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AVVENIRE-GALANTINO

Alto tradimento

La valorizzazione del gender, fatta dal quotidiano della Cei, è solo un ulteriore passo in una strategia che viene da lontano, e che salda il giudizio sulle unioni civili con la posizione nel Sinodo sulla famiglia. Premesse e obiettivo sono già tutti scritti in un saggio del 2008...

Famiglia 03_08_2015
Avvenire

Non è per spirito polemico che riprendiamo e confutiamo – con l’intervento di Roberto Marchesini - l’editoriale di Avvenire scritto dalla sociologa Chiara Giaccardi. Il fatto è che questo rappresenta un ulteriore passo di una strategia che diventa sempre più chiara e che accomuna il comportamento sul progetto in Italia di unioni civili e l’atteggiamento in vista del Sinodo del prossimo ottobre sulla famiglia.

Il quotidiano dei vescovi italiani – la cui direzione politica è saldamente in mano all’onnipresente segretario della CEI monsignor Nunzio Galantino – ha intrapreso già da tempo la strada della “terza via”. 

Su un fronte si dichiara né con gli ideologi del gender né con chi ha deciso di difendere i propri figli. Così si è smarcato dalla manifestazione di Roma del 20 giugno, continuando a bollare come oltranzisti, teorici del “muro contro muro” coloro che vi hanno aderito. E anche la Giaccardi non manca di sottolineare questa terzietà ponendosi a metà tra quelle che definisce “fazioni opposte”, ritenendo anche coloro che denunciano l'indottrinamento gender nelle scuole e nella società incapaci di dialogo.

Sull’altro fronte, quello del Sinodo, “scopre” la positività della questione gender (vedi articolo della Giaccardi) e valorizza qualsiasi tipo di unione, perché – dice – la stabilità di un rapporto, il prendersi cura dell’altro, l’amore sono valori positivi. Dimenticati, evidentemente, tutti i pronunciamenti del Magistero in materia; dimenticato l’ultimo, grande, discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana (21 dicembre 2012), quando ha definito il gender la più grande sfida della Chiesa, nonché il tentativo di negare l’uomo e il piano creativo di Dio; dimenticati anche i ripetuti interventi di papa Francesco, per il quale il gender è “uno sbaglio della mente umana”.

Sul fronte della proposta di legge Cirinnà invoca dunque una “via italiana” cercando un compromesso extraparlamentare che salvi l’unicità della famiglia naturale (anche se monsignor Galantino la chiama erroneamente “costituzionale”) in cambio del riconoscimento alle unioni omosessuali, considerate un fattore che incrementa la solidarietà nella società, come ha scritto il direttore di Avvenire Marco Tarquinio.

Sul fronte sinodale si risolve con un sostegno - dapprima timido, ora più deciso – alle aperture “pastorali” molto ben sintetizzate e confutate sul nostro quotidiano dal nostro padre Enrico Cattaneo (clicca qui). L’editoriale della Giaccardi è un passo avanti in questo senso: non certo frutto di un’analisi suggerita dagli eventi recenti, ma passo calcolato in una strategia che viene da lontano.

La posizione di Avvenire-Galantino è infatti figlia di una “scuola di pensiero” già profondamente radicata e che, con diverse sfumature, troviamo in tutta Europa. Comunque basti dire che ciò che il direttore di Avvenire continua a spacciare come proposta personale, resa necessaria dall’attuale dibattito in Italia e dalle sentenze della Corte Costituzionale, si trova pari pari in un lungo saggio pubblicato nel 2008 dalla rivista dei gesuiti Aggiornamenti Sociali, con tutte le premesse teoriche del caso. Ben prima dunque delle sentenze della Corte Costituzionale, ben prima della proposta di legge Cirinnà, ben prima del pontificato di papa Francesco e ovviamente ben prima del doppio Sinodo sulla famiglia.

Questo saggio – “Riconoscere le unioni omosessuali? – Un contributo alla discussione” è firmato dal Gruppo di Studio sulla Bioetica nato intorno alla rivista dei gesuiti milanesi, di cui fanno parte al momento della pubblicazione: Carlo Casalone sj, vice-direttore di Aggiornamenti Sociali; Giacomo Costa sj, caporedattore di Aggiornamenti Sociali; Paolo Fontana, incaricato per la bioetica dalla diocesi di Milano; Aristide Fumagalli, professore di Teologia morale nel Seminario arcivescovile di Milano; Angelo Mattioni, docente ordinario di Diritto costituzionale all’Università Cattolica di Milano; Mario Picossi, professore associato di Medicina Legale all’Università dell’Insubria (Va); Massimo Reichlin, professore associato di Etica della Vita all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

In queste venti pagine scritte sette anni fa già troviamo tutto l’armamentario ideologico usato oggi sia per promuovere l’omosessualità nella Chiesa sia per approdare a una legge sulle unioni civili. Ognuno può leggere e verificare (clicca qui). Ognuno può capire da solo se la posizione del quotidiano della Cei sia espressione di realismo politico dettato dalla necessità di salvare il bene della famiglia quando la società punta in direzione opposta, o sia semplicemente un’operazione perseguita cinicamente nel tempo con una accorta strategia che ha contribuito alla deriva della nostra società e che ora vuole trasformare anche la dottrina della Chiesa.