Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
LA VISITA

Arriva il Sultano. Cosa dirà il Papa ad Erdogan

Erdogan arriva a Roma, ricevuto dal Papa. La lista delle sue violazioni dei diritti umani si allunga. Sta attaccando i curdi. E sta imponendo un'islamizzazione a tappe forzate alla Turchia. Il presidente francese Macron non ha fiatato nel suo incontro col Sultano. Dal Papa ci si attende una presa di posizione sui diritti umani.

Esteri 01_02_2018
Erdogan e Papa Francesco ad Ankara

Arriva il Sultano. Questa la frase che si sussurra (nemmeno troppo a bassa voce) fra chi attende l'arrivo di Erdogan il 5 Febbraio prossimo a Roma per incontrare Papa Francesco.

Il presidente turco è ormai da tempo colui che tutto può, il leader a cui nulla è precluso: purghe in stile staliniano contro stampa libera e intellettuali dissidenti, processi sommari a chiunque si opponga, attacchi militari in territorio straniero, reislamizzazione forzata del Paese anche contro la volontà del popolo. Insomma, non sbaglia chi lo chiama, come abbiamo detto all'inizio Il Sultano; perché non è difficile cogliere gli aspetti e le sfumature che caratterizzano in senso autoritario il suo ennesimo mandato, su cui dopo il (tentato? fallito?) golpe del luglio 2016 si staglia un alone di repressione e di oscurantismo. Non solo all'interno ma anche all'esterno, tanto che dopo l'incontro ufficiale con il presidente francese Macron a Parigi del 5 gennaio scorso, Erdogan non ha per nulla gradito le domande che i giornalisti gli ponevano sul conflitto siriano e, per esempio, sui camion dei servizi segreti di Ankara che avrebbero portato armi turche in Siria: ''Stia attento a quello che dice'', ha risposto il presidente turco ai cronisti. Che di sicuro debbono aver temuto di fare la stessa fine dei colleghi turchi che per primi diedero questa notizia e che ora proprio per quel motivo sono in carcere.

Già, giornalisti incarcerati e processati solo perché si oppongono al governo. Questo signore ora arriverà a Roma, come detto, per parlare con il Pontefice, dal quale si spera di ascoltare una presa di posizione forte sui diritti umani; Macron si è ben guardato dal porre domande ''spericolate'' a Erdogan, ma dal presidente francese, costruito a tavolino dal pensiero unico ce lo si doveva aspettare e il suo gaudente silenzio non ha sorpreso nessuno. Su Papa Francesco invece ci si può attendere qualcosa di diverso, visto il grande interesse che ha mostrato finora per il concetto di diritti umani: bacchetterà Erdogan sui processi sommari? Sulle purghe? Sulla neo-radicalizzazione di stampo islamista che sta imponendo alla Turchia? Sugli attacchi ai curdi? Sulla repressione brutale del dissenso? E poi la piazza, a Roma, si riempirà come si è riempita altre volte di intellettuali indignati e di donne paladine dei diritti umani: e se non sarà così saremo autorizzati a pensare che magari si protesta e ci si strappa le vesti solo ''a comando''? Saremo autorizzati a pensare che se il soggetto non viene artatamente descritto come nemico i paladini (presunti) dei diritti rimarranno zitti? Se fosse stato un governante ultra cattolico o magari populista tutte queste domande non avrebbero avuto senso.