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reazioni avverse nascoste

Aifa leaks, danneggiati sull'orlo di una crisi di nervi

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La rabbia dei danneggiati da vaccino per le reazioni avverse taciute nei report Aifa. La storia di Rocco, 18 anni, affetto da pericardite da oltre un anno: «Non posso fare sforzi né sport, vivo a metà, con la paura di un infarto. Che ne è stato della segnalazione che ho fatto?». Per le vittime dell'inoculo arriva anche il conto delle ricadute psicologiche: «Traumi acuiti dal non sentirsi accettati socialmente. C'è anche chi valuta la morte assistita».

Attualità 24_03_2023

C’è rabbia e paura dopo che Fuori dal Coro ha svelato – documenti alla mano – la volontà politica di Aifa di tacere gli effetti avversi per non intralciare la narrazione sulla campagna vaccinale.

Le prime vittime dell’insabbiamento di Aifa sono loro: le migliaia di danneggiati da vaccino. Per la verità se lo sentivano già che le loro reazioni avverse erano state ignorate dall’agenzia del farmaco. Ma trovarsi messo nero su bianco le mail con le quali i funzionari dell’ente preposto alla farmacovigilanza decidevano scientemente di tacere gli effetti gravi dell’inoculo, aggiunge rabbia e frustrazione ad una condizione di salute già sofferente, che più passa il tempo, più mostra anche ricadute sotto l’aspetto psicologico.

La loro situazione è simile a quella dei traumatizzati da catastrofi naturali, con la differenza che chi perde la casa per un terremoto, almeno ha intorno la solidarietà della società. Ai danneggiati è negata anche questa umana pietà e così le ricadute sul benessere psicofisico sono devastanti.

Lo scoop di Fuori dal Coro sugli Aifa leaks arriva come una ulteriore beffa sulle teste dei tanti che fidandosi dello Stato si sono vaccinati, ma hanno riportato gravi reazioni invalidanti. E questo li rende ancora più impotenti e soli. Doppiamente Invisibili, come il nome dato al docufilm di Playmaster movie che sta girando tutt’Italia riempiendo le sale e nel disinteresse del mainstream e che stasera arriva a Verona con il Comitato Ascoltami, Paolo Bellavite, Vanni Frajese e Marianna Canè.

Dunque, c’è rabbia e paura, che colpisce a tutte le età, anche i più giovani che sono stati sottoposti al vaccino con il ricatto di una vita finalmente libera dalle costrizioni delle regole pandemiste. Ma che ora si trovano a fare i conti con una vita vissuta a metà e la paura costante di stare male per sempre.

Come questa storia che la Bussola racconta. Di Rocco Stamato avevamo parlato nel gennaio ’22 dopo il ricovero per pericardite insorta subito dopo l’inoculo Moderna effettuato a dicembre ‘21. I medici gli salvarono la vita, ma per lui si impose subito un lungo stop da ogni tipo di attività sportiva o di sforzo.

Siamo tornati in provincia di Cosenza, dove Rocco vive con i genitori e la sorella, per capire come è stata la sua vita in questo anno. Nel frattempo, il giovane ha compiuto 18 anni e da maggiorenne può raccontare alla Bussola gli scarsi progressi sul fronte di una guarigione piena.

«Ho cercato di ricominciare la mia vita – racconta -, mi sto preparando alla maturità, ma non sono più quello di prima: l’ultima risonanza magnetica evidenzia ancora una cicatrice sul cuore ed è quello che mi fa più paura».

Permane il divieto assoluto di praticare sport: «Ho lasciato la palestra e la mia moto, non posso fare nessun tipo di sforzo, di certo se tornassi indietro non avrei mai fatto il vaccino, ma sono stato costretto perché mi era stato imposto per prendere l’autobus per andare a scuola e anche per tenermi il piccolo lavoretto che facevo». Rocco vive una vita a metà: «Non appena mi capita di fare anche un piccolo sforzo, sento un forte dolore al petto, così devo fermarmi».

La madre Anna ci mostra le carte mediche dalle quali emerge la diagnosi di pericardite post vaccino, certificata dai medici del centro di vaccinologia del Bambin Gesù di Roma dove nel frattempo Rocco è stato preso in carico.

E poi la scheda inviata all’Aifa con la segnalazione dell’effetto avverso: un modulo scarno nel quale sono annotate le informazioni relative a quanto gli è successo dopo il vaccino Moderna effettuato il 9 dicembre del ’21: l’insorgenza dei sintomi il 19, la diagnosi di perimiocardite. Alla voce “criterio di gravità” si legge: prolungamento dell’ospedalizzazione (è stato tra la vita e la morte per alcuni giorni) mentre alla voce “esito” c’è scritto: non ancora guarito. 

Visto quanto uscito a Fuori dal Coro, ora la famiglia si chiede con angoscia: «Abbiamo segnalato ad Aifa, ma il timore che la nostra segnalazione come quella di tante altre migliaia di casi, sia stata ignorata nonostante solidi riscontri clinici, è forte e ci getta nello sconforto più totale. Vorrei sapere – si chiede – chi la ricevette e chi registrò eventualmente il suo caso di pericardite? E che risposta si diede Aifa nel leggere che un ragazzo di 17 anni, sano e senza malattie, a causa di quel vaccino ora non può più svolgere una vita normale?».  

Chiediamo alla mamma qual è la principale paura: «Che possa avere in futuro un altro infarto», è la risposta, e questo fa vivere tutta la famiglia Stamato in un’angoscia che destabilizza una quotidianità difficile e precaria.

«Lunedì avremo un nuovo controllo al Bambin Gesù, vediamo che cosa ci dicono, la cicatrice c’è ancora… ma posso assicurare che è una sofferenza indicibile».

Indicibile, ma solo apparentemente senza sbocchi. Come conferma alla Bussola Giada Maslovaric, psicoterapeuta che segue l’equipe di psicologi a supporto del Comitato Ascoltami.

«La sofferenza del danneggiato da vaccino è qualcosa di molto complesso da comprendere perché le reazioni avverse gravi dopo il vaccino sono conseguenze traumatiche che minacciano la nostra incolumità e ci fanno vedere la vita con un prima e un dopo».

Vale a dire che per il danneggiato la vita si divide in due: prima del vaccino e dopo il vaccino, in una cesura netta che fa guardare al passato come a un periodo felice della propria esistenza e rende denso di nubi il futuro. «Quando la linea del tempo viene interrotta c’è un trauma, c’è un prima e un dopo, così a livello identitario è importante capire di essere ancora una persona».

C’è poi un aspetto di emarginazione sociale più o meno diffuso, ma sempre registrato nei danneggiati: «Se sono malato nel corpo, di solito, ho la solidarietà della società civile, della famiglia, delle persone a me care per supportarmi nell’elaborazione del trauma. È un fattore di protezione che i danneggiai da vaccino non hanno, anzi, per loro si aggiunge anche l’onere di dover dimostrare di stare male e questo crea un corto circuito. Così succede che la società civile ti ostracizzi, ti dica che sei un fake e tutto questo va a incrementare la sofferenza».

Ma gli strumenti ci sono: «Anzitutto il fatto di non sentirsi soli, riunendosi ad esempio in un comitato come è Ascoltami, questo aiuta molto. Noi, ad esempio, offriamo un supporto di dieci sedute di psicoterapia gratuite grazie ad una rete di psicologi volontari». Ma la mole è tanta e i casi possono far emergere anche veri e propri drammi nascosti. «Posso confermare che in alcuni casi ci sono intenzioni suicidarie e addirittura persone che valutano la morte assistita per porre fine a una sofferenza che sembra non avere soluzione. Il nostro lavoro è quello di spegnere questa illusione di poter porre fine alle sofferenze in questo modo».