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DOPO LE ELEZIONI

America 2021: la spirale di violenza non finirà

Appena concluso l'assalto al Campidoglio, i Repubblicani al Congresso si sono arresi. Biden è diventato presidente, ma non riporterà la pace. Dopo aver assistito alla spirale di violenza del 2020, le sue politiche divisive la alimenteranno ancora.

Esteri 09_01_2021
Agenti in borghese proteggono la Camera durante l'incursione

Appena poche ore dopo che centinaia di sostenitori di Donald Trump avevano fatto irruzione al Campidoglio, in un tentativo disperato di “fermare il furto”, il processo di certificazione, duramente contestato, dei voti elettorali presidenziali si è concluso bruscamente. Et voilà: il quasi senile Joseph “Pechino” Biden Jr., è diventato ufficialmente il presidente eletto di una Repubblica Americana che sta invecchiando rapidamente, schiacciata dal peso crescente della pandemia cinese. Il 20 gennaio alle 12 in punto, Biden giurerà sulla Bibbia per difendere gli Stati Uniti d’America quale suo 46mo presidente. Quel giorno segnerà l’inizio di un inverno democratico, lungo e cupo, fatto di decrescita, divisioni e sempre più politiche socialiste, come prevedono molti opinionisti conservatori.

Durante l’evacuazione di emergenza e subito dopo le obiezioni ai voti elettorali dell’Arizona, molti leader repubblicani hanno fatto un esame di coscienza e tradito le promesse di contestare la validità delle elezioni presidenziali. Fino a quel momento critico, 147 oppositori al Congresso, in totale, compresi 8 senatori, stavano cavalcando l’onda, riducendo le speranze di ribaltare i voti al Collegio Elettorale a vantaggio di Trump.

Alcuni leader del Congresso hanno rinunciato ad avanzare le loro legittime obiezioni per paura, altri come reazione di orrore alla violazione della sicurezza del Campidoglio, mentre osservavano con disgusto i loro colleghi che si nascondevano sotto gli scranni, preparandosi con la maschera anti-gas e sentendo colpi di arma da fuoco. Fra questi c’era anche il più acceso sostenitore di Trump, Lindsey Graham, della Carolina del Sud, che alla fine ha issato la bandiera bianca dei Repubblicani e si è arreso: “Quando è finita, è finita. Tutto quel che posso dire è di non contare su di me. Ho pregato perché Biden perdesse. Ha vinto. E’ il legittimo presidente degli Stati Uniti”.

Il 6 gennaio, l’incursione nel Campidoglio è costata, sinora, 70 arresti e 5 morti, compresa la veterana con 14 anni di servizio militare Ashli Babbit, uccisa dalla polizia dentro le sacre stanze del Congresso. E se questo fosse il bilancio finale dell’incursione, ci sarebbe da tirare un respiro di sollievo. Almeno non è successo qualcosa di ancora peggiore, giusto? Ebbene, in realtà, qualcosa di peggio è già avvenuto nel giorno stesso in cui la cristianità celebrava l’Epifania, un giorno di luce salvifica e non di oscurità malefica.

Ciò che il mondo ha visto in diretta è ben più di alcune vittime ed ora anche sentenze carcerarie. Ai nostri occhi si è palesata la fine della cultura americana della pace, del giusto processo, del governo della legge. A dire il vero, stiamo parlando di una nazione che non ha conosciuto nessuno dei tre nella loro forma democratica più pura, ma che è sopravvissuta e ha saputo curare le sue ferite politiche abbastanza bene per circa 250 anni, essendo la più antica e libera delle repubbliche democratiche. Per quanto, ancora?

La violenza degli ultimi 8 mesi, nelle vie delle città americane, con i roghi dei negozi, il terrore dei cittadini costretti a nascondersi e ora con la presa del Campidoglio, continueranno, senza dubbio, anche nel 2021 e oltre. Si intensificherà durante un’amministrazione Biden-Harris. I due non sono amici, a dir poco, di almeno 74 milioni di americani che hanno votato a favore di un programma di maggior libertà economica, maggior protezione di vite innocenti, più responsabilità individuale e per la conservazione di un tessuto di libertà nell’amato melting pot americano. Assieme, Biden e Harris, instaureranno con zelo un regime di politiche identitarie divisive, spingeranno un’agenda anti-religiosa e contro il diritto alla vita, così come daranno il via a politiche massimaliste di redistribuzione della ricchezza che spazzeranno via ciò che resta del sogno americano.

La violenza continuerà in una nazione nata dal sogno di rivoluzionari che volevano un governo limitato. Ora i disordini arriveranno da conservatori costituzionali e non dai “grandi resettatori” della sinistra che non vogliono niente meno che cancellare e riscrivere l’originale contratto americano per fondare un’utopia in cui tutti i pasti sono gratis. La contro-opposizione leverà il bastone per fermare il monopolio di sinistra di entrambe le Camere del Congresso e della Casa Bianca. Solo il terzo potere dello Stato, la Corte Suprema, può rallentare la sinistra, con la sua maggioranza conservatrice. Tuttavia, anche questo può durare poco se un Congresso democratico e il presidente saranno d’accordo nel cambiare le regole e “riempire” la Corte con più giudici ideologicamente loro amici, limitati saggiamente a nove sin dal 1869.

Quando finirà questo ping-pong di vendette politiche? Apparentemente, non molto presto. La notte scorsa, con rinnovata arroganza, la speaker democratica della Camera, Nancy Pelosi, ha lanciato la sua ultima battaglia. Invece di invocare unità e concordia, dopo che i Repubblicani si erano arresi, ha chiesto con spirito di vendetta di avviare una seconda procedura di impeachment per Donald Trump, a cui restano meno di due settimane di mandato alla Casa Bianca. “Il presidente ha condotto un assalto indicibile alla nostra nazione e al nostro popolo… istigando la sedizione, come ha fatto ieri, deve essere rimosso dal suo incarico”, ha detto la Pelosi. “Dato che mancano solo 13 giorni, ognuno di questi giorni può diventare un film del terrore per l’America”. E così, “eccoci di nuovo”, come amava dire l’ex presidente repubblicano Ronald Reagan. Eccoci di nuovo a rispondere alla violenza con la violenza, occhio per occhio, dente per dente.

Insomma, come la nazione americana si lancia in un altro dei suoi esperimenti, questa volta pericoloso e sotto una leadership interamente dominata dalla sinistra, possiamo solo pregare perché le vendette reciproche finiscano e di ascoltare gli appelli per un ritorno ad un dibattito razionale. Gli americani devono tornare ad un dibattito pacifico su cosa meriti di più: i principi fondamentali di responsabilità individuale, sacrosante libertà naturali e libertà economica senza le quali l’America non sarà più la nazione per cui i suoi Fondatori hanno combattuto e sono morti.