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GASPARRO

“Arte, dottrina e estro: così ho dipinto la Corredentrice”

Il dibattito su Maria Corredentrice si impreziosisce di un'iconografia mistica della corredenzione che attinge dalla Tradizione e dal Magistero. Il pittore Giovanni Gasparro racconta alla Bussola il significato di un'opera destinata a trasmettere fede.
-DOSSIER "CORREDENZIONE"

Cultura 08_01_2020

Maria Corredentrice, c'è anche una via artistica. Nelle scorse settimane ci siamo occupati del titolo di Maria Corredentrice dopo le parole pronunciate da Papa Francesco. Ma tra i numerosi contributi proposti ai lettori, da quello più teologico a quello spirituale a quello dottrinale, mancava quello artistico. Perché la corredenzione di Maria si può esprimere anche a livello figurativo e va dato atto al giovane artista Giovanni Gasparro di essere riuscito a creare una icnografia precisa sulla corredenzione. Il quadro che compare qui, infatti, e pubblichiamo per gentile concessione dell'autore, è stato dipinto da Gasparro nel 2015 proprio per affermare la cooperazione di Maria Santissima alla redenzione. La Nuova BQ ha chiesto al giovane, ma già quotato, artista italiano, di spiegare la genesi di un fenomeno pittorico che ha il merito di creare dal nulla una iconorafia teologicamente credibile. a.z.

Ho dipinto l'opera "Corredenzione" nel 2015. La sua genesi non è legata ad una commissione ma è nata per un personalissimo desiderio di estrinsecare, in senso visivo, il legame spirituale tra Nostro Signore Gesù Cristo e la Santissima Vergine Maria. La composizione è modulata tutta su questa sorta di abbraccio fra la Madre ed il Figlio, che permette alla Madonna di estirpare la corona di spine dalle piaghe del Santo Capo del Cristo, ed a Gesù di incoronarLa, in concomitanza, Regina. La scena non ha precedenti iconografici nell'arte antica né tanto meno nelle descrizioni delle visioni mistiche di un qualche santo. È una mia personale elaborazione dell'iconografia della deposizione di Cristo dalla Croce, condensata con l'iconografia dell'incoronazione della Vergine che, convenzionalmente, nell'arte antica, è mostrata in gloria, incoronata dalla Santissima Trinità, come nei dipinti, fra i tanti, del Beato Angelico, Paolo Veronese e Velazquez. L'immagine che ho dipinto, ovviamente, non può essere concepita come accadimento storico, perché mostra Gesù vivente mentre incorona la Madonna, quando dovrebbe essere esanime, così come tradisce il Suo pallore mortale e lascerebbe presagire la sequenzialità temporale. Per questo è da considerarsi un'immagine mistica. La Madonna è dipinta come Addolorata, in nero e piangente. Il Salvatore con le piaghe dei polsi e del costato ancora aperte ma non più sanguinanti.

Sin da subito ho elaborato questa iconografia meditando sul dogma mancato, ovvero sulla "Corredenzione", così come intesa da tutti i pontefici ed i teologi, fra XIX e XX secolo, che hanno inneggiato alla Santa Madre di Dio come ausiliaria rispetto all'opera di redenzione del Figlio in Croce. Se Gesù è Redentore e ci ha salvati per mezzo della Sua passione, morte e resurrezione, così Maria è Corredentrice perché è stata partecipe del dolore patito sotto la Croce.

Determinante, durante la genesi del dipinto, è stata la lettura delle parole di papa Pio XI. Papa Ratti, vergò un'allocuzione, rivolta ai pellegrini provenienti da Vicenza, il 30 novembre del 1933, asserendo che "Il Redentore non poteva, per necessità di cose, non associare la Madre Sua alla Sua opera, e per questo noi la invochiamo col titolo di Corredentrice. Essa ci ha dato il Salvatore, l’ha allevato all’opera di Redenzione fino sotto la croce, dividendo con Lui i dolori dell’agonia e della morte, in cui Gesù consumava la Redenzione di tutti gli uomini". Pio XI, come già prima di lui San Pio X e numerosi altri pontefici e santi, hanno sempre considerato la Beata Vergine come Mediatrice di ogni grazia e Corredentrice, senza voler accrescere in modo ipertrofico il Suo valore, a scapito dell'opera di redenzione di Gesù. Questo perché la Chiesa Cattolica, nelle definizioni dogmatiche mariane, non ha mai temuto di travisare ciò che è apparso chiaro sin dai tempi apostolici. Il santo padre Massimiliano Maria Kolbe incitava ad amare la Madonna senza timore alcuno di risultare eccessivi perché il nostro amore non sarà mai pari a quello provato da Gesù per Lei, quindi impossibile da ritenersi spropositato.

Eppure la Santa Vergine è evidentemente così partecipe delle sofferenze di Cristo durante la Sua passione e morte, da poter essere definita Corredentrice. La Tradizione della Chiesa Le ha sempre conferito questo titolo. Basterebbe consultare qualsiasi trattato di mariologia antecedente al Concilio Vaticano II, in primis i pronunciamenti solenni dei papi dell'era moderna, da Pio IX e Leone XIII a San Pio X, Benedetto XV, Pio XI e Pio XII.

Papa Pacelli, nell'enciclica Ad caeli Reginam (1954) sulla regalità di Maria, scrisse:
«Nel compimento della Redenzione, la Vergine Santissima è stata strettamente associata a Cristo (...) In effetti “Come Cristo per averci redenti, è nostro Signore e nostro Re a un titolo speciale, così anche la Vergine Santa è nostra Regina e sovrana a causa del modo unico in cui ha contribuito alla nostra Redenzione, dando la sua carne a suo Figlio e offrendola volontariamente per noi, desiderando, chiedendo e procurando la nostra salvezza in un modo molto speciale».

Ma già durante il pontificato di San Pio X, un decreto del Sant'Uffizio datato 26 giugno 1913 elogiava «l'abitudine di aggiungere al nome di Gesù, quello di sua Madre, nostra corredentrice, la beata Vergine Maria», concedendo l'indulgenza per la recita della preghiera in cui Maria viene chiamata "corredentrice del genere umano" (22 gennaio 1914).

Credo che i cattolici possano attingere al magistero perenne ed alla Tradizione per comprendere, inequivocabilmente, cosa si debba ritenere giusto ed errato a proposito della Corredenzione della Vergine Maria.

In termini artistici, la pittura sacra può ancora svolgere il suo ruolo catechetico, per la trasmissione della vera fede e delle verità rivelate nelle Sacre Scritture e dalla Tradizione ininterrotta della Chiesa. In questi tristi giorni lo vivo come un imperativo morale.