Angola, dove ancora i bambini muoiono a causa delle mine anti uomo
L’Angola annuncia progressi importanti nella bonifica del paese dalle mine anti uomo, ma molto resta ancora da fare e nonostante il bando deciso nel 1999 le mine si producono e si usano ancora
Il governo angolano di recente ha annunciato che sono stati bonificati dalle mine anti uomo oltre 100.000 chilometri di strade. Tra le ONG che provvedono allo sminamento c’è la HALO Trust, la più grande ONG a occuparsi di bonificare i terreni dalle mine, che in Angola grazie a un finanziamento dell’Eni ha creato anche una squadra di sole donne. Durante la guerra civile nel paese sono state sotterrate circa 15 milioni di mine anti uomo. Da quando nel 2002 la guerra è finita, è iniziato il lavoro di sminamento che è riuscito a mettere in sicurezza estesi territori. Nonostante i risultati conseguiti, tuttavia circa 88.000 angolani sono stati mutilati dallo scoppio di una mina e negli ultimi due anni sono morte 156 persone, per la maggior parte bambini. Il governo ritiene che occorrano ancora circa 300 milioni di dollari per la bonifica di altre 1.220 aree. In tutto gli stati ancora contaminati dalle mine antiuomo sono 58. Si stima che, da quando ne è stato deciso il bando nel 1999, siano morte o siano state mutilate a causa delle mine 120.000 persone. In realtà il numero è senz’altro molto superiore perché non tutti gli incidenti vengono denunciati e, in certi paesi, ad esempio la Siria, una registrazione è impossibile. Le mine anti uomo e altri dispositivi esplosivi oltre a essere un pericolo per le persone lo sono anche per il bestiame e danneggiano l’economia rendendo inagibili vasti territori. Nonostante il bando le mine anti uomo si producono ancora. Si pensa che i maggiori produttori siano India, Pakistan, Myanmar e Corea del Sud. Negli ultimi anni si ha notizia che i governi di Myanmar, Libia e Siria abbiano continuato a usarle.