Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
VITA

Angela e sua figlia sono salve. Nonostante la Sanità

Angela ce l'ha fatta. È riuscita a farsi operare del suo tumore al cervello e a salvare la figlia che porta in grembo. Ma per salvarsi è dovuta andare in una clinica privata, in Grecia. È l'ennesimo flop del Servizio Sanitario, soprattutto in Puglia.

Editoriali 28_10_2013
Angela Bianco

Alla fine Angela Bianco ce l’ha fatta. È stata operata al suo tumore al cervello e l’intervento è riuscito. Usando un moderno strumento di radioterapia, il Cyberknife, si è potuto colpire il tumore senza compromettere il feto. Angela lo aveva posto come condizione vincolante: non accettava di sacrificare la vita della figlia per salvare se stessa.

Angela, dunque, ce l’ha fatta. Ma non in Italia, né presso una struttura della sanità pubblica. Dopo il calvario subito all’ospedale di Bari, dove il Cyberknife c’era ma non si poteva usare, Angela aveva ricevuto una serie di inviti da parte di cliniche private in tutto il Paese. Alla fine, benché non si conoscano i dettagli della sua scelta e del suo trasferimento, Angela è ricomparsa ad Atene, in una clinica privata, a dare il lieto annuncio.

Quest’ultima vicenda di malasanità, conclusasi bene solo per l’eroismo della paziente, non certo per il nostro sistema, deve far riflettere su alcune cifre. La sanità in Puglia, teoricamente il fiore all’occhiello dell’amministrazione Nichi Vendola (leader del Sel, oltre che governatore della Regione), ha mostrato tutta la sua inefficienza burocratica, nonostante il suo costo sia sproporzionato alle casse regionali. Nel 2011, infatti, la sanità pugliese registrava un disavanzo di 1 miliardo e 103 milioni di euro e si piazzava terza nella classifica delle regioni con il bilancio sanitario più in rosso, dopo Lazio e Campania. Giusto per fare un paragone, se negli ultimi anni abbiamo sentito parlar male solo della sanità lombarda e del crack del San Raffaele, dobbiamo ricordare che la Lombardia, in quello stesso anno, aveva un avanzo di 45 milioni (nel 2012 registrava ancora un avanzo di 22,17 milioni), contro il miliardo e passa di disavanzo della Puglia. A cosa siano servite tutte quelle spese, non si sa. Nell’ospedale di Bari dove Angela avrebbe voluto farsi operare, il Cyberknife c’era, dunque qualcuno aveva sborsato i quattrini necessari a comprarlo. C’era ma non si poteva usare: vedi alla voce “spreco”. Il policlinico di Bari ha ricevuto dalla Regione 170mila euro per operazioni di cambi di sesso per operare la “disforia sessuale”, decisamente meno grave di un tumore al cervello. Di sicuro nessuno è mai morto per non essere riuscito a farsi cambiare subito il sesso.

Il problema della sanità pubblica non si limita alla sola Puglia. In queste settimane abbiamo assistito al teatrino governativo per non tagliare la spesa sanitaria. Ma nessuno può dire, con cognizione di causa, che si spenda troppo poco. La spesa pubblica per la sanità è aumentata del 64,1% in 10 anni, dal 2000 al 2011. a un ritmo doppio rispetto all’aumento del Pil (31,9%). Lo rileva uno studio di Confartigianato. Nel 2012, la spesa per la sanità ha raggiunto quota 114,5 miliardi, pari al 14,2% della spesa pubblica totale. In Italia ammalarsi costa più caro che nel resto della Ue: tra luglio 2007 e luglio 2012 servizi e prodotti sanitari sono cresciuti del 14,1%, 5,7 punti in più dell’Eurozona. Negli stessi dieci anni, però, la spesa dei privati per la sanità è cresciuta del 25,5% (secondo il rapporto Censis). Il che vuol dire che, sempre più italiani (un quarto in più rispetto all’inizio del millennio), non fidandosi del pubblico, si rivolgono al privato. Cattiva abitudine? Non proprio: nel caso di Angela, che ha preferito addirittura rivolgersi alla vicina Grecia, è una questione di vita e di morte. Per lei e per la figlia che porta in grembo.