Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Caterina d’Alessandria a cura di Ermes Dovico
SCHEGGE DI VANGELO

Annunciatori e testimoni

Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. (Mt 23,1-12)

Schegge di vangelo 23_02_2016
Vangelo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». (Mt 23,1-12)

Non siamo al mondo per proclamare noi stessi o un ordinamento deciso da noi. Possiamo solo annunciare e testimoniare Colui che ci ha chiamato a seguirlo, Gesù Maestro di tutti: insieme vogliamo guardarlo e ascoltarlo. Gesù Figlio ci mostra il Padre e a Lui ci conduce come figli. Che cosa ci viene richiesto quindi? L’attenzione, la docilità, lo spirito di figliolanza e di appartenenza, di fraternità e di umiltà, la disponibilità alla correzione, senza rimaner impantanati nelle nostre abitudini e nei nostri pregiudizi. Prima di essere un nostro sforzo, è una grazia da chiedere.