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EX URSS

Amerikatsi: dal genocidio armeno al gulag, un film su una storia dimenticata

Storia di armeni scampati al genocidio, rimpatriati e finiti nei gulag di Stalin. Amerikatsi, candidato all'Oscar, è un film su un pezzo di storia europea che pochi conoscono. 

Cinema e tv 18_02_2025
Amerikatsi, locandina

Il 24 aprile 1915 a Costantinopoli un evento decisivo segnò la sorte del popolo armeno: il Governo dei Giovani Turchi prelevò centinaia di persone di etnia armena dalle loro case e le avviò verso lo sterminio: fu l'inizio del genocidio, che causò la morte di un milione e mezzo di persone. Gli armeni sopravvissuti al Metz Yeghern, il "Grande Male",  dettero vita  a un importante fenomeno diasporico che interessò tutto il mondo: il popolo armeno ricostituì proprie comunità in Grecia, Francia, Stati Uniti, Argentina, Libano, Siria, Palestina, Egitto, Sudan, persino in India e in Cina. La fede cristiana  fu il principale collante degli armeni della diaspora, che preservarono il loro patrimonio religioso e devozionale costruendo chiese e scuole nei paesi ospitanti.

Alla fine del 1945 Iosif Stalin incoraggiò il ritorno degli armeni della diaspora nella madrepatria armena ormai sovietizzata, perché ripopolassero il Paese e ne sostenessero lo sviluppo economico. Dopo la seconda guerra mondiale, con la Repubblica Socialista Armena ridotta in miseria e depauperata del suo patrimonio di tradizioni, fu architettata una vera e propria campagna per il rimpatrio degli esuli armeni; con il concorso, più o meno consapevole, dei movimenti nazionalisti e dello stesso patriarca della Chiesa armena Kevork VI, la propaganda sovietica si appellò al sentimento patriottico degli armeni in esilio chiedendo loro di raggiungere il loro Paese d'origine.

Il "Comitato per il rimpatrio" omise di specificare che l'Armenia faceva ormai parte dell'URSS dal 1922 e che la Chiesa vi era da anni spogliata e perseguitata. Quando dopo varie e convulse vicende l'Armata Rossa occupò l'Armenia nel 1920 instaurandovi la Repubblica Socialista Sovietica Armena i bolscevichi dichiararono che avrebbero rispettato l'identità religiosa e culturale del Paese ma, com'è noto, non mantennero la promessa. Il georgiano Stalin teneva anzi particolarmente alle tre repubbliche del Caucaso, Georgia, Armenia e Azerbaigian, e le pose sotto stretto controllo sovietico. Una grave delusione attendeva dunque coloro che decisero di "rimpatriare" dopo il 1945: l'Armenia dei loro antenati non esisteva più. I nomi dei rimpatriati della diaspora andarono presto a riempire i casellari degli individui sospetti: guardati con diffidenza, accusati di spionaggio, denunciati dai loro stessi compatrioti sotto la pressione di Stalin, non pochi furono arrestati e condannati ai lavori forzati.  

È ciò che accade a Charlie Bakhchinyan, protagonista del film del 2022 Amerikatsi, scritto, diretto, interpretato e montato dall'attore e regista  Michael A. Goorjian. Nato negli Stati Uniti da genitori armeni, Goorjian narra la storia del piccolo Charlie che nel 1915 si salva dal genocidio del suo popolo nascondendosi in un baule imbarcato per gli Stati Uniti. Ormai adulto e desideroso di conoscere le sue radici, nel 1948 Charlie decide di partire per  l'Armenia. Per una serie di circostanze, complice la poca padronanza della lingua armena, l'"amerikatsi" (armeno americano) viene fatto oggetto di accuse inverosimili, tra cui il "cosmopolitismo"  e l'abitudine di indossare cravatte, e finisce ai lavori forzati. In Armenia, Charlie cerca le sue radici, ma trova la repressione del regime sovietico che frattanto ha soppiantato la cultura e le tradizioni del Paese. È obbligato a vivere in condizioni disumane, sfiancato dal lavoro, torturato e picchiato quasi quotidianamente assieme agli altri detenuti che presumibilmente hanno commesso reati simili ai suoi.

Inopinatamente - e qui è il punto di svolta del film, che altrimenti potrebbe essere accomunato a una delle tante produzioni di genere carcerario - Charlie riesce in qualche modo nell'intento di assimilare l'identità armena. Grazie ad un anziano detenuto che non perde occasione per parlare del passato della nazione, e soprattutto grazie ad una famiglia armena la cui abitazione si trova davanti alla finestra della sua cella, Charlie arriva a conoscere le sue radici. Assistendo alla vita quotidiana della famiglia, condividendone pur da lontano momenti di festa e occasioni dolorose, l'amerikatsi si immerge nella cultura da cui egli stesso proviene, fino alla sua rocambolesca liberazione.

Il film è stato candidato come  miglior film straniero ai Premi Oscar 2024 e ha rappresentato l’Armenia all’ultimo Festival di Cannes; produttori, cast e maestranze sono armeni. Distribuita nelle sale italiane dal 16 gennaio 2025, l'opera ha il merito di illuminare una pagina poco nota della storia dell'Armenia, ben presente tuttavia nella memoria collettiva del popolo armeno. Per scrivere la sceneggiatura il regista ha attinto alle storie vere dei suoi conoscenti e dei loro familiari, ed il film si regge proprio sulla forza della verità. C'è un personaggio, la guardia carceraria Tigran, che come un parente del produttore del film ha un passato di pittore; accusato di dipingere chiese, viene forzato a cambiare lavoro e dipinge in clandestinità. Il film mostra come gli uomini della polizia locale siano ansiosi di compiacere le richieste dei propri superiori a danno di poveri innocenti, perché in caso contrario  rischiano a loro volta di venire arrestati, o peggio.

Su tutto, aleggia lo spettro dei temuti gulag siberiani: i personaggi sono minacciati costantemente di esservi spediti per qualunque inezia. Pur accennandovi, il film non approfondisce il dato reale per cui furono gli ecclesiastici a subire le persecuzioni più dure: Stalin si adoperò vanamente per stroncare o almeno cooptare la Chiesa armena, l’ultima struttura resistente al Potere centrale. Questo è l'unica omissione di un'opera che è pur sempre di fantasia, ma non abbandona mai il piano di realtà.

Programmazione aggiornata del film Amerikatsi

Mogliano Veneto (TV), Cinema teatro Busan, mercoledì 26 febbraio ore 20:45; giovedì 27 febbraio ore 17:15; venerdì 28 febbraio ore 21