Ancora un cristiano accusato di blasfemia in Pakistan
Il ragazzo denunciato da un vicino per un post pubblicato su Facebook rischia un'ammenda e fino a dieci anni di reclusione
Crescono in maniera preoccupante in Pakistan le denunce e gli arresti per blasfemia, reato che prevede condanne al carcere e persino alla pena capitale. Spesso sono accuse infondate fatte per odio religioso, se rivolte contro i cristiani che sono minoranza perseguitata nel paese a maggioranza islamica, o per colpire una persona con cui si è in lite. L’ultimo caso riguarda un giovane cristiano, Zaki Masih, 35 anni, arrestato l’8 luglio a Sargodha, su denuncia di un vicino di casa musulmano, Muhammad Awais, che lo ha accusato di aver pubblicato su Facebook un post offensivo nei confronti dell’Islam. Nonostante che alcuni musulmani tra cui l’imam della moschea del villaggio siano intervenuti in difesa di Zaki dicendo che il post non mancava di rispetto a nessuna religione, il giovane è stato arrestato e l’accusa è di “atti deliberati e dannosi intesi a oltraggiare i sentimenti religiosi di qualsiasi classe insultando la sua religione o le sue convinzioni religiose” per cui rischia una ammenda e fino a dieci anni di reclusione. In effetti sembra che il post Facebook sia stato scritto da un'altra persona, un musulmano, che criticava chi commette frodi alimentari e che Masih si sia limitato a condividerlo. Secondo la famiglia di Zaki – spiega l’agenzia AsiaNews che ne dà notizia – può darsi che il caso intentato sia un modo per risolvere una disputa sulla terra di lunga data, vinta da Zaki, con persone che nutrono ancora rancore, nonostante gli sforzi per riconciliarsi attraverso gli anziani del villaggio.