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L'INTERVISTA

Allarme porno. È una piaga da curare

La Bussola intervista la psicoterapeuta inglese Olivia Raw: «Il 90 per cento dei casi che prendo in carico viene da situazioni familiari difficili. La crisi della famiglia è la prima causa della frustrazione e del dolore del bambino, il quale trova come unica soluzione il piacere momentaneo che gli offre il mondo».

Vita e bioetica 17_04_2016
Porn on line

Oltre 87 miliardi di video pornografici visualizzati in un anno (una media di 12 filmati per persona vivente) e 4 miliardi di ore spese sul canale PornHub (un periodo di tempo pari a oltre 500 anni). Il 25 per cento delle ricerche internet è legato alla pornografia e, secondo numerosi sondaggi, il numero degli adolescenti che ne hanno fatto uso almeno una volta oscilla fra il 70 e l'80 per cento. Solo la Cina, che rappresenta il 28 per cento dell'industria hard già nel 2006 fatturava oltre 27 miliardi. «La pornografia è una vera piaga che si sta diffondendo e in maniera prepotente fra i giovani. A volte, purtoppo, anche attraverso gli accessi a internet dei genitori. E quando diventa una dipendenza è causa di depressioni, disagi relazionali e divorzi». A parlare di un fenomeno dalle dimensioni mastodontiche, seppur nascoste, è la psicoterapeuta inglese Olivia Raw esperta di problematiche legate all'infanzia e all'adolescenza.

Recentemente il Washington Post ha pubblicato alcuni dati ammettendo che la pornografia ha assunto dimensioni tali da essere una minaccia per la salute pubblica, come dichiarato anche dal parlamento dello Utah. 

Lo è in quanto distorce la visione e il comportamento normali delle persone. I giovani dipendenti dalla pornografia non sanno più distinguere la realtà dalla finzione e sprecando tutto il loro eros di fronte al computer cadono nella depressione e nell'apatia. Attraverso la visione della pornografia e l'autoerotismo, si innestano nel cervello processi chimici per cui il soggetto diventa sempre più insensibile alle scene hard, spingendosi quindi a cercare piacere in immagini sempre più estreme. E invece che trovare il conforto e la confidenza che cerca non fa che incrementare la sfiducia in sé e negli altri, anche assumendo atteggiamenti aggressivi. Tramite la pornografia si perde anche di virilità e femminilità: disperdendosi la forza erotica non riesce ad elevarsi. Anche per questo la pornografia indebolisce la persona e la forza dei suoi rapporti sociali.

Dunque la nostra società abbattendo i limiti del desiderio e dell'eros finisce per essere sempre più depressa. È un bel paradosso.

Questo accade perché l'eros e il desiderio senza limiti vengono dissipati, conducendo alla perdita della creatività che nasce dalla sublimazione: cioè dall'incanalare attraverso degli argini la forza erotica, affinché prenda potenza e si trasformi in agape. Questa è un danno per tutta la società, anche perchè l'eros disordinato è distruttivo: diversi studi dimostrano che un'alta percentuale di persone accusate di molestie sessuali ha dichiarato di aver fatto uso di pornografia. Dal punto di vista sociale si rischia poi la perdità della percezione della gravità della violenza sessuale, della fiducia nelle relazioni stabili e nel matrimonio come istituzione perenne e della concezione della monogamia come naturale.

La pornografia ha anche generato un mercato mondiale milionario, basta il business a spiegarne la diffusione?

Siamo in una società ipersessualizzata. I bambini fin da piccoli sono esposti a immagini che ormai consideriamo normali e che appaiono su tutti i giornali, le tv, i muri delle nostre città, le metropolitane e i bus. Il livello di sessualizzazione era già preoccupante, ma ora, grazie a internet, agli smartphone e ai tablet, il tasso di esposizione dei giovani è senza precedenti. E' impressionante assistere alla sottomissione delle ragazzine che alla richiesta dei maschi di fotografarsi nude acconsentono senza farsi problemi. Con i genitori, che spesso, di fronte alle brutalità della cronaca, si illudono che finché i figli staranno nelle loro stanze saranno al sicuro. Penso che oggi non ci sia pericoloso maggiore di un ragazzo chiuso in camera da solo con un computer.

Se la dipendenza è sempre segno di un disagio, quale mancanza spinge verso la pornografia?

Il 90 per cento dei casi che prendo in carico viene da situazioni familiari difficili, in cui se i genitori non sono divorziati, hanno comunque problemi relazionali fra loro e con i figli. La crisi della famiglia è la prima causa della frustrazione e del dolore del bambino, il quale trova come unica soluzione il piacere momentaneo che gli offre il mondo. A ciò si aggiunge il fatto che i genitori si comportano come degli amici anziché essere autorevoli e quindi capaci di porre i limiti necessari allo sviluppo sano dei ragazzi.

Come mai se si sente parlare di omosessualità, di droga o di dipendenza da internet, di questo fenomeno si parla poco anche nel mondo cristiano?

Il problema è così diffuso che si teme di giudicarlo per non urtare le persone, dimenticando però che chi soffre una dipendenza ha bisogno di essere aiutato a prendere consapevolezza della natura del proprio disagio. Credo che i primi a doversi interrogare su questa piaga siano gli adulti e le famiglie. Mentre i governi e i parlamenti, se vogliono davvero fare qualcosa, devono impedire che i media diffondano immagini pornografiche o comunque volgari. Servono leader politici e religiosi coraggiosi e psicoterapeuti fortemente legati a una visione cristiana dell'uomo. Soprattutto bisogna che gli uomini e le famiglie ritornino a credere e quindi ad educare.