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Chiese nel mirino

Altre due chiese bombardate nel Myanmar

Sono state bombardate una chiesa cattolica e una battista nello stato del Chin dove i cristiani sono la maggioranza della popolazione

 

Nel Myanmar le forze governative della giunta militare in guerra dal 2021 con i gruppi armati ribelli ancora una volta hanno preso a bersaglio delle chiese. Tra l’11 e il 12 maggio sono state bombardate una chiesa cattolica e una chiesa battista nel villaggio di Lungtak, nello stato occidentale di Chin, uno dei sette stati del paese. Oltre alle chiese sono state colpite e distrutte cinque abitazioni. Fonti locali dell’agenzia di stampa Fides hanno detto che la chiesa cattolica fa parte della diocesi di Kalay. Sostengono che padre Titus En Za Khan è riuscito a fuggire con i suoi fedeli e con loro si è rifugiato nei boschi vicini. Nel frattempo il villaggio è stato occupato dai militari governativi che si sono impadroniti anche di altri due villaggi. Per rimediare ai successi militari conseguiti di recente dai gruppi ribelli, dopo che gli eserciti delle minoranze etniche si sono uniti alle Forse di difesa popolare, l’esercito governativo cerca di riguadagnare terreno intensificando i bombardamenti aerei. Nel Chin, dove  contro la giunta militare combattono diversi gruppi armati etnici tra cui l’Esercito Nazionale Chin e l’Esercito rivoluzionario Zomi, l’86% della popolazione è cristiana. Molte chiese sono già state colpite. Secondo la Chin Humanitarian Rights Organization dall’inizio del conflitto sono state distrutte 55 strutture cristiane.  Le chiese cristiane non sono un danno collaterale, risultato di bombardamenti indiscriminati. Vengono colpite deliberatamente per infliggere traumi psicologici e per rappresaglia perché spesso la popolazione terrorizzata cerca e vi ottiene rifugio. Lo scorso novembre è stato bombardato persino il complesso della cattedrale di Cristo Re di Loikaw, nello stato di Kayah, e i militari vi hanno installato una loro base costringendo monsignor Celso Ba Shwe, vescovo della diocesi di Loikaw, e 82 persone tra sacerdoti, religiosi e personale a lasciare la struttura. Da allora monsignor Celso Ba Shwe e gli altri sacerdoti sono sfollati. Delle 41 parrocchie della diocesi, 31 sono quasi prive di fedeli, quasi tutti fuggiti.