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TRA LE RIGHE

Antidizionario dell'Occidente

Un vocabolario senza sconti sulla crisi della nostra società. Pagine sanamente pungenti, perché cariche di quel buonsenso radicato nelle cose, nella storia, nella concretezza di una tradizione che respinge gli eccessi dell’ecologismo e del buonismo a prescindere.

Tra le righe 10_09_2011
Antidizionario
Professore emerito di Sociologia, G. Morra, dopo Europa invertebrata (Ares 2006), critica valutazione della costruzione politica europea, ora con Antidizionario dell’Occidente. Stili di vita e tarda modernità esamina la crisi del vivere quotidiano, della nostra cultura e società, inanellando riflessioni inerenti sia all’ambito sociologico che a quello antropologico.

Il volume, costituito da 88 voci, non ha pretese di esaustività; i lemmi, infatti, con bella sprezzatura, toccano gli argomenti più disparati, da quelli apparentemente ponderosi e seriosi (Consumismo; Eguaglianza; Corpo; Diavolo; Sussidiarietà; Pena di morte) a quelli non frivoli, quanto piuttosto, diremmo, marginali, minimi (Agnello; Chattare, Fumo; Ombelico; Pancione), ma non per questo meno illuminanti, perché spesso è da un particolare piccino piccino, dal cambiamento di un’abitudine, da un qualcosa di apparentemente blando e naturale, che l’osservatore di vaglia sa trarre una riflessione dal valore generalizzante. Vedere per credere la voce “Caffellatte”: qui, da una notazione minimale (nelle famiglie sta scomparendo, o è già scomparsa, la colazione a base di caffellatte e pane avanzato dalla sera prima, in favore della colazione al bar, a base di cappuccino e brioche) l’autore sa infatti estrapolare e ricostruire tutto un mutamento delle abitudini familiari, e della famiglia tout court. Morra non è un conservatore a priori: soltanto, ha l’onestà di ricordare che il mondo post-moderno (vedere per esempio le voci Denatalità, Donna; Famiglia) ha portato un aumento delle libertà e delle garanzie dei singoli, ma, al contrario, non ha adeguatamente dato garanzie e sostegno alla famiglia.

Sia quindi chiaro: non ci troviamo di fronte a un laudator temporis acti per partito preso. Lo capiamo, per esempio, dalla conclusione della voce Pancione: al di là di una certa qual quota di cattivo gusto che si può rilevare in tale esibizione, Morra coglie anche in questo un tratto di pur larvale positività, affermando che “occorre giudicarne l’esibizione senza moralismi. In una società come la nostra tutto è sesso, tanto che non c’è più nulla che al sesso non si richiami o che del sesso non si serva per fini di persuasione. Ma condannarne l’ostensione (…) significa non avere capito che, anche in queste forme superficiali imposte dalla moda, è la bipolarità superficiale che riemerge (…) Ciò che potentemente, anche se inconsapevolmente ritorna, è la vocazione materna della donna, la sua natura che, a dispetto delle sovrastrutture culturali, ne fa soprattutto un essere che custodisce e produce la vita”.

Le pagine dell’Antidizionario sono spesso sanamente pungenti, perché cariche di buonsenso, di quel buonsenso radicato nelle cose, nella storia, nella concretezza della tradizione e della storia, da un insieme di considerazioni che fa dire “no” agli eccessi dell’ecologismo e del buonismo a prescindere (vedi le voci Agnello o Albero). E siccome la verità può essere aspra, concludiamo con una voce che pare scritta appositamente per questo tempo agostano, Vacanze: “Per secoli l’umanità, vincolata a un lavoro estenuante e mal retribuito, ha trovato conforto solo nel rito domenicale (…) Le scoperte scientifiche e tecniche (…) hanno creato una civiltà, che si dice ancora “del lavoro”, ma nella quale si tende a lavorare sempre meno”.

Assistiamo così a “un fenomeno nuovo, che mai prima era esistito: l’estensione dei giorni di festa rispetto a quelli di lavoro”, con la rilevazione che all’homo sapiens si è ora sostituito l’homo turisticus (…)”. Senza moralismi, sembra però che abbia colto il vero E. Morin quando osservava che “la vacanza dei valori ha prodotto il valore delle vacanze”. E buone vacanze a tutti.





Gianfranco Morra
Antidizionario dell’Occidente. Stili di vita e tarda modernità
Ares 2011, 448 pagine, 18 euro