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IL CASO

Amianto, non cali il silenzio

Solo pochi giorni fa c'è stata la sentenza a Torino sul caso Eternit e già non se ne parla più. Ma il dramma resta e deve essere conosciuto.

Attualità 05_03_2012
Manifestazione delle vittime dell'amianto

A pochi giorni dalla sentenza di Torino sul caso Eternit il sipario è già calato e un silenzio “assordante” è sceso dopo che attorno a questo provvedimento si era registrato clamore e sorpresa in vasti strati dell’opinione pubblica.
Nel frattempo c’è chi non dimentica, non può dimenticare perché vive sulla sua pelle le conseguenze delle ferite apportate da una sostanza polverosa killer che ha colpito lavoratori all’interno di luoghi di lavoro e persino cittadini che avevano l’unico torto di abitare nei pressi di queste aziende. Sono i parenti delle vittime, alcuni rappresentati al processo di Torino, la stragrande maggioranza no. I più sono incapaci di lottare, di sperare, di seguire e di capire le vicende anche processuali.

Sono le decine e centinaia di persone che tutt’oggi vivono in prima persona la scoperta di essere ammalati a causa dell’esposizione all’amianto. Si rivolgono ai loro medici di base, vengono poi inviati ai Registri Regionali di Mesoteliomi istituiti mediante apposita legge in ogni regione facenti parte del Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM). A contatto con gli incaricati medici riversano le informazioni che vengono loro richieste e soprattutto il loro dramma umano. Il loro destino è segnato e qualcuno avrà il compito di assisterli sanitariamente. Ci sarà qualcuno che li accompagnerà in modo umano, cioè condividendo il loro dramma straziante nel procedere della malattia.

Ancora oggi purtroppo vi sono lavoratori che fanno questa scoperta considerando, e questa è una notizia thriller, che il tempo medio di latenza di questi tumori alle vie respiratorie è di circa 30 anni. La previsione del numero dei morti per anno dovuto a mesotelioma pleurico in Italia fa coincidere l’anno 2020 come l’anno in cui si toccherà il punto più alto. Poi comincerà gradualmente a decrescere lungo gli anni a seguire. Un fenomeno quindi in piena “attività”, purtroppo. E qualcuno potrebbe dire, soprattutto pensare, forse arriverà il mio turno. Non è terrorismo psicologico. Purtroppo è l’amara e obiettiva realtà. Il problema è molto serio. Per questo occorre aiutare tutti a recuperare le esatte ed essenziali notizie e dimensioni del fenomeno.

Con il termine “amianto” o “asbesto” viene identificato un gruppo di minerali, silicati, che sono caratterizzati da un struttura fibrosa. Le fibre d’amianto sono costituite da fasci che tendono a disgregarsi con facilità in senso longitudinale, dando origine a fibre sempre più sottili fino ad essere visibili solo al microscopio elettronico. I principali gruppi mineralogici sono il serpentino (crisotilo) e gli anfiboli (crocidolite, amosite, tremolite, actinolite, antofillite). L’amianto allo stato polveroso viene assorbito tramite le vie respiratorie.

L’esposizione a fibre d’amianto può essere causa di diversi effetti patogeni. Quelli più importanti si manifestano a carico dell’apparato respiratorio, in seguito all’inalazione di fibre aerodisperse. A seguito dell’inalazione delle fibre d’amianto si possono avere patologie riconducibili principalmente a reazioni fibrose diffuse e irreversibili a carico dell’interstizio polmonare e/o delle pleure e a degenerazioni tumorali maligne del polmone e delle stesse pleure: si va dalle pleuropatie alle pneumopatie e infine le neoplasie tra le quali il carcinoma polmonare, il mesotelioma (pleurico, peritoneale, pericardio), il carcinoma laringeo. Queste malattie si manifestano con disturbi di tipo irritativo delle vie respiratorie. La conoscenza scientifica ha colto la pericolosità dell’amianto per la salute della persona negli ambienti di lavoro nei primi anni del secondo dopoguerra, soprattutto con l’asbestosi. Il DPR 303 del 1956 conteneva l’amianto in uno specifico elenco tra le polveri più pericolose. I responsabili degli impianti nei quali si lavorava l’amianto erano tenuti in via obbligatoria a limitarne l’esposizione ai lavoratori con il rispetto di determinati valori ed era prevista la sorveglianza sanitaria.

La normativa ha seguito di pari passo l’evoluzione della conoscenza scientifica. L’Italia già da quegli anni era un punto di riferimento di assoluto valore dal punto di vista scientifico. La Clinica del Lavoro di Milano, la prima ad essere istituita a livello mondiale, esprimeva un altissimo livello scientifico sotto la direzione del Prof. Enrico Vigliani che aveva ricoperto la funzione prima di segretario e poi di presidente dell’associazione internazionale dei medici del lavoro (ICOH).
In Italia si è dovuto aspettare una legge del 1992, la n. 257 che ha drasticamente vietato la produzione e la lavorazione dell’amianto. Ma non ci si poteva sbarazzare cosi semplicemente dell’amianto. Forti produzioni e forti impieghi hanno riempito l’Italia, dal nord al sud, di giacimenti di amianto. Strutture, impianti, tubazioni, un elenco senza fine.



 
Morti per mesotelioma
Previsione del numero di morti per anno
per mesotelioma pleurico in Italia (Peto et al. 1998)


In modo sorprendente si è scoperto che tale agente nocivo
ha colpito lavoratori e persone anche in ambienti del tutto impensabili. Si può capire la pericolosità negli interventi nelle demolizioni e nella distruzione dei rifiuti da scarti edili, cosi come nelle canne fumarie o nei tetti di eternit (di cui è piena l’Italia)  Ma cosa c’entrano le tessiture? I freni dei telai erano di materiali a base di amianto. E le navi, le scuole e altri ambienti? Per anni gli stessi Vigili del Fuoco hanno prescritto nelle fasi di prevenzione e di intervento nello spegnimento degli incendi dispositivi quali barriere tagliafuoco, coperte antincendio, tute da loro stessi indossate per lunghi periodi e che hanno svolto anche una funzione molto utile. Infatti l’amianto è un materiale con ottime proprietà, è ignifugo, isolante e fonoassorbente.

Sia i privati sia gli enti pubblici hanno avuto, e ce l’hanno tutt’ora, il compito di partecipare al censimento mediante la comunicazione da parte dei proprietari della detenzione di strutture e materiali contenenti amianto. Solo determinate società specializzate sono autorizzate alla bonifica e allo smaltimento e le ASL svolgono azioni di controllo.

E’ giusta l’attività di informazione e formazione nei luoghi di lavoro ma non ci si può fermare qui in quanto questo fenomeno riguarda l’intera società. Occorre che l’informazione raggiunga il più vasto ambito possibile e che svolga una seria funzione guida. Evitando sia gli estremismi quanto la tacita ostracizzazione. Tutto ciò rientra tra i compiti dei media.

Tra le attività più rilevanti della medicina del lavoro si è dimostrata quella svolta dai Registri Mesoteliomi, nazionale e regionali, che ha portato alla luce situazioni meritevoli di essere messe in evidenza. La medicina del lavoro ha avuto l’incarico di ricostruire puntigliosamente la storia lavorativa e le occasioni di esposizione a materiali amantiferi per evidenziare eventuale rapporto causa / effetto nell’insorgenza della malattia. La sequenza dell’iter può essere cosi brevemente descritta: caso, approfondimento, nesso causale, riconoscimento malattia da parte dell’INAIL e relativo risarcimento.

A sentenza emessa gli avvocati dei due condannati del processo Eternit di Torino hanno presentato ricorso e questo comporterà il riesame del provvedimento adottato. Questa sentenza ha introdotto nuovi parametri oltre a confermare gli schemi legati tra il diritto e il risarcimento. Qualcuno ha detto che si tratta di un provvedimento storico che può essere preso ad esempio per il diritto e la giurisprudenza in Europa e nel mondo intero.
Autorevoli esponenti del mondo scientifico auspicano tuttavia che la sentenza in questione non abbia considerato le attuali conoscenze scientifiche e le attuali ristrettive  e severe normative per applicarle tout court e retroattivamente al tempo in cui le malattie sono insorte. L’evoluzione della scienza medica e conseguentemente delle norme di legge ha richiesto diversi decenni. Anni fa l’amianto non era considerato un rischio da eliminare anche se vi erano prescrizioni a garanzia dei lavoratori. Ci sarà pur stato qualche imprenditore che avrà rispettato gli obblighi previsti senza poter allora immaginare effetti cosi drammatici cosi come poi invece si sarebbero rivelati. E’ anche certo che qualcun altro non si è mosso in alcun modo considerando la sicurezza solo un costo aggiuntivo. Ma questo film ci è dato in visione anche per altri fenomeni che hanno comportato e comportano tuttora  malattie  e infortuni, spesso mortali.

E’ davanti agli occhi di tutti l’incredibile ed immane tragedia che si è verificata tra chi ha lavorato in quelle aziende, i loro familiari o chi semplicemente ha vissuto in quei territori. La vasta dimensione numerica ce la rende ancora più opprimente e difficile da “portare”. Anche se i casi fossero stati pochi sarebbe stata la stessa cosa, con l’unica differenza che se ne sarebbe parlato molto meno o per nulla. Restano le persone, che sono le vere vittime. La sentenza permetterà di riconoscere loro almeno una forma risarcitoria del danno subito.
C’è però anche bisogno di ricostruire una prospettiva di speranza e di solidarietà nella ricerca del bene comune. Proprio su questo occorre lasciarsi con una domanda a cui ciascuno dovrebbe rispondere: in che modo ciò è possibile?