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Islam

Ancora una giovane cristiana rapita in Pakistan

Ha solo 17 anni ed è stata ripetutamente violentata dai suoi rapitori di cui si conosce l’identità, ma finora soltanto uno di loro è stato arrestato

L’agenzia di stampa cattolica UCANEWS riporta il 1° ottobre la notizia del rapimento di un’altra ragazza cristiana in Pakistan, nel distretto di Bahawalpur, provincia del Punjab. A raccontare l’accaduto è stato il padre Taj Masih (il nome della figlia non è stato divulgato) che si è rivolto alla stampa esasperato e deluso per la svogliatezza con cui il caso è stato finora trattato dalle autorità. Sua figlia, che ha 17 anni, è stata rapita il 25 agosto. Lui si è rivolto per aiuto al consiglio degli anziani che, una volta individuati i responsabili – quattro uomini musulmani aiutati da una donna – li ha convocati. Alla presenza degli anzini, i rapitori hanno ammesso la loro colpa e hanno assicurato che avrebbero restituito la ragazza alla sua famiglia Ma i giorni sono passati senza che la ragazzina fosse liberata, accampavano sempre qualche motivo per giustificare il ritardo. Allora il padre ha deciso di sporgere denuncia alla polizia e il 5 settembre finalmente sua figlia è tornata a casa. Una visita medica ha confermato la sua denuncia alla polizia di essere è stata brutalmente violentata da più uomini. Ma soltanto uno è stato arrestato, Muhammad Saif, mentre gli altri sono ancora liberi. Taj Masih sostiene che la polizia ha trattato il caso di sua figlia con estrema indifferenza, a conferma delle discriminazioni di cui i cristiani oggetto. “L’onore di mia figlia – dice – è stato violato e lei è segnata per tutta la vita, ma sembra che non ci sia giustizia per i poveri cristiani come noi”. Effettivamente il rapimento e la successiva inazione della polizia esemplificano le difficoltà che i cristiani e le altre comunità minoritarie discriminati devono affrontare per ottenere giustizia nel paese.  “La polizia ha prove sufficienti per perseguire gli accusati – sostiene l’avvocato cristiano Lazar Allah Rakha – e speriamo che il tribunale ordini alla polizia di arrestare i restanti imputati il prima possibile per rimuovere l’impressione diffusa che le minoranze non ricevano lo stesso trattamento dei musulmani. È responsabilità dello Stato garantire che tutti i cittadini abbiano accesso immediato ed economico alla giustizia, indipendentemente dalla loro affiliazione religiosa”.