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GERARCHIA SUCCUBE

Argentina, l’aborto si fa strada. E la Chiesa tace?

Il governo Fernandez accelera per legalizzare l’aborto nel 2020, chiamando “diritto” l’uccisione dei nascituri. Dalla gerarchia cattolica, fin qui, solo parole deboli per non rompere i rapporti con chi ha il potere e sostegno quasi nullo ai gruppi pro vita. Salvo qualche eccezione coraggiosa, come monsignor Aguer.

Esteri 12_01_2020

Il 17 dicembre abbiamo pubblicato l'articolo nel quale sostenevamo che il governo argentino, salito al potere il 10 dicembre, non fosse un governo peronista, bensì socialdemocratico. Un governo presso il quale non mancava il progetto di promozione della pena di morte per i bambini non ancora nati, eufemisticamente chiamato “legalizzazione dell'aborto”, presentato in campagna elettorale come un tema non prioritario, ma che dal trionfo elettorale di Alberto Fernandez del 27 ottobre è divenuto il prioritario ordine del giorno per il neoeletto presidente.

Allora dicevamo che questa "accelerazione abortista" era costata al presidente eletto il richiamo pubblico dell’arcivescovo di La Plata, monsignor Victor Fernandez (l'alter ego di Francesco), che gli rimproverava non tanto il fatto della legalizzazione in sé, bensì il cambio di ritmo sull’argomento, anticipando i tempi delle trattative all’inizio della gestione governativa.

Questa urgenza abortista sarà forse stata imposta su pressione del Fondo Monetario Internazionale, per poter giungere a un accordo in merito al cospicuo debito impagabile che il Paese ha verso questo inquietante organismo internazionale? In quello stesso articolo commentavamo anche la reazione dell’ex ambasciatore argentino presso la Santa Sede e frequentatore della Casa di Santa Marta, secondo il quale “l’aborto in Argentina diventerà legge”, “Francesco non è d’accordo, ma non si opporrà" perché “sa che il mondo va in questa direzione”.

Appena salito al potere, il presidente argentino aveva ricevuto la visita dei gerarchi della Conferenza episcopale argentina, monsignor Oscar Vicente Ojea, il cardinal Mario Alberto Poli, monsignor Marcelo Daniel Colombo e monsignor Carlos Humberto Malfa, "in un clima di cordialità e di buona sintonia", così come riportato, tra gli altri, dai quotidiani Página12 e Infobae.

In questo incontro, i vescovi avevano espresso la loro “sorpresa, disperazione e preoccupazione” per le iniziative governative sul tema dell’aborto, sentendosi rispondere dal presidente argentino che “possono ribadire la posizione storica dottrinale sull’aborto, ma a lui preoccupano le vite delle donne che muoiono perché abortiscono in condizioni non sicure”, ignorando le centomila vite di bambini assassinati prima del parto. In questo senso, fa specie che Fernandez, avvocato di professione, pensi che uccidere il figlio prima che nasca sia un diritto e che tolga identità e personalità umane a creature non ancora nate, nel miglior stile delle dittature militari che "in nero", ossia illegalmente, sequestrarono e assassinarono, tra gli altri, dirigenti politici, sociali e sindacali, annientando il loro essere persone.

Nel suo messaggio di Natale, la Conferenza episcopale argentina ha affermato che con le iniziative pro aborto del governo argentino si mina la gerarchia normativa e giuridica della vita argentina, con l'imposizione da parte di un funzionario governativo “di un protocollo amministrativo in aperta contraddizione con la Costituzione nazionale, i trattati internazionali sottoscritti dall’Argentina e il Codice Civile e Commerciale della Nazione e altre leggi che tutelano la vita dal concepimento”.

Ma al di là di queste scaramucce virtuali attraverso i media, il tema è sparito dall’agenda pubblica. Tant’è che il 29 dicembre il Perfil, sul suo sito Internet, titolava: “Chiesa e Governo aprono un ‘ombrello’ per l'aborto". E aggiungeva che “le due parti riconoscono e accettano le differenti opinioni sulla questione, ma fanno sì che queste opinioni contrastanti, su un tema tanto delicato, non danneggino gli altri aspetti del loro rapporto. L’informazione è stata confermata su entrambi i fronti, da fonti laiche ed ecclesiastiche”. Il modello, prosegue il Perfil, è molto simile a quello adottato da Regno Unito e Argentina nei loro rapporti bilaterali in seguito alla disputa relativa alla sovranità sulle isole Falkland. In entrambi i casi, ognuna delle parti mantiene il riserbo circa la sua posizione sul tema che le contrappone, senza che esso ostacoli il lavoro su altri fronti.

La cosa grave è che l’avanzata governativa, volta a promuovere la pratica dell’aborto mediante una risoluzione amministrativa del Ministero della Sanità, è arrivata senza che ci fosse alcuna reazione della gerarchia cattolica per ribadire la sua posizione dottrinale. Anzi, è accaduto esattamente il contrario: martedì 31 dicembre il presidente Fernandez ha ribadito la sua volontà di promuovere al più presto il dibattito parlamentare sulla legalizzazione dell’aborto, da raggiungere nel 2020, definendo l’applicazione della pena di morte contro i nascituri “un problema di salute pubblica”, visto che “la donna che vuole abortire ha il diritto di farlo e deve farlo in condizioni di sicurezza”.

Sul tema dell’aborto il presidente Fernandez si ritiene progressista, ma in realtà è portavoce dell’imperialismo internazionale dell’aborto, visto che ripete alla lettera i dogmi abortisti e genocidi di John Davison Rockefeller III, esplicitati nel suo rapporto del 1972 al presidente Richard Nixon, intitolato Population Growth and the American Future (“Incremento demografico e il futuro degli Stati Uniti”), un manuale sul controllo della natalità, elaborato su richiesta dell’allora presidente degli Stati Uniti.

Al capitolo 11 di questo testo si dice chiaramente che “si devono fare i maggiori sforzi possibili per estendere e migliorare l’opportunità, da parte degli individui, di controllare la propria fertilità, puntando sullo sviluppo di un principio etico di base, secondo cui bisogna far nascere soltanto i figli desiderati”; che “le donne devono essere libere di determinare la propria fertilità, che la questione dell’aborto deve essere lasciata alla coscienza dell’individuo in questione, previa consultazione con il suo medico, e che gli Stati vanno incoraggiati a promuovere statuti legali affermativi che creino un ambiente chiaro e positivo mediante la pratica dell’aborto su richiesta”; e che “l’aborto non deve essere considerato un sostituto del controllo della natalità, ma piuttosto come parte di un sistema generale di attenzione alla salute materna e infantile”.

In questo senso, il presidente Alberto Fernandez e il vicepresidente Cristina Fernandez de Kirchner agiscono in qualità di vicari delegati dell’imperialismo finanziario internazionale che promuove il genocidio prenatale come diritto della donna a uccidere il proprio figlio.

Come si può ben capire, il periodo di stasi vissuto dall’Argentina in questi mesi non impedisce agli attuali governatori di continuare con la loro strategia di legalizzare l’aborto. In particolare, la gerarchia cattolica è rimasta in gran parte muta, il che fa nascere a molti il sospetto che esista un patto di “non creare problemi” e rassegnarsi alla legalizzazione dell’aborto, in quanto i più alti prelati non hanno invitato a parlare i gruppi pro vita, che lavorano incessantemente nel Paese per difendere la vita più innocente e indifesa di tutte. E nemmeno hanno mai pensato di chiedere che siano celebrate delle Messe e che si preghi per i bambini che devono nascere e affinché la mano di Dio aiuti a fermare questo progetto diabolico.

Mentre i paladini del genocidio prenatale iniziavano la loro offensiva, i “pastori cattolici”, salvo qualche onorevole eccezione, tra cui l’arcivescovo emerito di La Plata, Hector Ruben Aguer, pare abbiano deciso di “lavarsene le mani” e non perturbare il governo-burattino al servizio del clan Rockefeller e del suo diabolico progetto. In questo senso, l’episcopato argentino pare la versione da XXI secolo d.C. della tiepida e codarda Chiesa di Laodicea (Ap 3, 14-22).

Ma se gran parte della gerarchia cattolica mette la testa sotto la sabbia, la stragrande maggioranza del popolo argentino si alzerà in piedi e darà battaglia a questi nuovi squadroni della morte sovvenzionati dal capitalismo finanziario internazionale e dai suoi governi burattini: nella certezza che non sono né i numeri, né il denaro a far vincere, bensì la Grazia che viene dall’alto. Come sempre nella storia, Dio aiuterà il popolo argentino, se questo si farà aiutare da Lui, lasciando da parte vanità e meschinità.