Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Espedito a cura di Ermes Dovico
ELEZIONI IN GERMANIA

Ascesa dell'AfD, l'ex DDR si ribella al politically correct

Si afferma l’AfD, giovane partito di destra, nelle elezioni del Meclemburgo-Pomerania occidentale, Land della ex DDR. La causa non è tanto l'immigrazione in sé (che in quella regione è poca), ma l'informazione politicamente corretta sull'immigrazione, che ne nasconde pericoli e costi umani.

Esteri 07_09_2016
Protesta contro la Merkel

La maggior preoccupazione per i media europei, in questa settimana, pare proprio essere la Germania, l’affermazione elettorale dell’AfD, giovane partito di destra, nelle elezioni del Meclemburgo-Pomerania occidentale, uno dei Land della ex DDR comunista. Le elezioni sono state vinte dalla Spd, che però è in calo di consensi, mentre l’unico che cresce è proprio l’Alternativa per la Germania. La diagnosi è chiara a tutti: la vittoria di AfD è la sconfitta della politica dell’immigrazione di Angela Merkel. Il partito conservatore della cancelliera, è terzo con il 19% dei voti contro il 21% della giovane formazione di destra. Ma il Meclemburgo non è una regione ad alto tasso di immigrazione, il grosso dei voti (almeno un terzo, stando alle analisi di flusso) viene dalla sinistra e la Germania ha sepolto da un pezzo l’ascia del nazionalismo. Cosa è veramente successo, dunque?

E’, prima di tutto, solo un mito quello del “nazionalismo risorto”. Kishore Jayabalan, direttore dell’Acton Institute in Italia, a luglio scriveva dalla Giornata Mondiale della Gioventù: “Ho notato che questi tedeschi progressisti erano l'unico gruppo di giovani che non portavano in giro la loro bandiera nazionale. Il resto di Cracovia era piena di canti, di giovani gioiosi che sventolavano le loro bandiere e scattavano tante foto quanto erano possibili con persone di molti altri paesi. Naturalmente, ci sono profonde e scottanti ragioni storiche per cui i tedeschi sono così diffidenti del nazionalismo. Ma si percepiva che questi giovani, pur non avendo niente a che fare con le atrocità del passato, fossero carenti di qualcosa di molto importante nella loro vita”. 

Il Meclemburgo, il Nordest della Germania, non registra gli alti tassi di immigrazione del Sud e dell’Ovest della Germania. E’ una regione relativamente povera, dunque meno attraente agli occhi di chi attraversa il Mediterraneo e i Balcani in cerca di una vita migliore. Tuttavia, proprio perché povera, è più preoccupata per i rischi che l’immigrazione comporta. E’ il lavoratore non qualificato che può subire la concorrenza del nuovo arrivato ed è il cittadino che ha raggiunto da poco il benessere che è più preoccupato per la spesa pubblica destinata ai nuovi arrivati, la politica di accoglienza annunciata da Angela Merkel e il rischio che l’assistenza fornita alla ex DDR venga stornata ai nuovi ultimi.

Proprio perché il Meclemburgo è distante dalle aree di maggior immigrazione in Germania, la percezione del fenomeno migratorio è quella mediatica. I cittadini tedeschi del Nordest assistono in televisione e su Internet a quel che avviene con i rifugiati e la responsabilità della comunicazione pubblica delle autorità è enorme nella formazione dell’opinione pubblica. Quel che hanno tentato di fare, in tutti questi mesi, è la minimizzazione dei problemi legati all’immigrazione. Non solo: si è fatta poca luce anche sul terrorismo, un fenomeno che è (con buona pace delle rassicurazioni di Angela Merkel) legato all’arrivo dei rifugiati dalla Siria. Gli attentati di questa estate, prima la tentata strage del treno di Wurzburg, poi la tentata strage di un terrorista suicida ad Ansbach, sono entrambi opera di rifugiati richiedenti asilo, il primo dall’Afghanistan, il secondo dalla Siria. Il messaggio passato dal governo tedesco è stato solo: non generalizzare. Non solo si è fatto di tutto per negare la natura terroristica dei due episodi, ma si è imposta una lettura politicamente corretta dell’immigrazione, che secondo il governo, non aumenterebbe il rischio di attentati. Questo modo di fare informazione fa il paio con la scarsa e lenta copertura data alle violenze sessuali di Capodanno, di cui si è parlato poco e con grande ritardo. E’ emersa solo una piccola parte degli episodi di violenza e, soprattutto, pochissimi hanno pagato per quel che hanno fatto.

Le violenze di Capodanno non sono state affatto le ultime. Nel corso dell’estate se ne sono registrate molte altre, che hanno ottenuto una copertura mediatica ancora inferiore. Solo tre episodi hanno avuto rilevanza nazionale nel mese di luglio: un’anziana signora di 79 anni stuprata da un eritreo, mentre visitava la tomba di sua sorella nel cimitero di Ibbenbueren; la scoperta che una delle vittime di Capodanno era incinta e non aveva denunciato lo stupro subito per vergogna; la denuncia di stupro da parte di nordafricani di una giovane tedesca di origine turca. Quest’ultima aveva denunciato la violenza, ma aveva nascosto l’origine dei suoi violentatori, per “non alimentare il razzismo”. Un alto funzionario della polizia di Francoforte riferisce alla Bild che: “Ci sono precise istruzioni dall'alto di non denunciare i reati commessi dai profughi. È incredibile che certi criminali non siano deliberatamente denunciati e le informazioni vengano classificate come riservate”. Quasi tutti i casi di stupro commessi in Germania da immigrati e rifugiati non compaiono nella stampa nazionale, ma sono relegati alla cronaca locale. Per Rainer Wendt, presidente del sindacato della polizia tedesca, “ogni agente di polizia sa che deve soddisfare una particolare aspettativa politica. È meglio tacere perché si può sbagliare”. L’origine di chi commette una violenza è deliberatamente celata dietro a termini vaghi come “uomo di origine meridionale”, “uomo dalla pelle scura”. Secondo la rivista Focus, in gennaio (subito dopo le violenze di Capodanno), l’ufficio federale Anti Discriminazione ha scritto alla polizia: “C'è il pericolo che la gente di questi paesi sia vittima di un sospetto generalizzato. Vi invitiamo a eliminare dai comunicati stampa ogni riferimento all'origine nordafricana”. Il Gatestone Institute che riporta questi casi di censura, ha raccolto e documentato centinaia di aggressioni di donne e minori tedeschi ad opera di “migranti”, in tutta la Germania, in luoghi pubblici come le piscine, o in occasione di feste e festival musicali. Avvengono tutti i giorni, solo in un caso su dieci è denunciato e, secondo il ministro della Giustizia Heiko Maas, soltanto l'8% dei processi per stupro porta a una condanna.

Siccome è chiaro che ci si trova di fronte a un tentativo di insabbiamento del fenomeno, a causa della reticenza delle autorità prolifera il passaparola. E nell’era di Internet e dei social network, il passaparola è molto più rapido ed incontrollabile. Un’opinione pubblica tenuta all’oscuro, costretta ad accettare una narrazione conforme alla volontà politica del governo di Angela Merkel, può reagire con un moto di ribellione: non solo non si sente difesa dallo Stato, ma si può ritenere vittima del governo. Questa percezione, nella ex Germania dell’Est, nella Germania più povera ed ex comunista, ha determinato l’ascesa della destra anti-Merkel.