i cataloghi dei giocattoli diffusi in città prima di Natale ed ora ha reso note le sue conclusioni. L’Assessorato ha censurato il fatto che i cataloghi prevedano giocattoli divisi per sesso.
Così abbiamo per i bambini «personaggi spaziali con i loro mezzi di trasporto e ambientazioni», «soldatini e mezzi militari», «pupazzi supereroi e i loro accessori»; per le bambine «principesse in stile barbie», «minipony», «cofanetti trucchi, beauty set». In merito ai giochi scientifici: per lui «laboratorio degli esperimenti esplosivi», «il grande laboratorio dello scienziato pazzo», «microscopio scientifico». Per lei: «laboratorio dei rossetti», «laboratorio di profumi, cosmetica e fiori», «lo studio dell’artista».
L’Assessorato conclude nel suo blog denominato Edublog: «I maschi sono dunque dipinti come dinamici, coraggiosi, aggressivi, competitivi, tecnologici; le femmine sono immaginate invece come casalinghe, estete, vagamente esibizioniste, accudenti, tenere. Ci domandiamo se questo tipo di distinzione, basata sul genere, sia davvero così opportuna e utile, se sia proprio l’aspetto più significativo da considerare quando si sceglie un giocattolo per un bambino o per una bambina». Risposta: certamente è uno degli aspetti più importanti da tenere in considerazione seppur non l’unico. Inoltre alcune caratteristiche individuate dall’Assessorato sono certamente vere, altre sono mere presunzioni: se una bambina gioca al laboratorio dei rossetti vuol dire che è esibizionista? Ci pare proprio un pregiudizio sessista.
Continua l’Assessorato: «Se provassimo invece a vedere una bambina e un bambino aprendo a ciascuno tutte le possibilità di essere fata o principe indistintamente dal sesso che li caratterizza anatomicamente?». E così si suggerisce che il bambino indossi «scarpette luccicanti» e la «borsa a tracolla» e che la bambina si dedichi al « gioco del meccanico o del falegname», per verificarne «reazioni» e «pensieri» A ciascun bambino e a ciascuna bambina andrebbe lasciato «lo spazio per esplorare il proprio personale modo di essere, di sentire, di fare, apprezzandone l’unicità e la complessità, senza appiccicare etichette semplificanti».
In breve un altro tentativo delle pubblica amministrazione di educare alla teoria del gender i bambini, facendo loro credere che il sesso è solo un attributo fisico e non anche psicologico e che essere bambini e bambine anche in ciò che si fa è solo uno stereotipo.
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