Anche Draghi si è stancato di Speranza
Anche Draghi sembra essere sempre più insofferente verso il rigorismo esasperato del Ministro Speranza, che vorrebbe un 2022 simile al 2021, con vaccinazioni a tappeto, mascherine ovunque e green pass senza scadenza. Il premier ha capito che il fine emergenza mai non premia. Lega sempre più in fibrillazione.
Le prime crepe nel Governo si erano già percepite settimane fa. Ora, però, sembra che il premier sia sempre più insofferente verso il rigorismo esasperato del Ministro della Salute, Roberto Speranza, che vorrebbe un 2022 simile al 2021, con vaccinazioni a tappeto, mascherine ovunque e green pass senza scadenza. Mario Draghi, invece, inizia a rendersi conto di quanto questo accanimento sui divieti stia di fatto azzerando gli sforzi fatti dagli italiani per rispettare le regole e dalle imprese per provare a ripartire. Fuori dai confini nazionali se ne stanno accorgendo un po tutti, se è vero che in Gran Bretagna sono state eliminate tutte le restrizioni e si è tornati all’epoca pre-Covid. Lì perfino i positivi non sono obbligati a isolarsi ma possono tranquillamente circolare. E altrove, anche in Austria e Francia, che sembravano gli Stati più severi nelle misure di contenimento e distanziamento, gli obblighi si stanno sciogliendo come neve al sole. L’Italia invece va in controtendenza.
Domenica il Ministro Speranza ha detto chiaro e tondo che in autunno la quarta dose dovranno farla tutti, dunque ci sarà l’ennesimo richiamo. Inoltre, a proposito della possibilità di abolire il green pass, il Ministro ha dichiarato che non se ne parla nemmeno e che anche d’estate occorrerà esibirlo per poter fare una vita normale e accedere nei luoghi di aggregazione. Per non parlare dell’obbligo vaccinale per gli over 50, destinato a rimanere sine die. Anche perché, trattandosi di virus stagionale, se le restrizioni rimangono ora, figurarsi da settembre in poi, quando le temperature inizieranno a cambiare e i positivi al Covid aumenteranno inevitabilmente. Peraltro i vaccini ci saranno eccome, anzi entro marzo, come ha annunciato il commissario all’emergenza, Generale Francesco Paolo Figliuolo, arriveranno anche tre milioni di dosi di Novavax, il nuovo vaccino messo in commercio di recente (già il prossimo week-end ne arriverà un milione di dosi). Il primo marzo, inoltre, partirà la somministrazione della quarta dose agli immunodepressi e ai soggetti fragili.
Questo andazzo medicocentrico da “fine emergenza mai” ora non piace più neppure a Draghi, chiamato un ilanno fa al capezzale di un Paese moribondo per superare la pandemia, far ripartire il Pil e ridare slancio alle attività, anche continuando a fare debito. E l’incertezza sul futuro, si sa, è il nemico più insidioso della ripresa economica e produttiva. Perché mai i turisti europei ed extraeuropei dovrebbero trascorrere la Pasqua e i ponti di primavera in Italia, sapendo di essere costretti a mostrare il green pass per potersi godere la vacanza, mentre altrove sarebbero completamente liberi? Perché dovrebbero pianificare le vacanze estive in Italia senza avere la certezza di poter dimenticare restrizioni e divieti? Gli operatori turistici giustamente fanno notare che i vacanzieri le vacanze le pianificano con largo anticipo anche per spuntare le tariffe migliori e dunque ogni giorno di prolungamento del green pass e degli altri vincoli alla circolazione toglie potenziali turisti al nostro Paese. Con tutto ciò che ne consegue in termini economici e occupazionali per il settore e per l’indotto.
Ma di questo non si è reso conto solo Draghi. Anche il fronte delle forze politiche che sostengono l’esecutivo si sta sgretolando. Sull’abolizione del green pass a partire dal 31 marzo, in concomitanza con la probabile fine dello stato d’emergenza, la Lega ieri ha votato con l’opposizione, ma si è ritrovata in minoranza, perché tutti i partiti di sinistra e anche Forza Italia hanno votato per il prolungamento del certificato verde ancora per mesi. Il Carroccio ieri, in commissione affari sociali della Camera, ha addirittura presentato un emendamento al decreto Covid per chiedere il superamento del green pass, e ha dunque dimostrato di voler continuare a strappare rispetto alla linea rigorista del governo, anche per non lasciare campo libero alla Meloni nell’area dell’opposizione.
Negli altri Stati non è quasi mai esistita e di sicuro non esiste più da tempo la sterile e terroristica contabilità dei casi Covid, con relativa sottolineatura dei ricoveri e dei decessi, che invece in Italia non perde un colpo e continua a riempire le giornate e i commenti giornalistici. C’è grande attesa tra gli italiani per il calendario della progressiva uscita dalla pandemia, con lo smantellamento graduale dei divieti. Ma le dichiarazioni del Ministro Speranza non promettono nulla di buono e c’è da scommettere che ancora per mesi bisognerà continuare a mostrare il green pass e a indossare la Ffp2 sui mezzi di trasporto e le semplici mascherine nei luoghi chiusi, mentre in altri Stati come l’Inghilterra, dove peraltro ci sono stati, in proporzione, meno morti di Covid che da noi, si è tornati alla vita normale. Per fortuna, rispetto a qualche tempo fa, nessuno o quasi parla più di “modello italiano” nella lotta al Covid. D’altronde, a tutto c’è un limite.