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Angela da Foligno, la santa mistica

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Ciò che emerge dagli Scritti di sant’Angela da Foligno è qualcosa di incredibile: nello sfogliare queste sue parole, non si comprende davvero come sia stata possibile una simile trasformazione. Parole divine in un corpo e in un’anima che prima dell’incontro con Cristo, con Dio, erano ben salde sulla terra.

Ecclesia 04_01_2025

Nel nome, c’è già tutto: Angela. La parola angelo deriva dal latino angelus e ha origine dalla lingua greca ἄγγελος: il significato è semplice, “messo”, “messaggero”, “servitore”. Tutte e tre queste accezioni possono descrivere ciò che è stata Angela da Foligno (Foligno, 1248 - Foligno, 4 gennaio 1309), divenuta santa per “equipollenza” sotto il pontificato di papa Francesco il 09 ottobre del 2013. E Angela, realmente, è stata messaggera della Parola di Dio e serva del Signore.

Quando ci si addentra nella sua biografia - anche se poche sono le notizie certe - si rimane affascinati perché ancora una volta si conferma quella che potrebbe definirsi una delle “regole” di Dio: al Signore non importa mai il passato di una donna e di un uomo per farlo divenire santo. L’incontro con il Signore può avvenire in qualsiasi momento. E così è stato per santa Angela da Foligno, nata in famiglia agiata e divenuta assai presto orfana di padre. Era bella, Angela, affascinante ed enormemente lontana dalla fede. Divenne sposa di un notabile della sua città natale: con lui, ebbe diversi figli. Fin qui una vita come le altre, ma poi tutto cambiò: una trasformazione che le fece nascere in cuore il desiderio profondo di vivere accanto a Dio. Il terremoto del 1279 che colpì la terra umbra fu l’inizio della sua riflessione sulla vita. Un terremoto dell’anima, piuttosto. Assisi era vicina: inevitabile fu la richiesta in preghiera al santo Poverello di indicarle la strada. E così all’età di 37 anni ebbe inizio la sua conversione. Era assai necessaria la premessa biografica prima di addentrarci negli Scritti: la parola, le lettere, lo scritto, sono sempre il sunto perfetto di un volto, di una biografia, di una serie di esperienze che l’uomo compie.

Ciò che emerge dagli Scritti di sant’Angela da Foligno è qualcosa di incredibile: nello sfogliare queste sue parole, non si comprende davvero come sia stata possibile una simile trasformazione. Parole divine in un corpo e in un’anima che prima dell’incontro con Cristo, con Dio, erano ben salde sulla terra. Eppure chi si addentra nella loro lettura «si trova di fronte a tali altezze di penetrazione del divino, da farci quasi perdere di vista la protagonista, per la singolarità e trascendenza della sua esperienza, sfuggente al nostro sguardo profano. Angela si rivela tanto vicina a noi, da non farci avvertire più quei capogiri, che le altezze vertiginose dell’esperienza del divino possono provocare. Si tratta della presentazione della via da lei percorsa, e che ogni uomo può percorrere: Cristo» (Antonio Blasucci, O.F.M. Conv, Cristocentrismo e vocazione alla mistica nella B. Angela di Foligno. In margine al VII centenario della conversione, in  Rivista di Vita Spirituale, Nº 6. vol. 39, 1985).

Fulcro delle esperienze mistiche che visse la santa di Foligno rimane il Il libro della beata Angela da Foligno, un testo diviso in due parti: la prima prende il nome di Memoriale, il resoconto dell’esperienza mistica che Angela ebbe nel 1291 e che poi dettò a frate Arnaldo, suo padre spirituale e confessore. La seconda è costituita dai Documenti (testi che la tradizione chiama anche Istruzioni, Esortazioni o Lettere) realizzati da redattori diversi provenienti dall’area spirituale di Angela. Questa parte comprende lettere, brevi annotazioni, trattati, appunti spirituali. Angela non sapeva scrivere, né tanto meno conosceva il latino. La sua lingua era il cosiddetto “volgare”, ossia una commistione tra l’italiano e il dialetto umbro. La lingua che troviamo in queste pagine è il latino, frutto della trascrizione dei racconti della santa da parte di fra Arnaldo o di chi raccoglieva le sue parole.

I testi più copiosi ed in un certo modo anche i più preziosi sotto l’aspetto spirituale, sono gli scritti riguardanti le sue esperienze nella preghiera: sono esperienze nelle quali il Signore entra in profonda comunicazione con la santa manifestandole i suoi pensieri, i suoi desideri, la sua grandezza. Il suo Amore, quello con la “a” maiuscola. Dalle pagine di questi scritti emerge quasi sempre un invito, quasi personale per il lettore, di incamminarsi in questo straordinario dialogo con Dio: «Il discorso su Dio della Folignate può essere letto come lezione sull’uomo chiamato a sperimentare un rapporto vivo e vitale con l’Assoluto», così scrive sapientemente Sergio Andreoli nell’Introduzione al testo Angela da Foligno: invito alla lettura, pubblicato dall’editrice San Paolo nel 1999.

«Dio è il creatore dell’intero universo, colui che ha dato vita ad ogni cosa e la mantiene nell’essere. Non esiste niente che non riceva il proprio essere da Dio»: verità profonda in poche parole del suo Memoriale. Sant’Angela parla di un Dio che non ha confini: immenso nella sua grandezza e nella presenza dell’umano di ogni fedele. Ma qual è il Dio narrato dalla santa? Ne parla al suo confessore con termini che il linguaggio umano non può contenere: «E poiché io – frate scrittore – qui le chiedevo e le dicevo: “Cosa hai visto? essa rispose dicendo: “Ho visto una cosa piena, una maestà immensa, che non so dire, ma mi sembrava che era ogni bene”». Quella di Angela è davvero una descrizione superba del Signore. Dio è complesso da descrivere: il termine è addirittura «cosa piena» quasi come se mancassero le parole per rendere del tutto la sua grandezza. Ciò che sente però è che sembrava che era ogni bene. Bellissima espressione, ogni bene: Dio non può che essere ogni bene. Da lui, dunque, non può che sorgere, appunto, ogni bene.

E il bene vuol dire soprattutto amore. Lo sa, con certezza, Angela da Foligno perché lo ha vissuto: «Vidi più che mai la Maestà divina in un modo assolutamente ineffabile. Mi accorsi che abbracciava tutti i figli; teneva però alcuni quasi al suo fianco, altri più vicini al petto e al volto e altri li abbracciava totalmente. Questo avveniva, secondo la differente trasformazione nella passione di Cristo e nel suo amore. Tutti, cioè i primi, i secondi e i terzi, godevano di Dio, ma quelli abbracciati totalmente, che stavano con la faccia rivolta verso Dio, godevano ineffabilmente più di tutti. In questo io mi dilettai inenarrabilmente».