Arrietty
Da una serie di racconti per ragazzi della scrittrice britannica Mary Norton, un film d'animazione capolavoro, per eleganza del disegno e per profondità di racconto. In un contesto fiabesco – tra creature fantastiche e avventure mirabolanti – fa capolino la realtà in tutte le sue sfumature con la malattia, il dolore, la paura. Ma anche la bellezza, l’amicizia, la speranza.
- Regia: Hiromasa Yonebayashi; Genere: Animazione; Durata: 94'.
In una cittadina vicino Tokyo, vive una famiglia di personcine minuscole, alte pochi centimetri. Arrietty (si legge Arriettì), la giovanissima protagonista, vive con mamma e papà sotto il pavimento di una casa di campagna abitata da due anziane donne: per loro fortuna non li possono vedere gli umani – giganti capaci di incutere timore, dal loro punto di vista – di cui rubano oggetti e cibi per sopravvivere nella loro dimora in miniatura. Ma quando nella casa arriva un ragazzo introverso e malato di cuore di nome Sho, le cose cambiano per Arrietty: la loro amicizia “proibita” (la ragazzina dovrebbe obbedire alle regole che impongono alla sua specie di stare alla larga dagli uomini) si approfondisce con il passare dei giorni e tra mille difficoltà.
Da una serie di racconti per ragazzi della scrittrice britannica Mary Norton (da cui in Inghilterra fu tratto il film con attori “in carne e ossa” I rubacchiotti), Arrietty è un capolavoro per eleganza del disegno e per profondità di racconto. Come in altri film di animazione – per esempio Ponyo sulla scogliera – della giapponese Studio Ghibili (la Disney nipponica) diretti o, come in questo caso, solo scritti dal grande maestro Hayao Miyazaki, il tema dell’amicizia tra “diversi” tocca vette di poesia e sensibilità ben lontane dalla retorica di tanto cinema meno sincero: Arietty e Sho possono davvero volersi bene perché si rispettano completamente, nelle loro differenti nature. Tanto da rischiare per affermare la verità della loro amicizia.
Miyazaki, che qui lancia alla regia il giovane debuttante Hiromasa Yonebayashi (già collaboratore del maestro), non a caso è citato da John Lasseter e dagli altri registi della Pixar come un grande punto di riferimento. Nel suo cinema, le storie per bambini e per ragazzi sono sempre spiragli da cui entra in pieno la vita. In un contesto fiabesco – tra creature fantastiche e avventure mirabolanti – fa capolino la realtà in tutte le sue sfumature con la malattia, il dolore, la paura. Ma anche la bellezza, l’amicizia, la speranza.
- This Must Be the Place
(Regia: Paolo Sorrentino; Interpreti: Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten; Genere: Drammatico; Durata: 118')
Una rockstar avanti negli anni decide, alla morte del padre, di cercare il soldato nazista che lo angariava ad Auschwitz. Una storia bizzarra ma toccante, con un Sean Penn nascosto dietro una maschera di cerone e bizzarre abitudini, che poco a poco lasciano il posto all’uomo che c’è dietro.
- Cowboys & Aliens
Tutto quello che potete aspettarvi da un western, qui c’è: il cowboy solitario, il burbero e prepotente allevatore, lo sceriffo, la banda di banditi a cavallo, i nobili indiani, la bella indifesa. In più, gli alieni. Un vero pastrocchio, ma che non suona male e, come in ogni western che si rispetti, i nostri alla fine avranno la meglio.
- I tre Moschettieri
Vista l’abbondanza di macchine mirabolanti (dirigibili, lanciafiamme e così via), dal prossimo remake dell’opera di Dumas dovremo aspettarci anche Godzilla o i venusiani. Molti effetti speciali, ma poco carisma per dei personaggi che ci avevano incantato in ben altre versioni cinematografiche. Alla fine vien voglia di tifare per Richelieu.