Altre accuse di blasfemia contro i cristiani in Pakistan
L’episodio più grave riguarda una coppia di coniugi che rischiano l’ergastolo per aver profanato il Corano dopo che sul tetto di casa loro sono state trovate alcune pagine del libro sacro
Il progrom del 16 agosto in Pakistan contro le chiese e le case dei cristiani, nella città di Jaranwala, scatenato da una accusa di blasfemia, ha suscitato sdegno e tangibili segni di solidarietà da parte di autorità religiose islamiche e di esponenti politici. Tuttavia, o forse proprio per questo, nuove accuse di blasfemia continuano a colpire i cristiani. Un presunto, non accertato caso di blasfemia è stato denunciato il 5 settembre a Tandlianwala, nel distretto di Faisalabad, lo stesso di Jaranwala. Alla minaccia di azioni punitive, tutta la comunità cristiana nella notte del 6 settembre è fuggita da casa. A Lahore invece l’8 settembre sono stati arrestati per blasfemia Shaukat e Kiran Masih, una coppia di cristiani. Tutto è iniziato quando un uomo musulmano, Mohammad Tamoor, mentre passava per la loro strada ha visto cadere delle pagine dal tetto di casa loro. Quando sono arrivate a terra ha scoperto che erano pagine del Corano. Allora Mohammad Tamoor si è avvicinato all’abitazione, ha bussato e ha chiesto a Kiran di entrare. Lei ha acconsentito. L’uomo è salito sul tetto e, stando alla sua testimonianza resa alla polizia, una volta sul tetto ha trovato nascosta dietro un serbatoio dell’acqua una borsa rosa contenente altre pagine del Corano. Allarmato a questa vista, ha telefonato alla polizia alla quale ha consegnato la borsa e le pagine strappate trovate per terra. Prima dell’arrivo degli agenti però ha incominciato a insultare i due coniugi e i loro figli, sembra addirittura minacciandoli di morte e chiamandoli blasfemi, e ha chiamato dei membri del partito islamico integralista Tehreek-e-Labaik che sono accorsi minacciosi cantando “Eccomi, o messaggero di Allah”. Al loro arrivo gli agenti hanno sottratto alla folla radunatasi i due poveretti e li ha arrestati con l’accusa di aver profanato il Corano, un reato che potrebbe costare lo una condanna all’ergastolo.