Anche Ryanair ha le sue ragioni. Le spiegava il Manzoni
Ascolta la versione audio dell'articolo
Tutti contro Ryanair. La low cost reagisce duramente all'imposizione del tetto sulle tariffe dei voli nazionali da e per le isole. Si tira tutti contro: dal ministro Urso all'Enac. Ma i danni del calmiere li spiegava già Manzoni.
Tutti contro Ryanair. La compagnia low cost irlandese, ancor più che le altre linee aeree che hanno permesso a moltissimi viaggiatori a basso reddito di volare in tutte le mete europee, è nel mirino di: governo italiano, Enac, Codacons, movimenti ecologisti, sindacati. Eppure ha anche le sue ottime ragioni.
In Italia, Ryanair ha alzato i toni dello scontro con il governo Meloni, a seguito del Decreto omnibus di questa estate che include anche un parziale calmiere sui prezzi. Il decreto prevede infatti lo stop agli algoritmi che alzano i prezzi per le rotte nazionali da e per le isole durante un periodo di picco di domanda e se il prezzo di vendita è del 200% superiore alla tariffa media. Inoltre vieta di fissare un prezzo a misura del cliente, dunque fissare le tariffe in base alla profilazione web o al modello di dispositivo usato.
Michael O’Leary, l’amministratore delegato di Ryanair, si è sgolato contro questo decreto, definendolo “sovietico” e “stupido”, nel senso di controproducente. L’ultimo intervento risale a due giorni fa, dunque alla vigilia del prossimo incontro fra le compagnie aeree e il governo che si terrà oggi. A detta dell’amministratore delegato, il provvedimento è “basato su dati spazzatura, consigli falsi e inaccurati di Enac (l’ente nazionale per l’aviazione civile, ndr). È un decreto stupido, ridurrà i voli aumentando le tariffe”. Quindi, detto fatto: “Abbiamo già ridotto i voli del 10% in Sardegna e lo faremo quest’inverno per la Sicilia. Le nuove rotte di quest’inverno da Orio e Malpensa saranno solo internazionali e non nazionali”.
L’intervento dell'Ad e l’annuncio dei tagli ha subito provocato una levata di scudi, prima di tutto dell’Enac che si è sentita chiamata in causa. Il suo presidente, Pierluigi Di Palma, arriva a definire l’Ad di Ryanair “clown che avrebbe messo in piedi questa storia”. Più articolata la risposta di Codacons: “Le dichiarazioni contro l’Italia e il decreto del Governo teso a calmierare i prezzi dei voli per le isole sono vergognose e devono portare a interventi urgenti. Quella di Ryanair è una vera e propria ribellione alle leggi italiane, una dichiarazione di guerra al nostro Paese con l’aggravante di ricorrere a minacce e ritorsioni, come il taglio dei voli per Sicilia e Sardegna, che finiranno per danneggiare unicamente gli utenti italiani del trasporto aereo”. Non manca neppure la replica del ministro Adolfo Urso: “l’Italia è un paese sovrano, non si fa ricattare da nessuno. Una compagnia sanzionata 11 volte dall’Autorità per la concorrenza per aver violato 11 volte le regole del mercato vada in Tribunale dove è già stata condannata più volte”.
A schierarsi dalla parte di Ryanair sono pochissimi. Ad esempio Aduc (Associazione Utenti e consumatori): “Le tariffe possono calare solo se si garantisce un corretto gioco di domanda/offerta: altrimenti gli imprenditori se ne vanno altrove e agli utenti non è possibile scegliere tra le migliori offerte di imprenditori che si contendono i clienti, ma solo usare le poche tariffe condizionate dall’imposizione dello Stato. Giusta la preoccupazione diffusa e del governo per gli aumenti delle tariffe, ma lo Stato può contribuire ad un calo solo con snellimento fiscale, semplificazione burocratica, rigore ambientale e funzionamento/velocità della giustizia”.
Sono parole fuori dal coro, quelle di Aduc, ma riprendono una lezione antica che i nostri governi tendono a dimenticare. Il calmiere, infatti, non è privo di conseguenze negative. E non stiamo parlando di possibili violazioni delle norme europee sulla concorrenza, ma proprio di conseguenze immediate sui consumatori. Il primo effetto, non a caso, è quello della cancellazione del 10% delle tratte da e per le isole da parte della compagnia low cost. Non si tratta di una “rappresaglia”, ma di una risposta logica: vengono cancellate le tratte meno redditizie. E i viaggiatori avranno dunque meno scelte.
Il prezzo, in generale, è un meccanismo di conoscenza. Un prezzo alto indica che c’è scarsità di quel bene o servizio. L’algoritmo permette un calcolo più rapido e preciso, ma non cambia la sostanza o la natura del prezzo. Se nei momenti di picco della domanda, nei voli per le isole, le tariffe aumentano del 200% o più, vuol dire che non ci sono più posti sugli aerei. Se lo Stato forza il meccanismo dei prezzi, abbassandoli per decreto, la conseguenza logica è che i posti finiranno prima.
Il calmiere crea scarsità e code, da sempre: lo descriveva anche Manzoni in tempi non sospetti, nel capitolo sull’assalto ai forni. E nel XVII Secolo non c’erano algoritmi né profilazioni dell’utente, ma la scarsità aveva provocato comunque un aumento dei prezzi del pane. E l’intervento governativo, con l’introduzione di un calmiere, aveva fatto scomparire i beni di prima necessità. Poi è facile accusare “gli speculatori” e dare l’assalto ai forni, ma il problema, comunque, non si risolve.